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Juve, il mal di gol continua. Ma non può essere solo colpa degli attaccanti

di Simone Dinoi
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Nonostante le parole nel post gara di Massimiliano Allegri, “Questo è un punto che ci permette di mantenere la stessa distanza dal Napoli, non dobbiamo perdere entusiasmo”, in casa Juventus si è ben consapevoli dell’occasione persa nella sfida casalinga contro un Napoli presentatosi in forma decisamente rimaneggiata. Chance, l’ennesima, sprecata di una stagione che finora di rimpianti ne ha portati parecchi. Così, le riflessioni verso la sfida di domani contro la Roma vertono, ancora una volta, sulle problematiche offensive che no, non possono limitarsi solo ed esclusivamente alle difficoltà degli attaccanti.

Numeri impietosi: undicesimo attacco della Serie A.
Per otto volte la Juventus è riuscita a mettere a segno più di un gol nelle venti giornate giocate finora in campionato, un numero che messo a paragone con la capolista Inter (quindici su diciannove) spiega molto del ruolino di marcia bianconero. Dieci le squadre che hanno fatto meglio di Madama (ventotto reti in venti partite, le stesse della Sampdoria) dal punto di vista realizzativo in Serie A. La statistica è impietosa e segna un record negativo: la Vecchia Signora non segnava così poco a questo punto del campionato dalla stagione 1999/2000 (ventisei reti). Insomma, una serie di dati che, senza troppi giri di parole, evidenzia i motivi per i quali la squadra di Allegri fatica a dare stabilità e continuità al proprio percorso.

Ma non può essere solo colpa degli attaccanti.
Ormai una costante da inizio stagione nonché una difficoltà che, in questo momento, sembra di complicata risoluzione. I motivi? Non può essere solo colpa degli attaccanti. Dybala e Morata capocannonieri a quota cinque gol in campionato (Gabbiadini e Candreva, per dirne due, sono a quota sei), tre Kean, due Chiesa: anche in questo caso i numeri sono impietosi per quello che deve essere il reale metro di paragone della Juventus. Attaccanti che, sia chiaro, hanno evidentemente le proprie responsabilità (da qui le varie riflessioni sul mercato, più futuro che presente, alla Continassa) e anche in questo caso i numeri parlano da soli. Ma la colpa non può solo essere di “quelli davanti”. La Juventus fa un’incredibile fatica a costruire reali occasioni da rete per i propri giocatori offensivi, affidando sempre, o quasi, agli strappi di Chiesa, spesso però obbligato a percorrere ampie porzioni di campo e in condizioni in cui incidere diventa complicato. Morata, entrato nell’occhio del ciclone nell’ultimo periodo, ha dimostrato nella sua carriera di non essere l’uomo da 20 reti in campionato, ma quasi sempre è abbandonato a se stesso a fare la lotta con i difensori avversari. Gli attaccanti hanno sicuramente le loro responsabilità, ma le difficoltà offensive della Juventus hanno radici molto più profonde.

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