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ESCLUSIVA TMW - Gaetano Berardi: "Bielsa migliore tecnico della mia carriera. Leeds? scelta mia"

di Andrea Losapio
Berardi ai tempi della Samp
Berardi ai tempi della Samp
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Centrotredici minuti in campo in stagione, molti più gli applausi scroscianti che i tifosi Elland Road hanno deciso di tributare a Gaetano Berardi, ex Brescia e Sampdoria, che lo scorso 23 maggio ha giocato l'ultima partita con il Leeds United, nella vittoria per 3-1 contro il West Bromwich Albion. Al momento della sostituzione, al sessantanovesimo, era chiaro come fosse oramai finita un'avventura di 7 anni. Lui e Pablo Hernandez, d'altro canto, erano già sicuri di lasciare il club, come da comunicato di due giorni prima. "È stato un bel finale, questo certamente, aiutato dal fatto che eravamo in due, con Pablo Hernandez, è stata una bella festa per tutti, ho avuto l'opportunità di giocare dopo un infortunio molto pesante".

La scelta però di andare via è stata sua.
"Sì, è il momento opportuno, ovviamente avendo valutato soprattutto l'ultimo anno. Arrivavo da uno stop importante, ho rincorso, ma con la squadra in Premier League c'era tanta concorrenza. Così ho scelto di cercare altro per giocare di più. Però è stato bello proprio perché mi hanno proposto di rimanere, è una mia scelta".

Motivo?
"Già detto, giocare. Stando lì avrei avuto qualche occasione, ma voglio sentirmi protagonista. Voglio una nuova sfida, poi anche rientrare in Italia e Svizzera dopo molti anni, per la famiglia... Anche questo ha influito".

Quindi Italia o Svizzera?
"Non chiudo nessuna porta, vorrei stare il più vicino possibile".

Cosa ha influito di più?
"Metterei sia l'aspetto lavorativo che quello famigliare sullo stesso piano. A Leeds avevo l'obiettivo di tornare in Premier League, c'era questa voglia di vincere il campionato. Poi però c'è sempre la voglia di giocare".

Sette anni sono lunghi...
"Al Leeds è stata una bellissima esperienza, questo sicuramente, sono molto fortunato. Sia per l'Inghilterra, sia per il Leeds, un grandissimo club che conoscevo ma non così a fondo. Quando sono arrivato là mi sono reso conto. Posso dire è che personalmente mi sono trovato in un grande club molto più grande di me, arrivavo dalla Samp, ma non ero quel livello, ho dovuto sudare parecchio per entrare in squadra".

L'ha preso Cellino.
"Era arrivato qualche mese prima. Durante il suo primo mercato siamo arrivati io e altri ragazzi, sono stati i primi movimenti. Devo ringraziare certamente il Presidente, ma anche il mio agente Alessandro Beltrami".

Che persona è Cellino?
"Diverso da Radrizzani, questo è sicuro. Cellino fa il presidente in maniera diretta, si occupava di tantissime cose, anche a livello di squadra. Ha il suo carattere, lo sanno tutti, ma mi sono trovato bene con lui. Capisce di calcio, sa come gestire un club, una società, un gruppo di persone. Anche dopo il suo addio hanno capito il lavoro che ha fatto, salvando il Leeds e dando la base per poi ripartire. Era presente giornalmente, al campo. È un qualcosa che mi aspetto, l'ho visto anche al Brescia con Corioni. Ed è anche la principale differenza con Radrizzani".

Perché?
"Ha molta gente che lavora per lui, ha i suoi business, delega molto. Ma sa gestire il club in maniera positiva, anche con i ragazzi. Ha un rapporto diretto con la squadra, sente i giocatori per qualsiasi cosa. Poi ci sono momenti difficili e quindi se ne occupa, chiede se può fare qualcosa. C'è stato un rapporto positivo".

Un grande personaggio è Bielsa.
"Quando uno non vince ci si chiede sempre cosa abbia di speciale, anche per me, quando sono arrivato, ero di questa idea. L'ho valutato fortunatamente con i miei occhi, ha tutto per essere un grandissimo allenatore, il personaggio che si è creato negli anni. Lo ha dimostrato nei tre anni al Leeds, è molto difficile lavorare per lui. Ha grandissime esigenze sotto tutti i punti di vista".

Tipo?
"A livello fisico devi essere perfetto, alimentazione, peso, devi seguire alla lettera i programmi dati nei giorni liberi d'estate. Durante il lockdown c'era un programma specifico da seguire. Devi essere l'atleta perfetto, prima di essere un calciatore".

Solo questo?
"Questa è la sua base, lui da qua parte e lavora su tutto il resto. Lui vuole il calciatore a livello fisico per potere lavorare su altri aspetti. C'è tantissima intensità negli allenamenti e nelle partite, quindi condizione fisica al top. Poi lavora su tanto altro".

Ha senso mitizzarlo?
"La gente pensa tantissime cose non conoscendolo direttamente. Ognuno può farsi la sua idea, ma per me è stato il miglior allenatore che ho avuto, eppure ce ne sono stati tanti: Iachini, Mihajlovic, Delio Rossi, Cosmi... Da parte mia ha migliorato davvero tutti i giocatori, dal primo all'ultimo, si è visto soprattutto quest'anno con i ragazzi che erano gli stessi arrivati dalla Championship".

A proposito di Championship, la finale dell'anno prima e il gol subito per una palla non buttata fuori...
"Anche da parte mia l'idea di fargli segnare non era stata presa positivamente. Potevamo contestare, ma era una sua decisione. Poi quello che è successo negli spogliatoi è inutile parlarne. C'è pure un video in cui me la prendo con un mio compagno di squadra. Non era tanto perché lui non era d'accordo, solamente doveva stare tranquillo. Più tardi si risolveva la situazione. Lui ha preso quella decisione, si prende la responsabilità e poi se ne parla".

Ma come mai lo ha deciso?
"Poco prima del gol nostro, segnato con un giocatore a terra, loro avevano buttato fuori il pallone per il soccorso dei sanitari a un nostro calciatore. Era successo l'opposto, insomma. Loro erano stati giusti con noi, per lui era giusto anche il contrario".

Cosa si aspetta dal resto della sua carriera?
"Giocare qualche anno. poi vedrò, rimanere nel calcio mi piacerebbe, ci sono tante strade. Forse da allenatore, da dirigente. Fino a pochi anni fa non ci pensavo minimamente".

Andrebbe in B?
"Certo, ci ho giocato. Non mi sento di doverla snobbare".

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