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L’Inter, le parole al vento, la legge di Sturgeon. E una frase di Moratti

di Fabrizio Biasin
per Linterista.it
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L’altro giorno su X, ex Twitter, mi è comparsa la foto di un grosso essere acquatico (ormai su X girano quasi solo puttanate) che ha attirato la mia attenzione. Nel testo si parlava di “Sturgeon”. E allora ho digitato “Sturgeon” su Google e in un attimo ho capito che si trattava di un grosso storione, un orrendo pescione d’acqua dolce e salmastra. E voi direte “e sticazzi?”. E infatti. Fatto sta che l’elenco di Google mi ha rimandato alla “Legge di Sturgeon”. E allora sono andato a leggere.
Legge di Sturgeon: 
“Il 90% di tutto è spazzatura”.
Dopo aver l’etto l’enunciato della legge e la sua spiegazione, ci ho pensato su e mi sono convinto: “Il 90% di tutto è spazzatura”. È così. 
E quindi? E quindi niente, se uno fa sua la legge di Sturgeon, in definitiva, vive meglio, si incazza meno, lascia correre. In fondo, si tratta quasi certamente di spazzatura.
Il calcio, per dire. L’Inter ha perso una partita e son volati attacchi, critiche, indicibili analisi psicosociali, di tutto. L’allenatore che nell’ultimo anno e mezzo ha sbagliato nulla, è improvvisamente tornato ad essere un incapace, un fesso. La squadra che a noi tutti pareva forte e competitiva, “non vale così tanto”. I giocatori che 5 mesi fa conquistavano uno scudetto sontuoso grazie all’applicazione e a una bella dimostrazione di maturità, ora, “hanno la panza piena e devono impegnarsi”. 
Un mix fatto di mancanza di lucidità e voglia di esagerare che, però, la legge di Sturgeon ci aiuta a controllare e soppesare senza dargli troppa importanza. Ah, che bellezza.
Ora, si deve far finta che a San Siro domenica scorsa non sia accaduto nulla? Certo che no. Il Milan ha vinto e meritato, l’Inter per una volta si è fatta fottere dal punto di vista tattico, i cambi non hanno aiutato e tutti – dal tecnico, ai titolari, alle riserve – non hanno reso per quello che valgono. Morale, è arrivata una brutta e imprevista sconfitta.
Questa cosa ci ha fatto vivere una settimana fetentissima, fatta di prese per il culo, acido nello stomaco, cattivo umore e visioni apocalittiche (“ecco, è tutto finito”). E invece la verità è che perdere fa parte del gioco e, semmai, è la partita successiva quella che racconta quanto valga realmente un gruppo. 
Udinese-Inter di oggi è di un’importanza fondamentale non solo per i 3 punti, ma anche per neutralizzare una serie di cattivi pensieri, insinuazioni, segretissimi desideri di chi mal sopporta il nerazzurro e gradirebbe nuovi inciampi per godere e godere e godere. 
Oggi, a Udine, serve una prova caratteriale prima ancora che tecnica. E la devono dare tutti quanti, ovvio, ma soprattutto le alternative, coloro che bramano spazio, lo pretendono e, però, se lo devono anche meritare. 
Forza ragazzi, oggi l’obiettivo non è solo “provare a battere gli avversari” ma anche “riuscire a zittire” i brontoloni, gli iettatori, i pessimisti per natura che sono tanti e non vedevano l’ora di dare un senso al loro malessere latente.
Vi lascio infine con un virgolettato di Massimo Moratti, gigantesco presidente (intervista a Libero). Perché la legge di Sturgeon, ovviamente, vale anche per questo editoriale, e il 90% di bla bla lo avete appena letto, mentre il 10% di “buono” è racchiuso nelle poche righe riportate qua sotto. 
“...Si gioca troppo. Ormai non si riesce a guardare neanche una partita per intero che si è già inconsciamente proiettati a quella di domani. Non ci sono più curiosità e attesa e ci si ritrova in situazioni in credibili come quella capitata all'Inter che, in 3 giorni, è passata da "squadra più forte del mondo" dopo Manchester a "squadra debole" dopo il derby. Fa ridere”.

Ha ragione da vendere.


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