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Conte, il rimpianto Haaland, i rinnovi, Vlahovic, gli addii, Osimhen. Marotta a 360° sull'Inter

di Tommaso Bonan
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E' un Beppe Marotta a 360° quello che parla dal palco del Festival dello Sport di Trento. Tra passato, presente, futuro, mercato e retroscena, ecco le dichiarazioni integrali dell'amministratore delegato dell'Inter:

LO SCUDETTO CONQUISTATO - "Che immagine mi viene in mente se ripenso al 2 maggio scorso? Quando abbiamo raggiunto la matematica certezza di aver colto un traguardo straordinario, non dico impensabile perché la convinzione quando si intraprende un percorso è sempre quello di ottenere il massimo. Lo scudetto mancava da tanti anni, è stata una vera e propria liberazione. C'è stato un momento in cui ho pensato: 'Ok, è fatta'? Molto lo abbiamo capito quando abbiamo battuto la Juventus ad inizio stagione, prendendo la consapevolezza che potevamo recitare un ruolo da protagonisti poi siamo stati sempre sul pezzo. L'eliminazione dalla Champions il 2 dicembre è stato il momento peggiore? La Champions è legata al momento, devi essere al top quando si affronta una partita ad eliminazione. Per questo non sempre le vittorie in Champions rappresentano le vittorie delle squadre più forti. In campionato vince la squadra più forte. C'era rammarico il giorno dopo l'eliminazione, ma abbiamo spostato un po' l'obiettivo su quello che poi è stato lo scudetto".

LO STRAPPO CON CONTE - "Lo strappo con Conte? La decisione finale è stata frutto di un lungo confronto dei giorni precedenti, una libera scelta fatta dall'allenatore che non intravedeva un percorso comune con le persone della società. Fa parte dello sport e della vita. Bisogna avere rispetto della decisione e guardare avanti con ottimismo. Le società restano, dirigenti e giocatori passano. Bisogna avere la capacità di ripartire nuovamente con un percorso nuovo con la consapevolezza di rappresentare un grande club e dei grandi professionisti".

LA SCELTA DI INZAGHI - "La scelta di Inzaghi? Le decisione di Conte di lasciare l'Inter non era tanto prevedibile e ci ha anche un po' spiazzati. Quindi in quel momento abbiamo dovuto agire con grande tempestività per individuare il profilo migliore sulla piazza. Abbiamo scelto un allenatore giovane ma con percorso già significativo, che stava discutendo proprio in quel periodo il suo rinnovo con la Lazio. Siamo stati tempestivi, gli abbiamo presentato il nostro progetto, un progetto serio che è stato sposato immediatamente. Abbiamo identificato un allenatore che potesse proseguire quanto fatto da Conte, non volevamo ci fossero stravolgimenti".

IL RINNOVO DI BARELLA - "Barella? Lui è il classico esempio di calciatore che da talento diventa campione. Ciò che per esempio non è riuscito a fare Cassano. Potenzialmente io nella mia carriera non ho mai avuto un giocatore con le potenzialità e qualità innate di Antonio, ma non è mai diventato campione perché non ha mai accompagnato queste qualità a delle qualità umane, come ad esempio comportarsi in modo serio e disciplinato, avere obiettivi. Barella ha acquisito continuità dal Cagliari all'Inter, ed è giusto gratificarlo economicamente per quello che ha fatto. Non è un rinnovo di contratto, ma una gratificazione per quello che ha fatto. Nelle prossime settimane lo faremo. Prossimo capitano dell'Inter? Sarebbe bello, Handanovic ha una certa età e Barella è molto più giovane. Deve dimostrare di essere un leader e sapersi meritare una eventuale qualifica come quella di capitano. Non è un titolo che si regala".

VLAHOVIC E DZEKO - "Come abbiamo scelto il nome per il dopo Lukaku? Noi facciamo sempre scout, e valutiamo le opportunità sul mercato. Dzeko era sicuramente un obiettivo prioritario, già cercato nella precedente stagione. Poi circostanze favorevoli e la promessa del suo presidente di partire a zero, ci ha aiutato, oltre alla serietà della Roma che ha mantenuto gli impegni presi col giocatore. Vlahovic? Ad oggi lo considero un grande talento, anche se per parlare di campione bisogna aspettare. Tra talento e campione c'è una bella differenza. Ci siamo anche trovati in una situazione negoziale molto impegnativa, anche se potevamo immaginare di arrivare a due attaccanti di questa caratura. L'obiettivo era Dzeko, il secondo era Vlahovic. Ci sarebbe stato anche un aspetto complementare, col giocatore esperto per l'immediato e il giocatore per il futuro. Sarebbe stato il massimo, ma siamo stati comunque felici dell'operazione Dzeko che ci ha dato garanzie nell'immediato".

L'ADDIO DI LUKAKU - "L'addio di Lukaku? La mia esperienza mi porta a dire che non bisogna mai fidarsi, si creano sempre imprevisti. Lukaku ha manifestato l'intenzione di essere ceduto al Chelsea, e noi non potevamo che accettare e rispettare le sue volontà. Abbiamo trattato col Chelsea, fatto la nostra valutazione e immaginato le dinamiche successive per le alternative. Non mi sono sentito né tradito né sconvolto. Con i miei collaboratori abbiamo valutato le opportunità, abbiamo incassato soldi importanti per il club e realizzato un'operazione importante".

ERIKSEN - "Eriksen ha rischiato di morire, è stato un dramma. Siamo stati tempestivi per cercare di capire quanto fosse successo, per avere una prima diagnosi. È una cosa molto complessa, ancora oggi non abbiamo certezze sull'accaduto. Se è possibile ipotizzare un rientro? Siamo contenti di averlo ancora tra noi, al momento non possiamo fare ipotesi, aspettiamo un po' l'evolversi della situazione. Al momento opportuno valuteremo il futuro, anche noi abbiamo ottimi consulenti medici. Fortunatamente abbiamo ritrovato la persona e questo conta più di tutto.

IL FUTURO DELL'INTER - "La pandemia ha peggiorato la situazione pre-esistente, il modello attuale non garantisce continuità. E c'è anche un aspetto etico. Serve un modello differente. La famiglia Zhang e quindi Suning ha profuso molto impegno, rivedere il modello è inevitabile. È compito del management bilanciare gli obiettivi economici e quelli sportivi. Adesso l'Inter è in una situazione economica tranquilla, e possiamo ancora competere con l'obiettivo della scorsa stagione. Anche i calciatori devono farsi carico e rivedere gli aspetti retributivi. I tifosi devono stare tranquilli, non cederemo altri big, l'Inter esisterà sempre e sarà competitiva. I giocatori hanno capito il momento del calcio? Vivono in un mondo molto dorato. Sono dei ragazzi, spesso giovani, che devono essere educati. Spesso arrivano risposte positive, altre meno. Molti hanno pensato più a salvaguardare la loro salute che ad aiutare i club. Noi come Inter abbiamo pagato tutto, fino all'ultimo centesimo. Alla luce dei risultati, dopo un confronto con loro, non abbiamo chiesto alcun taglio".

CORSA SCUDETTO E OSIMHEN - "Non è facile restare sempre a certi livelli, siamo visti come i campioni da battere, e noi partecipiamo sempre per vincere. Ma siccome si lotta con altri grandi club, è difficile avere sicurezza su quello che succedere. Ora è prematuro fare previsioni, io temo Milan e Juventus perché hanno cultura della vittoria, ma diamo anche i meriti al Napoli che ora è lì davanti. Osimhen? Innanzitutto è stata un'operazione molto costosa del Napoli, ma non era uno sconosciuti quindi è normale che molti club avessero messo gli occhi su di lui. Lo conoscevamo, ma eravamo già coperti nel ruolo".

LAUTARO MARTINEZ - "Lautaro Martinez sta dimostrando con i fatti di avere qualità, è un professionista. Faremo di tutto affinché possa proseguire all'Inter, con questo rinnovo stiamo mettendo le basi per il futuro con lui all'Inter. Stiamo mettendo le basi per il futuro facendo un giusto mix tra giovani e giocatori più esperti".

DYBALA, ICARDI E L'INCROCIO MANCATO - "Dybala all'Inter? Sul futuro di Dybala c'era incertezza prima come ora. Adesso però penso che firmerà il rinnovo con la Juventus, ma c'è stata la possibilità di portarlo all'Inter quando abbiamo parlato con la Juve di Icardi. Icardi? Ottimo giocatore e talento, con noi non ha mai creato grandissimi problemi. Poi sono state fatte scelte differenti. Abbiamo voluto creare un percorso e abbiamo scelto persone che avessero un profilo ben preciso ossia disciplina e personalità. Si è fatta una scelta ben precisa con l'allenatore, ossia Conte. Forse Icardi ha avuto troppe responsabilità per la sua età".

POGBA E IL RIMPIANTO HAALAND - "Un grande colpo mancato nella mia carriera? Dico Haaland. Quando ero alla Juve, potevo prenderlo per circa 2-2,5 milioni di euro. Ma ai tempi non abbiamo avuto la forza di andare in extra-budget. Adesso lui è tra i migliori in Europa. Rivedremo Pogba in Italia? Credo sia difficile, guadagna ancora tanto a livello di stipendio. In questo momento non ci sono club in grado di ingaggiarlo. C'è il Decreto Crescita, ma un po' viene boicottato".

PASSATO PRESENTE E FUTURO DI MAROTTA - "Il mio passaggio dalla Juve all'Inter? Volevo un po' riposare dopo anni di vittorie ma mi ha chiamato Zhang ed era una opportunità da non poter mancare. Sono ripartito all'Inter con entusiasmo, ho illustrato un progetto complicato alla società, come passare da Spalletti a Conte, ma la proprietà mi ha sostenuto. Ho portato stimoli nuovi e vincenti. Il nostro modello permette investimenti razionali e non faraonici, Zhang vuole andare avanti con l'Inter. Lotteremo per traguardi ambiziosi ma il futuro del club è al sicuro. Non potevamo fare scelta migliore di Inzaghi, sta ripercorrendo quanto fatto da Conte. Zhang per dicembre verrà in Italia, in quella occasione parleremo del mio futuro. Posso dire che dopo l'esperienza con l'Inter non lavorerò più per un club. Ma voglio comunque rimanere nel mondo del calcio".

IL MATCH TRA LAZIO E INTER - "Purtroppo sarà condizionato dal ritorno dei nostri sudamericani solo nelle ore precedenti al match dopo gli impegni in nazionale. Questo è un elemento di grande criticità: in Inghilterra non hanno dato il consenso a far partire i sudamericani, la Liga ha spostato varie partite e noi ci troviamo a dover giocare il sabato alle 18 con giocatori che arrivano in nottata e questo non ci permette di averli nelle migliori condizioni. E va intaccare il sano principio di competitività. Non è una riflessione polemica ma va considerato che un calendario così compresso porta gravi danni ai calciatori alla luce degli infortuni che si verificano e alterano l'aspetto competitivo. Serve un confronto più chiaro nel rispetto di questi concetti".

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