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Plusvalenze pericolose, Marotta e i “peccati originali”, il doppio ko del Milan, l’ammenda su Inzaghi, la reazione (alla Sorrentino) del Napoli. E il fattore Atalanta…

di Fabrizio Biasin
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C’è un problema di plusvalenze. Anzi no, di plusvalenze fittizie. Perché oh, in realtà le plusvalenze son mica un problema se sono fatte bene, anzi, portano grano e respiro. Se invece sono farlocche, allora sì che causano guai. Per tanti anni abbiamo fatto finta di nulla. Cioè, a un certo punto pareva che fosse tutto “regolare”: tu valuti Piripozzi 70 milioni? Va bene così, alè che sistemiamo il bilancio. Ora ci siamo accorti (e si sono accorti) che no, non si può. E non si possono dare neppure milioni “a ufo” ai procuratori per agevolare le firme dei loro assistiti, pensa te. Le famose commissioni, eppure oh, esistono da anni.
Ecco, a quanto pare è finita la pacchia, stop al maquillage, basta aggiustamenti e a tutte le altre porcherie. La Juventus al momento è il club nel mirino, vedremo se altre società finiranno nel calderone. Per il momento sappiamo che “a monte” valutano il triennio bianconero. E sappiamo anche – spifferata federale – che la Figc ha chiesto alla Procura informazioni sull'inchiesta che ha coinvolto i bianconeri. Pare che gli investigatori abbiano riferito che a indagine conclusa ci sarà del materiale da valutare anche per la giustizia sportiva. Insomma, siamo solo agli inizi.

Una domanda nasce spontanea: perché la Juve che per quasi dieci anni è stata modello di gestione è finita con i “conti all’aria”? Ognuno ha il suo punto di vista, io vi dico il mio.

Un bel giorno Andrea Agnelli decide che Giuseppe Marotta non va più bene perché sì, è bravo ma, oh, largo ai giovani!, a Fabio Paratici che, tra l’altro, non ha nessun dubbio sul fatto che Ronaldo vada preso a tutti i costi, mentre Don Beppe no, non si fida, teme assai gli effetti collaterali, non vuole rischiare. Essù, eddai, se non vuoi Ronaldo allora non hai la visione giusta. E lo fa fuori. Senza neanche troppi complimenti, tra l’altro.
Marotta, che in precedenza aveva rifiutato il corteggiamento del Milan proprio perché rispettoso del suo contratto in bianconero, a quel punto accetta la proposta della famiglia Zhang, lestissima ad accaparrarselo subito dopo il siluramento. Il giorno dell’addio, Agnelli chiede a Marotta di presenziare a una conferenza stampa “congiunta” per salutare tutti quanti e magari stringersi la mano. Marotta declina con gentilezza.
Ebbene, quell’addio, quell’atto di - definiamola - “superbia agnelliana”, coincide con l’inizio dei guai bianconeri: gli affari, le responsabilità, passano a Paratici, talent scout capacissimo, dirigente discutibilissimo. È lui che sponsorizza e definisce l’acquisto di Cr7, giocatore che alla fine risulterà più caro che produttivo; è lui che porta il monte ingaggi della Juve a livelli siderali e decisamente insostenibili; è lui che insieme a Nedved fa fuori il primo Allegri in nome del “bel giuoco”; è lui che imbarazza la Signora per la faccenda Suarez; è lui che a un bel punto lascia Torino per Londra e questa volta sì, dopo una conferenza congiunta con il suo benefattore, Andrea Agnelli.
Ecco, il grande capo bianconero ha avuto il merito (enorme) di far rinascere la Juve post-Calciopoli, l’ha resa modello sia in Italia che in Europa e ci è riuscito proprio perché si è affidato a Marotta, ovvero al più bravo. Accompagnarlo all’uscita senza un vero perché non è stato solo un errore, è stata la prima, vera, enorme minusvalenza bianconera.
E stop, il resto è campo (per fortuna).

- Il Milan ha perso. Secondo ko di fila in campionato. Ha preso sette gol in due gare ed è partita la critica, asprissima: “È tutto finito”. Come se i rossoneri dovessero vincere tutte le partite. È vero, contro il Sassuolo non si è visto il consueto Milan piolesco e il tecnico che ha sempre avuto risposte anche dai “subalterni”, questa volta è stato tradito. È un dramma? Solo per chi non si accorge che non esiste la stagione perfetta e che, oh, in campo ci vanno anche gli avversari (il Sassuolo, domenica, ha giocato una gran partita).
- L’Inter reduce dalla settimana perfetta ci porta a fare un rapido ragionamento su Inzaghi. Il qui presente aveva dei dubbi, soprattutto per gli inizi: “Riuscirà ad assorbire mesi e mesi di scenari apocalittici, cessioni varie, mugugni della piazza, nella sua prima esperienza in un club chiamato a vincere lo scudetto? Mah…”. Eccome se c’è riuscito. La qualificazione agli ottavi di Champions non è un trofeo, ma un obiettivo annunciato e raggiunto sì. E raggiunto bene, con un gioco parecchio frizzante e riconoscibile. E la squadra lo segue, eccome se lo fa. Brozovic, per dire, non è mai stato così “al centro”. A proposito, rinnova? Marotta è ottimista, direi che è più che sufficiente.
- Complimenti al Napoli, non tanto per la vittoria con la Lazio (meravigliosa come il film di Sorrentino), ma per la reazione alla prima sconfitta (quella con l’Inter). In passato gli inciampi e gli infortuni lasciavano strascichi e malumore, questa volta hanno dato tanto tanto orgoglio a tutto il gruppo. Il merito? Di Spalletti.
- Per lo scudetto, c’è anche l’Atalanta.

E con quest’ennesima sentenza da due soldi vado a slappare una fetta di pandoro. E non è ancora dicembre. Robe da matti.

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Giovedì 2 Maggio 2024
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