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Napoli, Diego sarebbe fiero di te. Allegri e i suoi fratelli: gli allenatori che si sono persi. Da Giulini a Santopadre, quando i Presidenti sono il vero problema. In C pensano alla riforma del quartiere

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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Napoli ha due grandi meriti: la passione e la riconoscenza. Più che in Argentina, Diego vive nel cuore dei napoletani. Una città e un popolo che continua a farlo vivere tra murales, statue e quartieri spagnoli. Da brividi le immagini che ieri arrivavano da Napoli per il compleanno del più grande di sempre. Come succede a molti, anche ad alcuni ancora in vita che sono stati miti, poi il finale rischia di diventare un libro horror. Così è successo a Maradona che anche da morto non riesce a riposare. Gli mancano, almeno, 20 anni di vita e gli ultimi 15 trascorsi non da Dio. Napoli è riconoscente al suo Re e quel Re oggi sarebbe fiero di questo popolo che continua ad osannarlo e sarebbe orgoglioso di come quei calciatori con la maglia azzurra stanno rendendo merito al nome che porta quello stadio. Napoli non è mai stato così bello. Dai tempi, appunto, di Maradona. Oggi Spalletti ha messo su una squadra perfetta. E pensare che in estate il giocattolo sembrava distrutto dalle cessioni. Invece De Laurentiis e Giuntoli hanno avuto la forza e l’esperienza di far parlare tutti, giornalisti e tifosi,

consapevoli che a stagione in corso tutti ci saremmo ricreduti. Ed è stato cosi; finora. Liberarsi di Mertens e Insigne, due idoli dei napoletani, e aver reso la squadra più forte ed economicamente sostenibile non era semplice. Anzi. Eravamo partiti con lo stadio semi deserto e 5 mila abbonati. In due mesi i napoletani si sono ritrovati ad amare questo Napoli. Non vogliono sognare troppo ma sanno che questo può essere l’anno giusto. Intanto l’Inter non resta a guardare e prova a rimettersi in corsa. Bravo Inzaghi, uno schiaffo morale a tutti.

La Juventus è crollata. A Lecce vince grazie alla magia di Fagioli ma questa squadra è impresentabile. Brutta da vedere e con la mentalità da ricostruire. D’altronde va ricostruito tutto. Dalla proprietà alla società, dalla squadra allo staff tecnico. Molti non si capacitano come un allenatore che prima vinceva tutto oggi non ne indovini più una. Sta tutto nella sua risposta “per due anni non ho visto calcio”. Il calcio di oggi è un aggiornamento continuo. Cambia tutto alla velocità della luce e quelle teorie che valevano due anni fa oggi sono vecchie. Poi, come sempre, molto dipende dal materiale umano che hai a disposizione. Allegri non è l’unico che rischia di essere “superato” nel calcio di oggi. Non c’è spiegazione alla debacle di Di Francesco ma sta nel ragionamento di prima. Dopo Sassuolo e Roma, Eusebio si è perso. Un crollo veloce e verticale. Per non parlare di Marco Giampaolo. Doveva essere l’allenatore del futuro, si è spento lentamente con le sue teorie belle a Coverciano e inconcludenti sui campi di calcio. Arrivato al Milan, con il sogno mai realizzato, si è perso tra Torino e Sampdoria. Il suo calcio non è più moderno ma soprattutto i calciatori non lo seguono e le sue teorie sono risultate costantemente fallimentari. Gotti, dopo Udine, doveva essere il nuovo che avanza, invece, lontano da Udine ha dimostrato che il problema dell’Udinese era proprio lui. A La Spezia, forse, adesso iniziano a capirlo. Allenatore sopravvalutato con poche idee e molto confuse. Non sono superati allenatori come Ballardini e Andreazzoli che non meritano di restare a casa. Il calcio sbaglia e brucia troppo in fretta allenatori. Basti vedere la clamorosa altalena di Bucchi. Un eroe a Macerata e Perugia, arriva in A con il Sassuolo e riparte da Empoli e Benevento in B. Due mezze stagioni storte e viene bruciato dal sistema. Riparte dalla C a Trieste e neanche brilla più di tanto, poi un secondo treno preso a volo ad Ascoli e la squadra esprime gioco e risultati come ai tempi del Perugia.
A proposito, il Perugia. O anche Cagliari. E se volete aggiungete Benevento. I Presidenti, a volte, dovrebbero esonerarsi da soli. Santopadre sono anni che fa disastri. Il Perugia è un eterno incompiuto e il Presidente si è salvato solo quando ha trovato allenatori bravi, poi, però voleva intervenire per strappare una prima pagina in più e il giocattolo iniziava a rompersi. La gestione di Perugia è allucinante. Il Cagliari, grande piazza, ancora peggio. Dopo la retrocessione dello scorso anno pensavamo di aver visto tutto, invece, la stagione in B rappresenta il vero trash del calcio. Tutto questo perché Giulini continua a buttare soldi senza un briciolo di competenza calcistica e di programmazione. Brucia allenatori e direttori come legna nel camino ma il risultato è sempre lo stesso. Chiedetevi perché. A Benevento dispiace perché Vigorito è una persona seria e un grande imprenditore ma per i soldi che ha speso in questi 10 anni nel calcio non ha raccolto neanche la metà della metà di quello che avrebbe dovuto. Ad inizio anno aveva indovinato la mossa: le dimissioni, squadra al sindaco. Poi è tornato sui suoi passi e ha commesso un altro grande errore. Il calcio non è per tutti. Vigorito è un grande imprenditore ma dispiace dirlo non è un Presidente vincente. Tanti soldi spesi poca resa. Con quel budget avrebbe dovuto fare molti più anni di serie A.
Intanto ho letto, mio malgrado, il format delle riforme in serie C. Un mio amico, grande direttore sportivo, mi ha girato la brochure. Gli ho chiesto se fosse dolcetto o scherzetto. 6 gironi da 10 squadre. Abbattiamo il costo delle trasferte, certo, ma abbattiamo anche competitività, interesse, soldi dal botteghino e così via. Il risparmio non è mai guadagno. Non si risparmia dividendo le 60 società in 3, 6 9, o 12 gironi. Questa è fuffa. Immaginate un girone di serie C a 10 squadre. Prendiamo, ad esempio, la squadra del mio cuore, l’Avellino. Girone D, vai: Avellino, Turris, Giugliano, Gelbison, Picerno, Potenza, Juve Stabia e mettete altre tre della zona e vedete che obbrobrio di girone che esce. Vai a vendere poi gli abbonamenti con questo girone a 10 squadre, aspettando la straordinaria formula dei play off. Il torneo rionale è più bello. Ci vuole tanto a capire che il sistema non riesce a mantenere 60 Presidenti in serie C? Non ci sono i soldi. Non è colpa di nessuno. Se la serie A, a dicembre, non riesce a pagare le tasse volete vedere che è un problema passare la serie C da 3 gironi a 60 a 2 gironi a 40. Stop. Telenovela finita. Se ci sono 30 milioni, diviso 60 è un conto, diviso 40 forse inizia a quadrare qualche bilancio anche in serie C. Stop. Non ci vogliono 15 pagine di format. Così come la regola degli under, inutile e deleteria. Stesso discorso delle squadre B, dove ha partecipato solo la Juventus con interessi del singolo club e non del sistema. In C non ne indovinano mezza da 20 anni. Le cose semplici pagano sempre. Non pagate gli scienziati. La mia ipotesi di nuovo format Lega Pro: a 60 squadre la serie C non può avere futuro. Dieci parole di format. Vi bastano?

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Martedì 7 Maggio 2024
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