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L’Europa dei dettagli: la Juve sta tornando, l’Atalanta si conferma. Ma - anche per le milanesi - è (spesso) una questione di dettagli

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

La competizione dei dettagli. Più sale il livello e più i dettagli fanno la differenza. E quindi poi da un dettaglio può dipendere la sorte (o il percorso) di un club nella competizione più importante d’Europa. Ma un dettaglio non può comunque impedire delle analisi più approfondite sul lavoro e sullo stato di salute delle nostre squadre impegnate in Champions.
La Juventus con i dettagli di Allegri è riuscita a vincere contro il Chelsea e ha dato una bella spallata alla qualificazione. Due vittorie e soprattutto una grande iniezione di fiducia. Vincere contro i campioni in carica (seppur in una serata non brillante) è sempre un grande segnale. Allegri stupisce nella scelta della formazione, ma dopo 15/20 minuti di sofferenza si capisce quale sarebbe stata la sua strategia: che ha portato i suoi frutti. Segna l’uomo più in forma, quello degli strappi, quello che avrebbe dovuto aggredire lo spazio: esattamente quello che ha fatto. Contemporaneamente la Juve ha tolto campo a Lukaku e soluzioni ai centrocampisti del Chelsea, che alla lunga si sono trovati a fare un possesso palla importante ma con grande difficoltà a trovare lo spazio giusto. La Champions, come era già successo lo scorso turno, restituisce alla Juventus una rinnovata serenità. Ora le cose, dopo l’avvio shock sembrano essere tornate nel loro percorso naturale. Certo non è tutto già a posto, non è tutto già oliato, ma l’essere così camaleontici anche tatticamente è uno di quei dettagli che fanno la differenza…
Certo il primo dettaglio è dettato dal sorteggio. Che il ritorno del Milan in Champions sarebbe stato tanto affascinante quanto complicato, era quasi scontato. Ma il Milan ha dimostrato nelle due partite giocate, seppur giocate in modo completamente diverso, che su questo palcoscenico si trova a proprio agio e non sfigura affatto. La partita di Liverpool, dopo una grande sofferenza, il Milan aveva accarezzato l’impresa. Pur sapendo di essere meno pronto, ha continuato a pensare in grande. E la stessa cosa è successa martedì. Al netto del rigore che ha poi deciso il match e diminuito le chanches dei rossoneri di passare il turno, il Milan nel primo tempo ha fatto una partita straordinaria. E se ha cambiato atteggiamento nel secondo tempo non è stato (soltanto) per la pressione dell’Atletico alla ricerca del pareggio, ma perché l’ingenuità di Kessié ha portato il Milan a fare quel tipo di partita. In cui è stato generoso, vivo. Non è riuscito a risalire è vero (certo non è stata la miglior partita di Giroud), ma non si è difesa in maniera scomposta. Ha retto l’urto, ha abbassato il baricentro, ma non ha mai dato la sensazione di essere in balia dell’avversario.

Ma comunque i dettagli hanno fatto la differenza. E così capita che un rimpallo su un braccio possa decidere la differenza fra il pareggio e una sconfitta deludente (un po’ come diceva Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”), anche se l’episodio accade per il grande forcing finale dell’Atletico nella fase conclusiva della partita. Ma il Milan deve concentrarsi sul primo tempo dove invece l’Atletico ha faticato eccome e dove il Milan ha dimostrato di non essere inferiore a nessuno. Anzi, sicuramente in quei 45 minuti di essere superiore.
L’Inter ha invece giocato meno bene. Lo stile di De Zerbi ormai ha messo il seme anche in Europa. E la squadra di Inzaghi ha sofferto questo tipo di atteggiamento. Ma è stata pericolosa. Eccome se lo è stata. E il grande rammarico dell’allenatore nerazzurro è assolutamente condivisibile. Al di là della prestazione non particolarmente brillante, quando si hanno certi tipi di occasioni bisogna sfruttarle. E’ qui che scatta il processo di definitivo salto (in alto) nel processo di maturazione della squadra nerazzurra: la capacità di essere cinici, quando serve. Perché una vittoria in Ucraina avrebbe anche messo l’Inter in una situazione più comoda nell’affrontare quello che all’inizio era definito il materasso del girone ma che invece ora è primo. Di per sé la notizia peggiore per l’Inter non arriva dalla trasferta, dove non è stato compromesso assolutamente nulla, ma dal risultato clamoroso di Madrid: lo Sheriff non ha intenzione di fare la vittima sacrificale, con nessuno. E il risultato della prima giornata non era casuale…
L’Atalanta rimane la più europea delle italiane. Più che per i risultati per lo stile di gioco. Mantiene la propria identità, fatica contro lo Young Boys, ma comunque la porta a casa, con le sue giocate. La macchina di Gasperini, anche senza una serata troppo ispirata (bene gli svizzeri) trova comunque le proprie strade e le proprie giocate. Arriva la vittoria in casa, di fronte al proprio pubblico, per la prima volta. Sarà un bel carburante. E aver vinto contro la più debole del girone (almeno sulla carta) come abbiamo visto non è per nulla scontato. E alle volte, fare quello che si deve, è un dettaglio talmente scontato (quanto importante) che perde di importanza…

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