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Juve: la richiesta di Dybala e un "modello" per Pirlo. Inter: questa squadra non somiglia a Conte. Milan: l'esempio Calabria. Nazionale: una sosta senza senso

di Fabrizio Biasin
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© foto di Alessio Alaimo

Bene, eccoci qui belli felici. Questo pezzo va in scena in piena sosta per la nazionale, la più scema di sempre. “Rispetta la Nazionale!”, direte voi. Certo che la rispetto! Scrivo così proprio perché la rispetto. Aveva senso codesta sosta? No. Ma mica perché si gioca la Nations League che conta come il trofeo aziendale, semmai perché rischiamo di infettare questo e quel tesserato senza un vero perché. Il motivo è talmente semplice che ci siamo arrivati persino noi.

Sapete cosa hanno risposto le Maestranze a Marotta che chiedeva lumi sulla situazione “convocazioni accazzo in azzurro?” (nel senso di “limitate dalle asl”?): una mazzafionda. Ci sta, tanto cosa volete che sia rischiare di mettere a repentaglio tutto il carrozzone. Chissenefotte.

Ma tanto c’è molto altro di cui poter discutere. Per dire, speravamo di raccontarvi qualcosa sulle sentenze relative ai “casi” Juventus-Napoli e Verona-Roma, ma la Figc ci ha fatto sapere che le decisioni slitteranno nei prossimi giorni. Non c’è fretta. E chissenefotte pure lì.

In compenso a Palazzo stanno lavorando alacremente per capire se la Lazio di Lotito si è comportata correttamente oppure no quanto a “tamponi da processare”. I casi sono due: 1) Lotito ha fatto le cose per bene e semplicemente non c’è uniformità a monte sul modo di procedere. 2) Lotito ha sfruttato la falla nel sistema per fare il furbo. Nel primo caso bisogna "soltanto" sistemare le procedure, altrimenti ognuno fa come vuole. Nel secondo, sono guai grossi. Confidiamo che le ipotesi di reato (falso, truffa ed epidemia colposa) rimangano, appunto, solamente ipotesi. Altrimenti sono realmente “cazzi” (detto in francese).

E veniamo al pallone rotolante.

L’Inter ha pareggiato a Bergamo e, va detto, le cose non vanno bene. Non potrebbe essere altrimenti dopo un solo successo nelle ultime otto partite. Capiamoci, non è esclusivamente una questione di risultati (i nerazzurri hanno tutto il potenziale per fare bene), semmai di atteggiamento. Conte si professa tranquillo e invita coloro che non vedono “furore” a posare il fiasco. Ci sta. Il fatto è che “il furore” può essere un aspetto, ma viene certamente dopo questioni molto più, diciamo così, importanti.

L’Inter a Bergamo non ha pareggiato per mancanza di furore, ma per la capacità di Gasperini di capire la partita dopo lo svantaggio e portarla dalla sua parte. Ha azzeccato i cambi e pure la variazione tattica. Dall’altra parte Conte si è limitato a mettere sul campo gente fresca, ruolo per ruolo. Totale: l’Atalanta ha cambiato faccia, l’Inter si è spaventata. E una squadra spaventata non è una squadra di Conte.

Ecco, da un tecnico capace come l'ex Ct ci aspettiamo che sappia “variare di più”, quando serve. Lo sa fare certamente, ma al momento preferisce non rischiare. Alla lunga, probabilmente, avrà ragione lui. Noialtri tecnici avvinazzati da Bar Sport ameremmo vedere qualcosa di diverso, per esempio un mirabolante 4-3-1-2 con il desaparecido Eriksen piazzato dietro alle punte o come mezzala. Ma è anche vero che noi abbiamo zero panchine in serie A e lui è il tecnico più pagato della serie A. Speriamo che torni presto ad essere quello di tre mesi fa: non in conferenza, ma nella capacità di incidere sul gruppo.

Anche il Milan ha pareggiato, ma ha raccolto un punto che ha un sapore totalmente diverso. Il motivi sono svariati. 1) Il Milan arriva da un filotto di risultati più che positivi (ko con il Lille a parte). 2) Il Milan non ha “l’obbligo” di vincere lo scudetto che invece hanno Juve e Inter, deve conquistare la qualificazione alla Champions (comunque non semplice). 3) Il Milan nel secondo tempo ha giocato con un carattere ammirevole. 4) Il Milan sembra un gruppo con qualche peccato di gioventù ma enorme unità d’intenti.

Prendete Calabria. Calabria, domenica, soprattutto nel primo tempo, è stato asfaltato da Zaccagni. Che è forte, ce ne siamo accorti. Calabria ha causato l’autogol del momentaneo 0-2. Calabria era nelle condizioni tipiche di chi può crollare da un momento all’altro. E invece no, ha giocato un secondo tempo da leccarsi i baffi: corsa, falli, assistenza in attacco, ancora qualche problema in difesa ma “fa niente, teniamo botta”. Di tutto di più. I voti dei media si sono limitati al 5 ed è normale che sia così (“come è andato Calabria?”, “mah, ha fatto autogol e Zaccagni lo ha saltato spesso, dagli 5”), ma se uno ha davvero guardato la sua partita si è reso conto che quella è stata una prestazione “con le palle”, quella di chi dà tutto per la sua squadra. Calabria ha preso 5 per i giornali ma, probabilmente, molto di più per il suo allenatore. Che poi è quello che conta.

Ps. Giuro che non sono amico di Calabria.

Altro giro altro pareggio, quello della Juve. Siamo sempre lì: Pirlo sta crescendo un passetto alla volta, ma la strada è lunga. Al momento la Juve è ancora troppo distratta per essere “vera Juve”, soprattutto perché siamo abituati agli anni “allegriani” in cui un 1-0 per i bianconeri si trasformava in successo quasi matematicamente. Serve più equilibrio, ma questo è chiaro anche al tecnico. Serve una squadra meno Ronaldo-dipendente, e questo è più complicato e dipende (anche) da Dybala.

Si parla molto delle prestazioni dell’argentino, fin qui deludenti. Molti gli rompono le balle perché dicono “vuole davvero 15 milioni di ingaggio? Ma è pazzo?”. Noi mica lo sappiamo se è così, ma sappiamo che se fosse vero, una richiesta del genere, in un momento del genere, significa non voler rinnovare. Come andrà a finire? Difficile dirlo, ma prima la risolve e meglio è per lui. E per la Juve.

Buona pausa per la nazionale. Col coprifuoco. A novembre. Nel 2020. Che gioia.

 

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