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Club vs calciatori, Figc vs. club, “ripartiamo” vs. “archiviamo”, utopia Messi e lotta per Pogba: il calcio ai tempi del virus non c’è, ma riesce a fare più casino di quando c’è

di Fabrizio Biasin
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© foto di Alessio Alaimo

Indovinate dove siamo? A Gardaland? In Riviera? Alla Mini Italia? No, in isolamento. Lo sappiamo, ci tocca. Il problema dello stare a casa è che a un bel punto si mischiano gli orari e aumenta il disordine alimentare: mangi la carbonara a colazione, cappuccio e brioche a mezzogiorno, calamari, vino sempre, caffè prima di andare a dormire, camomilla per stemperare, birra, vino sempre, avanzo di carbonara, frappè, tonno, goccio di maraschino, “ora un po’ di attività fisica!”, una flessione, Amaro Unicum, patatine Diki, biscotti sottomarca, “bisogna finire lo yogurt che scade”, pizza fatta in casa prima di Forum, alle 15 grigliata, vino sempre, gintonic che sgrassa, spremuta, “metti su un tè”, con i biscotti, e l’avanzo dell’avanzo di carbonara, alla fine tre cucchiai di Citrosodina. Col vino. Sempre. Tutto questo in un giorno. Poi ti chiama mamma: “Stai bene figliuolo?”. “Tuo figlio non c’è più. L’ho mangiato. Mandami del cibo”. E così via.

Tutta questa confusione alimentare è certamente indecorosa, ma meno di quella del palazzo del calcio. Il palazzo del calcio è in una situazione difficile, bisogna dirlo, ma sta facendo tutto il possibile per renderla ancora più difficile.
Cose che abbiamo capito della questione “campionati da riprendere”.

L’Uefa vuole che il calcio riparta al più presto e che i campionati terminino “altrimenti sono cazzi”. Le Federazioni hanno la stessa intenzione, anzi alcune no, tipo il Belgio che però è stato minacciato: “Finite il campionato o vi facciamo fuori”. “Ma manca una giornata e i playoff del menga”. “Finitelo!”. Insomma, Ceferin diventa decisionista solo quando deve salvare le sue chiappotte, se si tratta di fermare il pallone “sommerso” dal Covid, invece, temporeggia che è un piacere.
Ma andiamo avanti. La Figc vuol terminare il campionato, ma non vuole farlo per questioni del genere “lo sport deve trionfare!”, semmai per il rischio ricorsi di questo e quel club e, soprattutto, per i milioni in ballo. Alcuni presidenti dicono “basta tagliare gli stipendi dei calciatori”. Altri presidenti dicono “no, ricominciamo!”. E in genere i primi sono quelli con i bilanci non così traballanti (“tagliamo gli stipendi e conteniamo i danni”) mentre i secondi sono quelli che vogliono vincere lo scudetto o campano di calcio (sì, c’è chi campa di calcio).

In tutto questo i club hanno trovato un accordo sulla solita questione stipendi: “Se non si ricomincia tagliamo quattro mensilità”. Dall’altra parte l’Assocalciatori ha prontamente risposto: “Proposta irricevibile”. Una delle motivazioni è: “Fino all’otto marzo abbiamo giocato”.
La situazione, converrete, è molto semplice e assolutamente facile da gestire anche perché, a monte, i nostri governanti hanno pugno fermo e prendono decisioni per tutti senza timore, tipo Spadafora, per dire. (qui botta di sarcasmo).

“È tutto risolvibile” dicono i grandi capi del pallone. E in effetti sì, vogliono terminare la stagione e in qualche modo ci riusciranno. Come? Strizzando 120 partite in un paio di mesi, “al limite andiamo lunghi, magari fino a ottobre”. E comunque saranno giocate una dietro l’altra, a porte chiuse, senza var. “Come senza var! Se il campionato è iniziato col var non può finire senza var!”. Boh, avete ragione, ma Nicchi ha detto che forse il var non ci sarà, chiedete a lui.

Molto bene, a guardarla così sembra una situazione non così complicata, mancano solo le cavallette e uno tsunami. Ah, a proposito. Tutto questo avrà senso se si riuscirà a ricominciare, ma non dopo la fine di maggio e con i contratti dei giocatori prolungati oltre giugno. E, quindi, bisognerà spiegar loro che in caso di ripresa dovranno accettare la decurtazione di un paio di mesi, ma poi ne prenderanno a luglio, agosto, forse settembre, magari ottobre. Ah, nel frattempo, forse, sarà cominciata anche la stagione 2020-2021 e, per dire, uno come Petagna giocherà il mercoledì con la Spal e la domenica col Napoli. Può essere una soluzione, pensateci.
Bene. Torniamo a trangugiare cibo a caso. Non prima di avervi ricordato che in questo delirio dovrebbe -secondo i beninformati - arrivare pure Messi a Milano. Perché no, sarebbe meraviglioso, così torneremmo a usare la formula abusata ai tempi dell’arrivo di Ronaldo. Ricordate? “Farà bene a tutto il movimento” e, infatti, due anni dopo siamo qui a non capirci assolutamente un cazzo. E voi direte: “Nessuno poteva prevedere il virus”, ed è vero, ma il virus oltre ad aver aumentato i problemi ha messo in risalto quelli che c’erano già.
Ultimissime cose e ci leviamo dalle balle. È necessario pensare ai giocatori di LegaPro e Serie D. In Serie D ci sono 160 club e circa 3000 giocatori (a star bassi). Non sono professionisti ma in molti casi si allenano come tali (5 volte alla settimana) e non hanno altre occupazioni. Costoro verranno tutelati? Certo, come no, basta chiedere.
Ah, se siete arrivati fin qui vi sarete accorti di non aver incrociato neppure lo straccio di una notizia e, allora, chiudiamo con questa che non è una notizia, ma magari lo diventerà. Pogba piace alla Juve, certo, al Real, certo, ma pure all’Inter: segnatevelo.
Ah già, c’è anche il mercato da organizzare. “E quando lo facciamo?”. Sotto Natale?
Buon isolamento. E buon vino. Sempre.

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Mercoledì 1 Maggio 2024
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