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Milan: il dovere di Ibra, la pista De Zerbi. Inter: la frase di Inzaghi, le voci su Zirkzee. Juve: Motta davanti a Gasp. E la sfida Conte-Pioli (con ultimatum!) a Napoli

di Fabrizio Biasin
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Pensierini sparsi e un filo avvelenati.

Ibra, dove sei? Perché non parli? Forse perché sei stato assunto da Red Bird come “Partner Operativo del portafoglio di investimenti nei settori sport, media e intrattenimento” e “Senior Advisor della proprietà e del senior management del Milan”? Può darsi, solo che il Milan al momento ha bisogno come il pane di un dirigente con pieni poteri operativi. Ha bisogno di te. E di un nuovo allenatore che abbia basi solidissime. Lopetegui non può essere quest’uomo. Non perché non sia capace, tutt’altro, ma perché chi lo ha recentemente opzionato non avrebbe la forza di difenderlo. E, infatti, gli stessi protagonisti della faccenda hanno già virato su altri nomi. Il Milan sta dimostrando una debolezza che solo una decisione forte e in controtendenza può far dimenticare. Antonio Conte non è nome gradito al board rossonero per colpa dei suoi “effetti collaterali”, ma è tra i pochi che in questo momento potrebbe dar forza all’ambiente. L’alternativa che può mettere tutti d’accordo? Roberto De Zerbi. E se è vero che una clausola da 13 milioni è un discreto ostacolo da superare, è altrettanto vero che le plusvalenze multiple generate al Brighton sono un ottimo motivo per mettere da parte la paura. E allora torniamo a Ibra: Zlatan deve “fare Zlatan” e scegliere. I tifosi del Diavolo hanno bisogno di un appiglio e quell’appiglio, oggi, ha le sue fattezze.

Fine della predicozza.
Sotto con un’altra predicozza.

La festa dell’Inter è stata bellissima. Non lo dico io, lo dice chiunque abbia diottrie a sufficienza. Epperò si è parlato d’altro. Molti si sono limitati a guardare l’1% delle stupidate (inevitabili) rispetto al 99% delle cose belle capitate in dieci ore di celebrazione. E questo è piuttosto ingiusto, ma anche “tipico” dei nostri tempi. Ecco perché tocca fare la morale al buon Dumfries: banalmente, ha dato un motivo ai detrattori per rompere le balle. In era (sigh) politicamente corretta, qualunque cosa diventa pretesto per fare casino e figuriamoci lo striscione con l’Hernandez in versione canina. Dovremmo parlare dei 300mila tifosi nerazzurri sparsi per Milano e, invece, siam qui a discutere del (quasi) nulla.
Denzel Dumfries e tutti quelli che prima di lui si son messi a sbeffeggiare il perdente di turno, non hanno ancora compreso in quale stramaledetta era ci tocca campare, quella in cui una presa per il culo diventa “caso” e oscura tutto il resto. L’altro motivo per cui l’olandesone meglio avrebbe fatto a rifiutare lo stendardo è di natura pragmatica: oggi le cose vanno bene a te, domani non si sa. E allora lascia perdere, altrimenti preparati a un qualche genere di futura e probabilissima vendetta. Dumfries alla fine ha capito l’antifona e si è scusato, bene così. Per il resto lo so, si rischia di passare per patetici bacchettoni, ma è l’universo che ci ha condannato a questa sciocca, fetente, stucchevole ipocrisia.
 
La Juve e Motta sono promessi sposi e questa è cosa nota. Allegri lo sa perfettamente e certo non si scompone. È la soluzione ideale per tutti: i bianconeri che pescano un tecnico in grado di far rendere il “materiale giuntoliano” al massimo, l’allenatore livornese che - dichiarazioni a parte - non ha tutta questa volta di continuare la sua esperienza in bianconero. Tocca solo trovare un accordo economico, cosa non semplice ma neppure impossibile. C’è qualcosa o qualcuno che può avere la forza di far saltare codesta operazione? Solo e soltanto Motta e un’eventuale volontà di giocarsi la Champions a Bologna. In quel caso la strada sarebbe segnata e porterebbe al piano B Gian Piero Gasperini. Che proprio l’ultimo fesso non è.

Altre cosucce.

- Napoli si aspetta che Conte dia una risposta entro breve. Ed entro breve arriverà. Anche perché nel frattempo son partite le chiacchiere con Pioli…
- L’Inter a differenza del Milan non sta pensando a Zirkzee. L’unica possibilità di vedere un altro grande attaccante nella rosa di Inzaghi passa dalla cessione di uno tra Thuram e Lautaro, cosa che non è nella testa dei dirigenti e - al momento- neppure dei giocatori.
- Il calcio di Tudor è notevolissimo. Ci vorrà tempo e lavoro per dare un giudizio definitivo, ma alla Lazio si intravedono cose molto belle.
- Simone Inzaghi non ha ancora detto “sono stato bravo”. Neppure una volta. E non c’è molto da aggiungere.
- Con quello di ieri, Harry Kane ha segnato 43 gol in 43 presenze stagionali con la maglia del Bayern Monaco. Per me è forte.

Buon 1 maggio a tutti, soprattutto a chi un lavoro non ce l’ha.

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Martedì 21 Maggio 2024
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