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Caserta ancora alla ricerca del 'suo' Catanzaro, ma il tempo stringe. A Bari serve la svolta

di Tommaso Maschio

Dopo il biennio d’oro con Vincenzo Vivarini per nessuno sarebbe stato facile sedere sulla panchina del Catanzaro, a maggior ragione se il braccio di ferro fra club e dirigenza abbia allungato i tempi e costretto a operare sul mercato con ritardo rispetto ad altre squadre e dunque far partire anche la preparazione in un momento successivo. Alibi, assieme a qualche problema legato agli infortuni, che finora anno tenuto in piedi la panchina di Fabio Caserta che però ora è chiamato, in questa pausa, a dare una svolta alla stagione e soprattutto dare un’identità precisa alla squadra.

Finora infatti il Catanzaro ha cambiato molte volte veste senza però trovare quella adatta per far emergere le qualità di una squadra che stenta a mostrare quel gioco brillante che l’aveva contraddistinta in passato e che non può essere spiegato solo per gli addii di pezzi pregiati come Fulignati o Vandeputte. Caserta ha iniziato con un 3-5-2 di necessità vista l’iniziale coperta corta in avanti, passando poi al vecchio 4-4-2 con due esterni offensivi a centrocampo alternato a un 4-2-3-1 in assenza del bomber e trascinatore Pietro Iemmello per poi tornare sui propri passi nell’ultima di campionato.

Nessuno di questi moduli ha però permesso un cambio di passo deciso con Caserta che continua a fare e disfare alla ricerca di quello giusto che possa permettere ai giallorossi di spiegare nuovamente le ali per andare alla caccia di un posto nei play off e dare solidità a una panchina che scricchiola con il Bari alla ripresa che potrebbe essere decisivo per la permanenza o meno dell’attuale tecnico.


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