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Zenga a difesa di Donnarumma: "In campo non è come in tv. Farà altre 600 partite in azzurro"

di Simone Lorini

Nel corso di una intervista concessa al Corriere dello Sport, Walter Zenga parla a difesa di Gigio Donnarumma, finito sul banco degli imputati dopo il pari dell'Italia in Macedonia: "A bocce ferme possiamo dire che è stata una ingenuità. Ma in campo le cose vanno diversamente da come si vedono in televisione. La forza di un grande portiere è di mettere un punto e ripartire. Donnarumma è alto un metro e novantasei. Vicario uno e novantatré. Sommer solo uno e ottantatré. La loro apertura alare è del tutto differente. Non c’è, su una palla simile, una tecnica valida allo stesso modo per tutti e tre. I più bassi usano la mano di riporto per allungarsi di più, ma non è una religione. Sceglie l’istinto di chi sta in mezzo ai pali, con tutta la sua responsabilità. Per questo dico: non sparate su Gigio. Io lo assolvo».

Non spariamo, ma non chiudiamo gli occhi. Perché sul gol della Macedonia che ci ha negato i Mondiali del Qatar, Donnarumma ha denunciato lo stesso letargo. E l’altra sera, poco prima del gol, è parso in ritardo sul tiro a giro di Elmas che ha fatto la barba al palo. Non sarà che giocare in un campionato poco allenante come quello francese gli faccia male?
"Cazzate, e non si offenda se uso questa parola. Elmas era a diciassette metri, ha visto l’angolo e ha calciato fulmineo con tutta la forza e con tutto l’effetto che un bravo calciatore può imprimere al pallone. Se finiva in porta, era imparabile. Non si può trarre un teorema da singoli episodi. Se Benzema gli ruba il pallone fallosamente e fa gol, non si può dire che Gigio non sappia giocare con i piedi. Questo è un modo di raccontare il calcio che sconfina nel pregiudizio".

A San Siro è stato già fischiato. Non sarà facile tornarci in un momento simile.
"Lo conosco, ha una freddezza che sa gestire l’emozione. Comunque è meglio essere insultati che ignorati. Donnarumma a ventiquattro anni ha giocato già trecento partite. Ne giocherà ancora almeno il doppio. Dell’errore di Skopje non parleremo più".


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