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Sturaro: "Sarei rimasto al Genoa ma non è stato possibile. Juve? Può vincere lo Scudetto"

di Dimitri Conti

Lunga intervista a TuttoJuve.com per l'ex centrocampista bianconero Stefano Sturaro, oggi al Fatih Karagumruk in Turchia: "La scelta è stata quella giusta. Procede tutto bene, vivo qui con la mia famiglia e mi sto abituando a questa nuova realtà. La vita non è poi così diversa dall'Italia, in città e in campo tutti parlano inglese. Il fatto di avere dei compagni italiani aiuta tantissimo, l'ambiente è un po' più familiare".

Perché non è rimasto in Italia?
"Io sarei rimasto al Genoa, ma per diverse situazioni non è stato possibile. Ho valutato delle offerte dall'Italia, ma la decisione finale è stata quella di cambiare aria e di provare una nuova esperienza. Più o meno sapevo già tutto di come era qui, mi ha aiutato tanto parlare con Biraschi che era stato a lungo con me al Genoa. Il calcio si vive in maniera differente, c'è meno pressione e tensione. Sotto quest'aspetto è fantastico, ne avevo bisogno".

Che pensiero si è fatto sul caos scommesse che sta investendo il calcio italiano?
"Mi dispiace molto per quel che sta accadendo ai ragazzi, non mi sento però di commentare la situazione. Il gioco d'azzardo, anche su eventi non sportivi, è un problema serio che va affrontato alla radice. Abbiamo sempre fatto delle lezioni sul calcioscommesse e sul match fixing, ma mai altre cose. Questi sono valori che vengono insegnati dalla famiglia, altrimenti rischi di trovarti in situazioni difficili da gestire senza l'aiuto di nessuno. I mezzi odierni possono essere pericolosi in quanto rendono tutto più facile e accessibile. Il mio è un discorso generale, non riferito all'attualità".

Che ne pensa della Serie A attuale?
"C'è grande equilibrio in tutte le fasce della classifica, gli esiti delle partite sono meno scontati rispetto a qualche tempo fa. Ci sono squadre, piccole sulla carta, che possono fare risultato con tutti. Il Genoa si sta comportando bene, ma fare un'analisi dettagliata è difficile. Non posso parlare di quelli che sono arrivati in estate, però i ragazzi che ho conosciuto hanno tutti una grandissima mentalità. E l'allenatore è molto intelligente a cavalcarla, poi è estremamente bravo nel gestire i problemi e nel trovare le giuste soluzioni. La squadra è riuscita a ricreare grande entusiasmo nei tifosi".

E la Juventus?
"La Juve, dopo anni difficili, sta provando a trovare una via d'uscita. Per me può vincere lo scudetto, perché può avere la forza e la personalità di giocarsela con le altre due o tre candidate. Qualitativamente questa squadra è composta da giocatori di livello alto, da avversario li ho sempre considerati straordinari. Come dice il mister, si vince da febbraio in poi. E quelli sono periodi molto complicati, la fortuna dei bianconeri è di non giocare le coppe. Le carte in regola ci sono tutte per fare una grande stagione e togliersi delle soddisfazioni".

Allegri come le pare?
"Possiamo parlare dell'allenatore o dell'atteggiamento dei giocatori, ma solo il gruppo può creare il clima e la giusta alchimia per raggiungere l'obiettivo. Mi baso sull'esperienza personale e su quel che ho vissuto: se non ci sono certezze tra compagni, i campionati difficilmente si possono vincere".

Dove era la vostra forza?
"Posso affermare, per esperienza personale, che la nostra forza derivava da un gruppo di uomini straordinario (Buffon, Chiellini, Barzagli, Marchisio ecc..) che sapeva gestire ogni situazione e trascinava tutti noi. Il mio primo pensiero da tifoso è che una delle principali mancanze è l'assenza di queste grandi figure. E i ragazzi intelligenti gli andavano dietro, perché erano in grado di imparare da questi comportamenti. Forse, anche per questo motivo, i risultati di oggi sono altalenanti e non c'è una continuità di risultati. Per me c'è tanta qualità oggi, forse manca qualcos'altro per essere lo squadrone che la Juve deve essere. E' lì, non è che in una situazione disastrosa".

Cosa manca, delle grandi figure?
"Sì, ma oggi non conosco bene i ragazzi che ci sono dentro. A naso, da quel che vedo fuori, le figure di riferimento potrebbero essere Danilo, Szczesny e Perin, e forse questo squilibrio di risultati deriva anche dalla mancanza delle certezze accennate prima".

Rimpiange più la finale persa a Berlino o quella di Cardiff?
"Le rimpiango tutte e due, ci sono stati dei momenti in entrambe le partite in cui abbiamo pensato che l'inerzia potesse cambiare: a Berlino con il rigore non dato a Pogba, a Cardiff alla fine del primo tempo dopo il gol di Mandzukic. Maledizione? L'abbiamo vista come una grandissima delusione, ma mai come una maledizione. Parliamo di una competizione che tu affronti al pari delle altre durante l'anno, la Champions è poi difficile perché si gioca sui dettagli. Tra di noi avevamo la consapevolezza di aver affrontato il Barcellona e il Real Madrid più forti di sempre, avevamo dato più del 100% ma purtroppo le cose non sono andate bene. C'è stato qualcuno di più forte, qui non potevi far altro che complimentarti e prender la sconfitta".


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