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Mourinho e Pinto, il mercato della Roma tra richieste e sostenibilità

di Dario Marchetti

Molte volte scherzando si dice il vero. E’ una delle tecniche comunicative che più di tutte usa Josè Mourinho, ieri tornato a parlare dopo che l’ultima era stato nel post partita della gara con il Torino prima della sosta mondiale. E l’ho fatto lanciando anche dei messaggi alla società e ironizzando su un budget di mercato non da top club. Perché in tournée quando gli viene chiesto se la Roma fosse interessata a un calciatore giapponese risponde “se non costa tanto…”, mentre quando parla del mercato più in generale aggiunge che “la Roma non ha il potere di andare in Premier League e prendere quei giocatori che sono nella fascia top”. Per carità, è la verità, ma la sensazione è che il tecnico non perda occasione per sottolineare questo aspetto, così come quando definì la campagna acquisti estiva della Roma un “mercatino” visti i soli sette milioni spesi per Celik.

Sia chiaro, fa tutto parte del gioco. Lo Special One è l’esigenza fatta persona, per questo dopo l’arrivo di Solbakken si aspetta anche qualche altro regalino. Il gm Pinto, però, è stato chiaro: “L’opinione dell’allenatore è molto importante, ma lo è anche la sostenibilità”. Tradotto: la società proverà ad accontentare Mourinho, ma senza uscire dai paletti del Financial Fair Play. Per questo a ogni eventuale entrata dovrà corrispondere un’uscita, con Shomurodov che piace alla Cremonese e Karsdorp alla Juventus. Dovesse salutare l’olandese, allora Pinto andrebbe con forza su un terzino con Bellerin in cima alla lista, visto anche il suo contratto in scadenza nel giungo del 2023. A centrocampo anche Mourinho vorrebbe un regalino e se la pista Frattesi è da tenersi valida per giugno, nell’immediato il nome sul taccuino del gm è quello di Lukic di Torino.


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