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Gentile a La Repubblica: "Volevo denunciare la mafia dei procuratori e mi hanno fatto fuori"

di Andrea Piras

Lunga intervista all'edizione odierna de La Repubblica per Claudio Gentile. L'ex difensore della Juventus ha raccontato la sua esclusione dal giro della Nazionale dopo aver condotto l'Under 21 alla conquista dell'Europeo e del bronzo olimpico: "Avevamo vinto l’Europeo, avevamo conquistato il bronzo alle Olimpiadi, una medaglia che mancava al nostro calcio da 70 anni. Sette miei giocatori formavano l’ossatura dell’Italia campione del mondo nel 2006, ma io venni cacciato dalla sera alla mattina senza una spiegazione. Ma non senza un motivo".

Dunque, un sospetto lei ce l’ha.
"Avevo minacciato di denunciare alcuni procuratori che volevano offrirmi denaro, molto denaro, per convocare in Nazionale i loro giocatori. Li cacciai tutti! Io stesso non ho mai avuto un agente. Guarda caso, da quel momento qualcuno me l’ha giurata".

Ha in mente un nome e un cognome?
"La risposta avrebbe dovuto darla Guido Rossi, che era commissario straordinario della Figc e decise di farmi fuori: ma purtroppo è morto. Potrebbe chiarire qualcosa Demetrio Albertini, al quale spiegai che avevo ricevuto l’offerta di un club importante (la Juventus, ndr) e che mi invitò a rifiutare. 'Abbiamo progetti importanti per te', mi disse Albertini. Come no! Il progetto di distruggermi la carriera. Da chi prendevano ordini quei dirigenti? Sono stato ingenuo a non firmare un altro contratto e a non abbandonare la Figc. L'ho fatto per troppa correttezza".

I procuratori erano una lobby così potente?
"La parola che mi viene in mente è mafia, senza neppure un Totò Riina al quale dare la colpa: io non so chi mi abbia fatto saltare in aria. Rubavo? Ero corrotto? Ero antipatico? Me lo dicano. Almeno, dopo quasi vent’anni ne saprò finalmente qualcosa in più. Ma poi si preparino alle denunce dei miei avvocati".


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