.

Everton e Roma di proprietà Friedkin, cosa dicono le regole UEFA sulle multiproprietà

di Ivan Cardia

Dopo la Roma, ecco l'Everton. I Friedkin, in un momento delicatissimo per la propria gestione del club capitolino, ampliano i propri interessi nel calcio europeo. È infatti ufficiale da oggi l'acquisizione, da parte della holding di famiglia, dell'Everton, club militante in Premier League: qui il comunicato stampa. Il passaggio di consegne è subordinato, come da prassi, all'approvazione della Premier League, ma al momento non vi sono indizi su un possibile responso negativo, nonostante questo tipo di controlli in Inghilterra sia ben più pervasivi che in Italia.

L'acquisto dell'Everton non è da leggere come il preludio alla potenziale cessione della Roma, pur molto chiacchierato negli ultimi giorni. Fonti vicine ai Friedkin smentiscono difatti tale eventualità, almeno per il momento. In futuro, finché i texani controlleranno entrambe le società, potrebbe semmai emergere il tema della loro coesistenza nelle competizioni europee. Le regole UEFA - a differenza di quelle FIGC ove l'unico caso oggi esistente è quello di Napoli e Bari, in deroga fino al 2029 - non prevedono il divieto di multiproprietà, ma subordinano la partecipazione delle squadre interessate a determinati requisiti. Da approfondire, posto che al momento la situazione sportiva dell'Everton, ultimo in Premier League con un solo punto conquistato dopo cinque giornate, non rende particolarmente attuale il tema.

Cosa dicono le regole UEFA. La disciplina in materia è prevista dall'articolo 5 delle Regulations of the UEFA Champions League, la cui versione più recente è del 2 settembre 2024. Rubricato "Integrità della competizione/multiproprietà di club", richiede che, alla fine della stagione, i club intenzionato a partecipare alle coppe rispetti determinati criteri. In particolare:

"Nessun club che partecipa a una competizione per club UEFA può, direttamente o indirettamente:
* detenere o gestire titoli o azioni di qualsiasi altro club partecipante a una competizione per club UEFA;
* essere membro di qualsiasi altro club partecipante a una competizione per club UEFA;
* essere coinvolto in qualsiasi modo nella gestione, amministrazione e/o performance sportiva di qualsiasi altro club partecipante a una competizione per club UEFA;
* avere alcun potere nella gestione, amministrazione e/o performance sportiva di qualsiasi altro club partecipante a una competizione per club UEFA.

Nessuno può essere coinvolto, direttamente o indirettamente, in qualsiasi modo nella gestione, amministrazione e/o performance sportiva di più di un club partecipante a una competizione per club UEFA.

Nessuna persona fisica o giuridica può avere controllo o influenza su più di un club partecipante a una competizione per club UEFA, tale controllo o influenza essendo definito come:
* detenere la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti;
* avere il diritto di nominare o rimuovere la maggioranza dei membri dell'organo amministrativo, gestionale o di sorveglianza del club;
* essere azionista e controllare da solo la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti in base a un accordo con altri azionisti del club;
* essere in grado di esercitare, con qualsiasi mezzo, un'influenza decisiva nel processo decisionale del club".

Con la riforma delle competizioni, e l'eliminazione della "retrocessione" da una coppa all'altra, si è introdotta un'eccezione relativa alla partecipazione in due coppe diverse. In base alle regole UEFA attuali, l'esclusione di una delle due (o più società) interessate dalla questione è prevista solo per i club facenti riferimento alla stessa proprietà (o sfera di influenza) che partecipino alla stessa competizione. In sostanza, nel caso che qui ci interessa, il problema non si porrebbe neanche nel caso che la Roma si qualifichi alla Champions e l'Everton all'Europa League. C'è di più.

Fatta la legge, ecco la scappatoia. Non di inganno si può parlare, trattandosi di normative volutamente ammorbidite nel tempo sino al punto di sdoganare, di fatto, le multiproprietà a livello europeo. I precedenti sono numerosi e danno un quadro chiaro. Sono lontani i tempi in cui il Salisburgo dovette inventarsi una ben poco credibile rottura con Red Bull, comunque dimostrando quando fossero aggirabili norme anche più stringenti, per potersi iscrivere alle competizioni europee.

La questione ha interessato non molto tempo fa un altro club italiano: il Milan, che condivide la proprietà con il Tolosa. Le dimissioni di Gerry Cardinale dal Consiglio d'Amministrazione hanno risolto in partenza il problema, portando la Prima Camera dell'Organo di Controllo Finanziario dei Club UEFA (CFCB First Chamber) a ritenere - qui il comunicato stampa - che "tali cambiamenti abbiano portato i club a rispettare la regola delle multi-proprietà". Ancora più recente è la decisione, ulteriormente intricata, legata alla contemporanea proprietà, da parte del City Group, di Manchester City, Girona e Nizza. Anche in questo caso, è stato sufficiente intervenire sul CdA, escludendo i componenti comuni e facenti riferimento alla proprietà; inoltre, sono stati dei blind trust a cui è stato trasferito temporaneamente il controllo delle società, condizione sufficiente a portare la First Chamber - che scambierà regolarmente informazioni con i trusteee - a dare un responso positivo.

A Roma ed Everton, in ultima analisi, basterà davvero poco per rispettare le normative UEFA. E potranno giocare, nel caso, anche la stessa coppa.


Altre notizie