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ESCLUSIVA TMW - Valenti, tecnico italiano in Macedonia: "Difesa e contropiede, qui giocano così"

di Raimondo De Magistris
Fonte: Dal nostro inviato a Roma

Giovanni Valenti è un allenatore bresciano di 47 anni che dalla scorsa estate ha deciso di intraprendere la sua prima avventura da allenatore di una prima squadra dopo oltre 20 anni di settore giovanile. Ha deciso di farlo all'AP Brera, una società fondata da Goran Pandev acquistata lo scorso anno al 90% dalla Brera Holdings.
Pandev è ancora il presidente, ha certamente voce in capitolo, ma Valenti è stato scelto dalla nuova proprietà e con una squadra giovanissima occupa oggi il quinto posto in classifica. Nell'ultimo turno, ha battuto lo Struga facendogli perdere il primo posto. "Nonostante abbia un monte-ingaggi molto più alto del nostro", ha esordito.

Che campionato è quello macedone?
"Qui sono abituati a praticare un calcio d'attesa, tendono a non attaccare il possessore di palla e a fare un pressing medio-basso. In campionato la fase di costruzione la fanno in pochi. Pressing basso e contropiede dopo la riconquista".

Che è poi anche lo spirito della Nazionale, anche se giocano tutti all'estero
"Praticamente tutti però sì, è una nazionale che gioca difesa e contropiede. Praticano un calcio che cerca di tenerli dentro la partita il più a lungo possibile, di controllo e densità. Probabilmente stasera giocheranno ancora con una difesa a tre che diventa a cinque e poi in ripartenza si affidano a giocatori di qualità come Bardhi e Elmas. Lasceranno l'iniziativa all'Italia ma occhio al contropiede che è di qualità, non è la palla buttata in avanti e amen... E' un contropiede sempre organizzato".

E l'Italia?
"L'ho vista dal vivo qui a Skopje, mi piace. Si vede che ad allenarla c'è Spalletti, ho visto i terzini agire da registi... E poi ci sono tanti ragazzi che conosco bene avendoli allenati: Colpani, Buongiorno, Raspadori, Scalvini... Mi fa felice vederli tutti in questo gruppo, hanno un lungo e radioso futuro davanti a loro".

Hai girato tantissimi settori giovanili fino a fare il vice di Bollini in Under 19 e in Under 20. Chi ti sorprende meno tra i giocatori in Nazionale?
"Ora non c'è causa infortunio, ma in generale dico Scalvini. L'ho allenato nei Pulcini del Brescia, molto alto e longilineo ma con una tecnica di ottimo livello. Aveva già una grande comprensione del gioco e per questo lo mettevo come centrocampista, anche se poi si immaginava uno sviluppo da centrale di difesa visto il fisico. Umanamente un fuoriclasse, molto umile e rispettoso ma in campo molto determinato. La sua famiglia è strepitosa, il ragazzo è sempre molto gentile con tutti ma quando inizia il suo lavoro in campo si trasforma".

Hai avuto modo di allenare anche il Flaco Colpani
"Lo seguii col Trapani e mi impressionò, poi l'ho ritrovato in Nazionale. Ha una buona struttura, è un po' esile ma non è piccolo. Ha una comprensione del gioco molto naturale e istintiva e una ottima tecnica ad alta velocità. E' un giocatore importante..."

Questa sera ci sarà Raspadori centravanti
"Scelta condivisibile perché per mettere in difficoltà una difesa con tanti uomini servono giocatori veloci, serve far viaggiare rapidamente il pallone. Raspadori l'ho avuto in due raduni e vale un po' il discorso di Scalvini: giocatore di grande educazione e umiltà ma è uno determinato, in campo si trasforma".

Li conosci un po' tutti. Chi sarà a tuo avviso il prossimo giovane a finire in Nazionale?
"Dico Miretti. L'ho allenato due anni alla Juventus: è un giocatore che ha troppa determinazione, è troppo motivato e serio per non arrivarci. Sono sicuro che verrà presto convocato".

Noti una inversione di tendenza sull'utilizzo dei giovani italiani in Serie A nell'ultimo periodo?
"Qualcosina... A volte si fa di necessità virtù. Se penso a 5-6 anni fa, la Juve avrebbe preferito Matuidi e Khedira a Fagioli e Miretti, mentre oggi si dà più importanza ai giovani in rosa e questa è una cosa molto positiva. Ne ho allenati tantissimi e resto convinto che i ragazzi italiani delle giovanili siano forti. Bisogna solo avere il coraggio di buttarli nella mischia, bisogna dargli il diritto di sbagliare, un po' di pazienza".

Qual è il giovane calciatori più forte mai allenato?
"Senza dubbio Mario Balotelli, mai visto uno come lui. L'ho allenato all'oratorio e poi al Lumezzane: a livello di classe pura, era pazzesco. Per le qualità che ha avrebbe potuto fare di più, però di risultati ne ha centrati. Non ci dimentichiamo che nel 2012 ci trascinò fino alla finale dell'Europeo vincendo poi il titolo di capocannoniere".


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