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Così simili, così diversi: Allegri-Simeone, scontro tra titani. O quasi

di Ivan Cardia

“Stile Atlético Madrid”. Né italiani, né spagnoli: è il messaggio che ha mandato ieri Koke in conferenza stampa. I Colchoneros sono un’eccezione nella Liga: giocano male, per il giudizio estetico di chi valuta possesso palla e tiri in porta. Vincono, molto spesso. Il curriculum di Simeone è strabiliante. Prima del suo avvento l’Atlético Madrid aveva vinto un’Europa League nel 2010, vero. Ma prima di quella, il nulla: trofeo precedente nel 1996. Addirittura, in Liga non arrivava nelle prime tre posizioni dal 1996. Con il Cholo, la seconda squadra di Madrid è diventata in pianta stabile, nel peggiore dei casi, la terza forza del campionato spagnolo. Vincendolo, anche.

Il risultato, prima di tutto: è questo il mantra del tecnico argentino, che all’obiettivo adotta il suo gioco. Speculativo, lo definisce qualcuno. Efficace, lo definirebbe Massimiliano Allegri. Un altro che al risultato assegna un posto prioritario, se non unico, nell’elenco delle cose da inseguire su un campo da calcio. Il livornese ha trovato una Juve che in Italia già vinceva con Conte, ma in Europa l’ha trasformata in una macchina da guerra. Senza far impazzire gli esteti. E in questo assomiglia, ancora, a Simeone. Ragion per cui, sia detto per inciso, dal Wanda Metropolitano sarà difficile aspettarsi una gara votata alla goleada.

Si allontanano, i due, nel modo di inseguirlo quel risultato. Perché Allegri non piace a chi vive sulla triangolazione e sul calcio spettacolo a tutti i costi, ma manda in campo la squadra per fare la partita. Stasera giocherà con Dybala-Ronaldo-Mandzukic come attacco: artiglieria pesante. Più Pjanic, un trequartista reinventato regista. Non c’è l’idea di aspettare l’avversario, nel calcio di Allegri. C’è quella di dominarlo, e magari di stordirlo con ritmi lenti. Tutto il contrario rispetto a Simeone, che invece preferisce subire e alzare il ritmo, tirare fuori dente e unghie per azzannare l’avversario quando meno se lo aspetta.

Così simili, così diversi. Anche nella statura internazionale: Allegri e Simeone hanno sfiorato la vittoria in Champions League, nelle ultime stagioni, senza trovarla. Negli ultimi cinque anni, due finali le ha perse Allegri e due le ha perse Simeone. La quinta, l’altro eterno secondo Klopp. Sono grandi allenatori? Sì, ma per uno scontro fra titani serve alzarla, almeno una volta, quella maledetta coppa dalle grandi orecchie.


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