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Un appello alla Federazione: rivoluzioni la Coppa Italia. Tutti meritano una notte da sogno come il Saarbrucken, il Calais, l'Hereford e non questa minuscola competizione che interessa solo a pochi eletti

di Marco Conterio

Ronnie Radford, figlio della genuina working class inglese, saldatore in acciaieria durante la settimana e calciatore dilettante nel week-end, ha un nome legato in modo sempiterno al football britannico. In un freddo e fangoso pomeriggio del 1972, il suo piccolo Hereford FC ospitava il Newcastle United in FA Cup, in un Edgar Street ricolmo. Magpies in controllo della partita, e in vantaggio, nella ripresa il saldatore di South Elmsall segnò una rete straordinaria che poi è stata a lungo parte della sigla di Match Of The Day, la più celebre trasmissione del calcio inglese della BBC. L'Hereford vinse poi quella gara ai supplementari e questa partita sarà ricordata per sempre nel piccolo bordo a sud est di Birmingham. Quella di Hereford è una delle tante straordinarie storie di 'giant killing', ovvero dove Davide riesce ad aver la meglio su Golia, in una delle meravigliose Coppe nazionali all'estero. All'estero, ma non in Italia.

Siete mai stati a Saabrucken?
Città universitaria, polo economico del Saarland, la straordinaria Ludwigskirche, il ponte di pietra sul Saar, il teatro sulle sponde del fiume, il cartello che ricorda il gemellaggio con Spotorno e, da due notti, anche l'idea di erigere una statua alla memoria di una partita che non finirà mai, nei ricordi. Saarbrucken due, Bayern Monaco uno. E in campo c'era tanto del meglio della formazione di Thomas Tuchel, non le riserve delle riserve a cui far perder l'odore della naftalina. Muller, Choupo-Moting, Kim, De Ligt, Neuer, Kimmich, Davies, solo alcuni, ma giusto per intenderci che la formazione di Rudiger Ziehl da Zweibrucken ha compiuto una vera e propria, mastodontica, epica, impresa. Sugli spalti del Ludwigspark Stadion è esplosa la festa quando al novantaseiesimo Marcel ha deciso di diventare il secondo Gaus più famoso della storia, anche se quello più celebre aveva due S nel cognome e qualche principio matematico e unità di misura del campo magnetico scoperte e teorizzate in più.

Avete sentito mai nominare Calais?
Ma certo. L'orizzonte continentale degli inglesi, celebre per le sue rive marittime, per la base dei tedeschi durante la guerra, per la battaglia, ma pure per quell'impresa folle e scapestrata in Coppa di Francia. Arrivarono in finale, i dilettanti del Calais. Oppure il Pays de Cassel, che si fece pure prestare lo stadio dal Lens per portar tre volte la popolazione cittadina, per affrontare ai sedicesimi il Paris Saint-Germain. E in Italia? Avete ricordanza di imprese titaniche del genere, se non del bel percorso recente dell'Alessandria, nel 2016, arrivato fino alla semifinale contro il Milan? No. Da noi no. Perché la formula della Coppa Italia è perfettamente italiana: altro che favole, altro che storie. Seduti sulla poltrona del potente ad aspettare gli altri a sfidarsi a colpi di riserve e forchette, salvo poi entrar con la sciabola in mano quando i turni son già passati e gli avversari consumati.

Il calcio italiano e la coppetta italia
Eppure lo scorso giugno la Lega ha detto di no. Ha scartato l'ipotesi 'dopo uno studio ad hoc', di rivoluzionare il formato della nostra coppetta, che si merita solo il minuscolo. Meglio, evidentemente, le riserve contro le riserve di due formazioni di Serie A. Vuoi mettere la possibilità di vedere, magari, la Juventus a Trapani? L'Inter che gioca in casa della Pistoiese? Il Milan che affronta il Cerignola in trasferta? E via discorrendo. Chiaro: la rivoluzione dovrebbe partire dall'alto, perché una Coppa globale, maiuscola, Italiana vera, dovrebbe essere organizzata dalla Federazione (vedi il caso inglese, FA Cup e Coppa di Lega, ndr), e allora servirebbero impianti a norma anche nelle categorie inferiori. Però ci si pensi. Per la magia di queste sfide, il ricordo eterno di una notte così per una città intera e magari anche la possibilità di scrivere per sempre nella propria storia e nei propri ricordi i novanta minuti più belli di sempre. E invece no. E invece il calcio italiano continua a rifiutare questa possibilità, mentre si fa bello e tronfio alzando la voce contro la Superlega, ma abbraccia volentieri il nuovo Mondiale per Club della Fifa. Altro che calcio della gente. In Spagna, in Inghilterra, in Francia, in Germania, almeno c'è la possibilità per tutti di poter vivere per una volta una notte o un pomeriggio eterno. In Italia, neppure questo. Servirebbe così poco...


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