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Prossima fermata Qatar: l'inattesa maledizione del Liverpool

di Tancredi Palmeri
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E’ Flamengo-Liverpool come tutti pensavano, speravano e volevano la finale stasera alle 18.30 di Mondiale per Club. Anche se è arrivata in maniera rocambolesca, con il Flamengo riemerso in rimonta, con il Liverpool che ha rischiato il rovescio e vinto solo nei minuti di recupero, in coda a un Mondiale per Club in generale di livello agonistico e tecnico molto più alto di quanto non sia sembrato.

Ma questo Flamengo-Liverpool non è una finale qualsiasi, non è una edizione qualsiasi. Remake e rivincita del tracollo Reds del 1981, quando il Liverpool alla terza Coppa dei Campioni decise finalmente di giocarsi la Coppa Intercontinentale, dopo aver marcato visita le due volte precedenti.
E mal gliene incolse, perché fu letteralmente ridicolizzato dal Flamengo, che vinse 3-0 arrivando a quel vantaggio già dopo 34 minuti, guidato in campo da un Zico formato Messi e da un Junior formato Xavi, e in panchina da un Carpegiani formato Guardiola (peraltro pure lui debuttante ad alto livello come fu Pep agli inizi a Barcellona).
Un confronto che fu scioccante per i campioni d’Europa - ma che dico campioni: dominatori, considerando il terzo titolo continentale in cinque anni. Il Fla giocava un altro sport, schienando impietosamente il football fisico anglosassone, cominciando a far intravedere l’inizio del declino di metà anni Ottanta, e essendo i rubronegros in pratica la copia virtuale del Brasile mitico del 1982, che solo l’arguzia tattica italiana sarebbe riuscito a fermare nella scalata al titolo mondiale.

Ma non è ancora tutto, perché quella partita che fu anche la peggiore in carriera per Grobelaar, rimase l’unico titolo mondiale per club del Flamengo: che pur essendo facilmente associabile a una Juventus o Milan di Brasile, tuttavia fino al novembre scorso non era ancora mai riuscito a sollevare la sua seconda Libertadores. E allora forse si comincia a capire l’importante di questa finale sponda Flamengo.

Ma la capirete ancora di più considerando questo particolare: pensate che forse il coro più cantato e amato dalla tifoseria flamenguista è proprio quello che ricorda quel 3-0, cantato praticamente a ogni partita, e allora immaginatevi cosa deve essere tornare finalmente a riviverlo dopo 38 anni, soprattutto per generazioni che lo hanno solo imparato dai ricordi - non a caso, sono circa quindicimila i tifosi del Flamengo volati a Doha da tutto il mondo, diecimila solo dal Brasile!

Ma nonostante Klopp abbia provato a buttare la croce della pressione sul Fla “perché per i sudamericani conta molto di più che per noi”, in verità questa finale conta molto, ma molto di più per il Liverpool.
Perché è una vera e propria maledizione quella di cui soffre: mai vinto un titolo di Intercontinentale o di Mondiale per Club, nonostante le tre finali disputate e le cinque volte in totale in cui ne avrebbe maturato il diritto di parteciparvi. Le prime due cedette il diritto alla finalista di Coppa dei Campioni, poi partecipò e fu prima mandato a scuola dal Flamenco, poi disarmato dall’Independiente nel 1984, e forse ancora più sorprendente neutralizzato dal Sao Paulo di Marcio Amoroso nel 2005, alla prima edizione propriamente detta del Mondiale per Club.
E non solo. Perché tre finali disputate, 0 gol fatti. Un record ineguagliato, considerando che l’unica ha fatto qualcosa di simile è il Cruzeiro, fermo però a due finali. Una storia umiliante e sorprendente per il Liverpool.

Non che la carica possa essere sufficiente a Jorge Jesus, che punta a essere il primo allenatore europeo a vincere il Mondiale per Club/Intercontinentale sulla panchina di una squadra sudamericana. Il Flamengo ha qualità e gioca bene, ma non solo il ritmo standard del Liverpool è fuori portata, in aggiunta le amnesie in fase difensiva viste in semifinale con l’Al Ain hanno riportato a un calcio emozionale.
Gabigol in ombra, il giocatore che può davvero fare la differenza per Jorge Jesus è Bruno Henrique: vero disequilibratore tra le linee, ha gol, assist e cambi di passo. Ma se Jorge Jesus è a suo modo un Klopp portoghese, allora è l’intensità la maniera con cui può pensare di avere qualche speranza, l’unica maniera.
Perché il Liverpool recupererà tutti gli effettivi, e Salah e Naby Keita hanno già segnalato di essere particolarmente in forma. Non proprio contropiede da parte del Flamengo: ma consapevolezza di quanto non bisogni lasciare spazi, e dello sfruttare quel poco di connessione che può mancare tra difesa e centrocampo quando il Liverpool è sbilanciato. Perché questi Reds potrebbero essere i più forti di sempre.

Ed è vero che Klopp ha già il suo posto nella storia di Anfield, e sarà ancora più visibile se come è probabile riporterà la Premier dopo la maledizione dei 30 anni. Ma se è lui l’uomo che interrompe i sortilegi, allora far diventare il Liverpool campione del mondo, per la prima volta, sarà un primato che potrà vantare solo lui per sempre. E potete stare certi che dentro di sé lo terrà bene a mente anche il rilassatissimo e divertente Juergen Klopp.

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