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Claudio Nassi: "Io e Collina"

di Redazione TMW
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Uscito dal calcio nel gennaio '89, avevo notato che una delle storture da correggere era il tempo effettivo. Nell'edizione dell'annuario tecnico-statistico "Tuttocalcio" del '91, a pag. 22, una tabella indicava i minuti giocati dalle 18 squadre di Serie A. Se la media partita era 57' e 40", ben 173' dividevano il Cesena, 2.046', dal Pisa, 1.873'. I toscani avevano giocato 3 partite in meno dei romagnoli. Nell'ultimo almanacco '99/2000, 108' separavano la Fiorentina, 2.031', dalla Juventus, 1.923', per cui, se la partita durava 58' e 10" di media, i viola avevano disputato quasi 2 gare più dei bianconeri. Ovvero un'eternità. La regolarità era ben altra cosa. Il calcio rimaneva lo sport dove si sapeva quando una gara cominciava e mai quando finiva. Perché? Facile rispondere. Si andava a toccare il potere discrezionale dell'arbitro e questo non veniva permesso. Sarebbe stato semplice disputare 30' effettivi per tempo, ma le cose semplici sono le più difficili.

C'è voluto il Mondiale in Qatar, con 61' di recupero nelle prime 4 partite, per tornare a parlare di tempo effettivo. L'avevo detto 32 anni fa, battuta la grancassa fino al 2000 su "Tuttocalcio" e continuato. Sarebbe facile dire che sono arrivato prima di Collina, Chairman of the FIFA Referee Committee, un fuoriclasse come lo definiscono, o l'uomo con in testa un computer. So bene che non è così, perché i dirigenti e gli arbitri conoscevano il problema, ma non lo affrontavano. Avrebbero perso una fetta di potere. Né spingevano i grandi club. Sarebbe stato harakiri: l'ampia discrezionalità era gradita. Nel frattempo che cosa era avvenuto? Si era deciso per un contentino. Il cartello presentato dal quarto uomo allo scadere dei 90' regolamentari. Come molti avranno notato, il tempo ulteriore raramente viene rispettato, quando 30" in più o in meno possono determinare, perché la percentuale di errore aumenta, la concentrazione diminuisce e si arriva al gol con maggior facilità.

Per cui non mi è neppur passato per la mente di aver anticipato Collina. Ho visto crescere D'Elia, Lanese e Longhi, fino a diventare internazionali, e imparato a leggere le designazioni da una terna senza eguali: Ferrari Aggradi, D'Agostini e Righetti, che nessuno poteva guidare, se non Artemio Franchi. Alle volte per capire occorreva una settimana, altre un mese, talora un anno, o rimaneva il dubbio, tante erano l'abilità e la sottigliezza. Per cui chiedo scusa a Collina: mai avrei potuto anticiparlo.

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