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Calaiò: "Il Palermo? Avevo già dato la parola al Napoli. Ora vorrei fare il ds o il club manager"

di Alessandra Stefanelli
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© foto di Nicola Ianuale/TUTTOmercatoWEB.com

Emanuele Calaiò, ex attaccante ora dirigente della Salernitana, ha parlato oggi ai microfoni di Casa Di Marzio: “Il Palermo? Non ci sono state le circostanze. Sono stato vicino a quella squadra due volte, la prima quando avevo già dato la parola al Napoli ed era una trattativa che andava avanti per mesi. Prima di firmare mi chiamò il mio procuratore e mi disse che all'ultimo si era inserito il Palermo con la chiamata di Zamparini e Foschi ma non potevo non firmare. C'è stata poi un'altra occasione ma alla fine Zamparini decise di non portare più palermitani a Palermo e non c'è stato modo. Alla fine comunque amo la mia città anche se non ci ho mai giocato. E' andata così. Sono contento della carriera che ho fatto”.

Sull’esperienza al Parma: “È stata un'esperienza bellissima. Come per la scelta di Napoli, scendendo di categoria per sposare un progetto, l'ho voluto fare anche a Parma. Ero a Spezia in B e potevo restare in categoria. Parma però è storica, è una società importante, mi ispirava il progetto. Volevo arrivare in Serie A con il Parma e ci sono riuscito. Quella è stata una mia seconda casa. Mi hanno trattato tutti bene, i tifosi, la squadra, la società. Ho ricordi piacevolissimi. Il difensore più forte contro cui ho giocato? Quando ho iniziato, a 18/19 anni, quello che mi faceva venire più ansia era Montero, perché era più 'cattivo'. Negli ultimi 10 anni invece dico Chiellini. Penso che sia uno dei più forti al mondo. Legge sempre la giocata prima”.

Sul periodo trascorso a Napoli: “L’emozione più forte? Tante. Dal gol con il Lecce alla penultima giornata prima di andare a Genova. Gol emozionante, cornice di pubblico incredibile. Poi il gol col Perugia che ci ha dato la promozione in B. Poi ancora vincere al San Paolo contro la Juve; i gol al Livorno in Serie A, i miei primi. Sono ritornato con la consapevolezza di non giocare tanto, sapevo di andare a fare il vice-Cavani. Ma c'erano varie competizioni e ho pensato che ci sarebbe stato più spazio. Poi mi ha chiamato Mazzarri dicendomi che cercavano un vice-Cavani, un attaccante di esperienza, che poteva tenere insieme lo spogliatoio. E lì ho avuto l'occasione di giocare con grandi campioni, anche in Europa League. Per me era un ritorno a casa e non potevo dire di no ad un'altra chiamata del Napoli”.

Chiosa sulla sua esperienza da dirigente: “La Salernitana è stata la mia ultima squadra. L'ho voluta fortemente perché dopo la parentesi della squalifica volevo rimettermi in gioco in una piazza calorosa e in cui potevo ritrovare degli stimoli. E dopo 25 anni che giravo città e squadre volevo anche avvicinarmi a casa. E' stata una parentesi bella, anche se di pochi mesi. Ringrazio chi mi ha dato l'opportunità di lavorare anche a desso a fine carriera, nel settore giovanile della Salernitana. Mi piace come lavoro, lo faccio con passione e metto la mia esperienza per farli crescere. Cerco nuovi talenti per la Campania. Vorrei che i ragazzini dell'Under15 e 16 arrivassero in prima squadra. Il futuro? La mia idea è fare il direttore sportivo o il club manager, una figura dirigenziale nuova. Come un dirigente che fa da collante tra spogliatoio e società. Una figura tecnica, non amministrativa. Un domani vorrei fare questo”.

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