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Tommasi: "Anche i calciatori vogliono allenarsi dal 4 maggio: basterebbe un protocollo"

di Pietro Lazzerini
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Damiano Tommasi, presidente dell'AIC, ha parlato a Radio24 nel corso della trasmissione "Tutti Convocati": "

Vi sentite offesi dopo l'ultimo decreto?
"Non è una situazione semplice. Il primo problema è la responsabilità. Su Formello qualcuno ha la responsabilità per esempio, mentre se un calciatore va a correre nel parco non si tratta di un allenamento per professionisti. Tutti ci rivolgiamo ai comitati scientifici, ma pensiamo che i giocatori possano allenarsi individualmente all'interno dei rispettivi centri sportivi. La premessa è il modo con cui potremo tornare, però poi ci deve anche essere chi si prende la responsabilità di far allenare i giocatori dentro a delle strutture. Noi vogliamo capire se c'è questa possibilità. Tornare ad allenarsi su un campo sportivo, dopo mesi in casa, ha il suo valore. Abbiamo chiesto di valutare un protocollo per tornare ad allenarsi subito anche per gli sport di squadra".

L'ha convinta il ministro dopo la telefonata di ieri sera?
"Ha motivato la sua scelta e io ho motivato la nostra risposta. A me non risulta che ci siano protocolli validati per gli sport individuali. Noi abbiamo chiesto di poter utilizzare questo tipo di protocollo anche per noi ma non sappiamo niente di questo tipo di documenti".

Stare fermi è nocivo per la salute dei calciatori al di là della condizione atletica?
"Ci sono responsabilità anche da parte del datore di lavoro nei confronti del dipendente. Ci sono giocatori che vorrebbero tornare subito in campo e chi invece vuole maggiori certezze. Tutti però sono d'accordo nella progressione degli allenamenti. Affrontiamo un protocollo per gli sport individuali e poi quelli per gli allenamenti di gruppo. La cosa assurda è che non abbiamo il protocollo validato per il 18 maggio. Ci sono anche società e presidenti che non hanno intenzione di prendersi la responsabilità della ripresa degli allenamenti. E' un discorso molto ampio".

C'è ancora un ragionamento aperto per riprendere individualmente già da lunedì 4 maggio?
"Il protocollo per il 18 non è stato ancora validato. Siamo preoccupati per questo perché senza che esso sia pronto è difficile tornare ad allenarsi come squadra. Noi abbiamo chiesto che ci sia un protocollo per l'allenamento individuale per gli sport di squadra. Stando a questo decreto non sarebbe possibile tornare ad allenarsi, ma se ci fosse un protocollo potrebbe essere attivabile anche da lunedì. Per quanto riguarda il 18 ci aspettavamo il via libera del governo. Speriamo che venga validato il prossimo perché così potremmo ripartire"

Quanti club non vogliono riprendere?
"Alcune società non hanno spazi o strutture adeguate e dunque è un punto interrogativo. C'è chi ci marcia, strumentalizzando alcune situazioni, ma noi dobbiamo pensare alla salute, alla sicurezza e alla possibilità di tornare ad allenarsi anche da soli dopo un periodo di clausura in casa. Abbiamo chiesto di poter aprire un protocollo individuale anche per lo sport di squadra".

Nei confronti del calcio c'è un po' di sottovalutazione del fenomeno?
"Sono considerazioni che valgono tutto l'anno. Noi dobbiamo però pensare ai fatti. Il calcio oggi è uno sport che ha un valore di indotto non indifferente e nessun altro sport ha lo spazio del calcio in Italia e dunque serve una analisi approfondita. Chi non ne parla o chiede che se ne parli di meno non è una novità".

Non c'è il rischio di inseguire il mito del rischio zero rispetto alla massima sicurezza possibile?
"Se in Germania sono tornati ad allenarsi è perché il rischio è sotto una certa percentuale. L'abbassamento del rischio ti permette di fare determinate cose in più o meno. Il rischio zero ci viene detto che non ci sarà. Qual è il rischio calcolato? Non sta a noi dirlo. Ci sarà la possibilità di valutarlo. Al di là della salute dei giocatori, il rischio calcolato se lo deve prendere anche chi li mette in campo i calciatori. Bisogna vedere cosa significa fare calcio prima che sparisca il virus. Ogni mattina vediamo quali sono i rischi del contagio. Sappiamo che il calcio, a differenza di altre aziende, deve ripartire in toto. Tutti devono ripartire insieme. L'orizzonte temporale su cui ragionare non sappiamo qual è. Adesso corriamo per finire la stagione corrente, ma non sappiamo cosa accadrà ed è solo la nostra speranza ad allungare il tempo per tornare".

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