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TMW RADIO - Abete: "Diritti tv, due problemi in più ma siamo a fine. Protocollo Covid? Ha retto"

di Dimitri Conti
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Archivio Stadio Aperto 2020-2021
TMW Radio
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Giancarlo Abete intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex presidente federale e commissario straordinario Giancarlo Abete è intervenuto in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Il calcio italiano è affaticato come ogni realtà del nostro paese: il Covid ha rotto equilibri economici ma anche di relazioni e vissuto sociale, specie nelle aree che fanno dell'intrattenimento il loro punto forte, come l'industria del tempo libero. Poi c'è una riflessione sulla competitività: il calcio ha avuto una buona tenuta, ma in assenza di introiti rimangono grandi dubbi sulla sostenibilità economica di alcune realtà oltre che sulla competitività, come si è visto nelle competizioni europee".

Se la aspettava la spaccatura sui diritti tv?
"Che ci sia un problema sull'assegnazione dei diritti tv per il prossimo triennio è fatto evidente, e anche in passato è sempre stato così. Ci sono due problemi aggiuntivi: il fatto che il mercato televisivo abbia risentito di questa nuova modalità di fruizione del calcio, e l'emergere dell'ingresso dei fondi che costituisce un'ulteriore variabile oltre a quelle storiche. Per la vita dei club è un passaggio fondamentale, e si stanno sommando fibrillazioni. Siamo comunque al fotofinish: ancora pochi giorni per le offerte, e domani ci sarà un passaggio in assemblea importante. Confido nella capacità dei club di trovare una soluzione".

Riusciremo a vivere l'Europeo itinerante?
"Sarebbe importante. Già c'è stato il trauma del passaggio da 2020 a 2021, con tanti di noi appassionati che speravano di poter festeggiare l'opportunità di un grande calcio e della presenza dell'Italia come paese ospitante. Gravina sta facendo il massimo perché l'Italia possa ospitare una parte della manifestazione. Speriamo che con i vaccini le situazioni migliorino, la pre-condizione per certi grandi eventi è questo. Poi ci sarà il Mondiale, ora si comincia con Irlanda del Nord, Bulgaria e Lituania: l'avversario principale sembra la Svizzera, sempre ostica, ma la nazionale di Mancini ha le capacità per ottenere grandi risultati".

C'è una strumentalizzazione eccessiva sulla riforma dei campionati?
"Non è l'unica soluzione: può aiutare, ma ricordiamo che quattro dei principali paesi calcistici hanno 20 squadre in Serie A, e quando si parla di riforma c'è grande attenzione sulla realtà della Lega Pro, che di squadre ne ha sessanta, ma in molti pensano al massimo campionato. Il fatto di avere venti squadre non ha impedito alle grandi squadre europee di far bene, non dobbiamo pensare a causa-effetto".

Servirebbe una soluzione di sistema per risollevare l'Italia in Europa?
"L'Italia a certi livelli soffre di una difficoltà competitiva sul versante della strutturazione delle società: tra i primi dieci club a livello europeo per fatturato c'è solo la Juventus, e non è tra le primissime posizioni. Sappiamo che i risultati non sono collegati solo a quello, nei quarti per esempio c'è il Porto, quindi è un mix tra carenze e valutazioni di carattere tecnica, le riflessioni di ogni singola società. Se per la Nazionale si può parlare di giovani e vivai, nei club si possono prendere giocatori da ovunque senza vincoli particolari, è lì che va messa l'attenzione".

Sul protocollo Covid che ne pensa?
"C'è una pronuncia del massimo organo di giustizia dello sport che ha dato una valutazione relativamente alla partita Juventus-Napoli, quella che ha determinato l'attenzione sul protocollo. Anche se ogni fattispecie è diversa dall'altra, questo ha determinato trascinamenti e situazioni che si sono ripetute, anche se va detto in un numero limitato di volte, con molte difficoltà: la bacchetta magica non ce l'ha nessuno, e nonostante alcune riflessioni che sono legittime, mi pare che nel complesso si sia retto. Non voglio dare addosso a nessuno, né fare il primo della classe".

Un giudizio sull'emendamento sblocca-stadi.
"Gli stadi vanno fatti, spesso il dibattito ideologico ha rallentato un pragmatismo che sarebbe stato necessario. Ci sono delle situazioni che hanno determinato un problema, difficoltà ad avere una normativa che consentisse di competere con altri paesi. Si è dimostrato che gli stadi siamo in grado di farli solo dove ce n'era qualcuno già in precedenza, ma mai su siti diversi. Anche questo problema va risolto: senza stadi adeguati, la capacità competitiva non si esprime".

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Domenica 5 Maggio 2024
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