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TMW a Lisbona: l’Atalanta è come i cinesi

di Tancredi Palmeri
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“Noi siamo come i cinesi: andiamo dappertutto, a noi non ci ferma nessuno!”.
Ho temuto l’intemerata mentre grida queste parole, felice e sorridente, facendo sorridere anche me.
E’ un tifoso dell’Atalanta fuori dallo stadio Da Luz, circa 6 ore prima della partita - dicasi 6 - e senza la possibilità di entrarci in quello stadio peraltro.
E sentendo quella battuta gridata dall’altra parte della strada, in mezzo all’allegria dei compari spensierati come una grande famiglia in gita, ho ringraziato di non essere in diretta con qualche tv ché un inviato che si mette a frignare come uno scolaretto non è certo uno spettacolo decente.
Perché guardando quei circa 50 bergamaschi arrivati per conto loro a Lisbona solo per vivere la partita fuori dallo stadio, trovandosi a bighellonare nel magnifico museo all’aperto del Benfica che sono i dintorni dell’Estadio Da Luz; vedendoli bere e scherzare per quelle ore e poi ad appollaiarsi sul terrapieno davanti all’ingresso dei pullman per farsi sentire all’arrivo dell’Atalanta, cosa che puntualmente avverrà con tanto di clacson dell’autobus strombazzato come saluto di ritorno; vedere questa diffusione di genuina gioiosa felicità, rendeva impossibile fermare l’emozione di un treno in corsa dentro che ti va dal cervello al cuore e ti scioglie guardandoli così contenti, pensando a quello che abbiamo e soprattutto hanno visto e sofferto, provare una disinteressata gioia per vederli gioiosi.
Che sia andata o meno importa relativamente. La delusione dell’essere in semifinale fino all’89’ ed essere eliminati 5 minuti dopo rimarrà per sempre, sarebbe stata una favola incredibile per una squadra che tra le tante cose incredibili è bene ricordare che ad esempio dopo 4 giornate della fase a gruppi era ultima con solo 1 punto nel proprio girone e a -4 dalla qualificazione.


Ma davvero è uno di quei casi in cui ha senso dire “non c’è sconfitta nel cuore di chi ha lottato”.
Perché quello che conta stavolta è questo. Essere stati per la propria gente la possibilità di ritrovare una insensata stupida felicità, che ti fa stare 6 ore sotto il sole a cazzeggiare con gente che non conosci solo per poter gridare un ‘oooooh’ per 5 secondi quando passerà l’autobus.
La leggerezza di cui una persona, una comunità ha bisogno, perché la vita ha bisogno della dignità di avere il diritto di essere felice senza motivo.
Sono mancati 6 minuti per completare il viaggio che porta dalla gioia all’estasi.
Ma l’Atalanta ha restituito a Bergamo l’occasione e il senso di stare assieme, e se non comprendete quanto straordinario sia riuscirci con una partita dove il pubblico non può nemmeno esserci, allora non posso proprio aiutarvi a capirlo.

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