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Marchesi: “Incontro Pioli-giornalisti? Passo avanti verso un dialogo costruttivo tra club e media”

di Pierpaolo Matrone
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Stefano Marchesi, manager specializzato nella gestione di comunicazione e pubbliche relazioni di calciatori, allenatori e agenti, è intervenuto a “Già in campo” su Radio Tv Serie A RDS su alcune tematiche relative al suo ambito professionale nel calcio.

Una professionalità acquisita in vent’anni di esperienza tra club, calciatori, allenatori e agenti: dal tuo punto di vista, com’è oggi la comunicazione nel calcio?
"La mia risposta non può che iniziare ricordando che la Serie A è stata il mio luogo di nascita professionale nel 2001 con l’Hellas Verona, poi nel 2007 a 28 anni sono diventato il più giovane direttore della comunicazione della Serie A. Le opportunità per i giovani di iniziare e crescere sono reali, oggi nei club ci sono aree comunicazione con decine di professionisti, ci sono più spazio e opportunità rispetto a 10-15-20 anni fa. Aver avuto l’opportunità di lavorare della comunicazione sportiva da queste tre differenti angolazioni - club, calciatori/allenatori e agenti - mi ha concesso di allargare i miei orizzonti e di capire le dinamiche dell’industria del calcio in maniera più approfondita. Questo bagaglio di esperienza è di cruciale importanza perché oggi mi consente di trovare la soluzione migliore in ogni circostanza, con l’obiettivo di consentire a tutte le parti coinvolte di lavorare al meglio delle proprie possibilità e di raggiungere i propri obiettivi. Le dinamiche dell’industria del calcio si basano molto sulle relazioni, di conseguenza è fondamentale stimolare sempre un dialogo costruttivo con i propri interlocutori e creare una situazione “win-win”: questo permette di armonizzare i rapporti, dare più valore alle relazioni e poter lavorare con obiettivo comune: un risultato di assoluta qualità. Oggi la differenza la fanno la qualità delle relazioni e il valore dei contenuti: se ci sono collaborazione, rispetto e professionalità, creare contenuti di spessore diventa una logica conseguenza del buon lavoro svolto".

È di questi giorni l’iniziativa del Milan che ha organizzato un incontro tra Pioli e i giornalisti che seguono i rossoneri: cosa ne pensi?
"Lo ritengo un segnale estremamente positivo e incoraggiante: in primis perché evidenzia il desiderio di favorire un dialogo costruttivo con i giornalisti, in questo caso viene sottolineata la finalità della maggiore comprensione degli aspetti tecnici, ma soprattutto è un’occasione per ridimensionare quelle barriere che esistono molto spesso tra protagonisti del calcio e media. È uno dei principi che regolano la mia filosofia di lavoro: è normale - e aggiungerei professionalmente etico - che ci sia una fisiologica distanza, ma va assottigliata grazie ad un meticoloso lavoro di relazioni che consente di coinvolgere maggiormente chi sta “fuori” dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori dei club e degli entourage di calciatori e allenatori. Personalmente è un tipo di approccio che ho spesso condiviso con i clienti, non ultimo Francesco Farioli, 34enne allenatore del Nizza: un tecnico giovane e moderno che ha imparato a calarsi nelle dinamiche del calcio di oggi. La collaborazione con il club nel condividere le idee è fondamentale: in questo caso il Nizza è una società moderna, dinamica e aperta al confronto, sotto questo aspetto stiamo lavorando molto bene".

Hai una grande esperienza internazionale e contatti con media e giornalisti di moltissimi paesi, sei spesso all’estero per lavoro, in Inghilterra e Francia: cosa hai trovato di interessante all’estero che porteresti in Italia?
"Innanzitutto credo che progetti come questo della radio della Serie A siano dei segnali che anche in Italia le istituzioni si stanno muovendo, stanno iniziando a evolvere il loro pensiero, convogliando risorse e investimenti verso un tipo di informazione di qualità. In questa ottica, avendo avuto a che fare direttamente con la Premier League, molti dei loro top club e i principali media inglesi, posso testimoniare in prima persona che l’attenzione alla qualità dei prodotti editoriali e dei contenuti è quasi maniacale: questo è uno dei motivi per cui la Premier League è diventata un prodotto di intrattenimento sportivo a livello globale e, proprio per questa ragione, riesce a generare introiti enormi, ad oggi ancora inimmaginabili per altre leghe. È quello che nel mio piccolo sto cercando di fare: focalizzare sempre di più il lavoro sull’importanza delle relazioni, oltre che sulla qualità dei contenuti e dei prodotti editoriali. Recentemente ho trascorso una settimana nel Regno Unito, tra Londra e Manchester, incontrando molti giornalisti, addetti ai lavori di alcuni top club e l’Associazione Calciatori inglese. La prossima settimana sarò qualche giorno a Parigi per PSG - Nizza: un’occasione per vedere Francesco Farioli, ma anche per incontrare tanti giornalisti coi quali magari spesso ci teniamo in contatto solo per telefono. Perché i maestri che mi hanno insegnato a lavorare nel calcio mi hanno trasmesso che le vere relazioni si curano “vis a vis”, come si dice in Francia. Tra i miei 10 comandamenti professionali, alcuni dei più importanti sono viaggiare e condividere del tempo di qualità con le persone con le quali lavoriamo".

In questi mesi la Saudi Pro League è diventata protagonista del calcio mondiale, come valuti questo progetto?
"L’Arabia Saudita si è imposta sullo scenario internazionale come un player di grande potenza, attirando alcuni dei migliori calciatori del mondo e l’attenzione mediatica internazionale. Secondo i report che mi sono arrivati, ciò che probabilmente ancora manca in questo momento, poiché tutto è accaduto molto in fretta, è un livello di professionalità e specializzazione manageriale che consenta alla Lega e ai club di gestire l’impatto enorme che questi investimenti in ambito sportivo stanno generando e genereranno in futuro, tenendo conto che il loro progetto va oltre il 2030. La specializzazione e la competenza professionale non si possono acquistare in massa e quindi, in questo scenario, vedo più probabile la possibilità di formare risorse umane in loco grazie all’esperienza e al know-how di manager e professionisti con un background di Serie A, Premier League, LaLiga, Bundesliga e Ligue 1".

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