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LIVE TMW - Agnelli: "Sarri? I cicli sono di tre anni. Conte è Juventus"

di Andrea Losapio
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

13.45 - Alle ore 14, all'interno di Tutti Convocati su Radio24, parlerà Andrea Agnelli, presidente della Juventus.

Si sta decidendo in queste ore, ma Juventus-Inter potrebbe giocarsi a porte chiuse, con sviluppi difficilmente immaginabili. "In questo momento la priorità per il paese è la tutela della salute pubblica. È evidente che ci sia un dialogo con i vari portatori di interesse, ma qualsiasi determinazione dev'essere nella tutela della salute pubblica. Il dibattito può essere aperto, interruzione del sistema sportivo è difficile, il calendario è intasato. Iniziare il campionato tardi e non giocare nella sosta natalizia significa che se si sgarra una partita diventa complicato recuperare".

Non è possibile giocare al Sud, da qui a domenica? "Organizzare una partita come Juventus-Inter in uno stadio diverso da quello ipotizzato è estremamente complicato. Lo spettacolo televisivo ne risente, senza spettatori sugli spalti, così come il calcio italiano. Però noi tutti dobbiamo avere in mente la tutela".

Non è tabù quindi immaginare le porte chiuse per Juve-Inter? "L'ordinanza in Piemonte vige fino a sabato. In questo momento la partita si svolge regolarmente all'Allianz Stadium con il pubblico. Lo ribadisco un'altra volta, bisogna tutelare la salute pubblica. È vero che con questa gara, forse anzi con il Lione, inizia la stagione vera".

Com'è il voto per il primo semestre? "Ottimo, siamo primi in campionato, agli ottavi di Champions, in semifinale di Coppa Italia. Abbiamo avuto la sbavatura della Supercoppa Italiana, ma in una stagione capita, anche se una partita può fare la differenza".

Come sta andando nell'ultimo mese e mezzo? "Io valuto una stagione, non posso non constatare i vari passaggi durante l'anno. Pensare di vincere sempre a febbraio è sciocco, lo Scudetto si vince a fine anno".

Le modalità sono in linea con le aspettative? "Direi di sì, siamo primi".

Che rapporti ci sono con Allegri? "L'amicizia e la stima è rimasta ed è giusto così. È gente con cui lavori anni interi, con Max sono stati cinque. Le valutazioni sono state diverse e abbiamo, collegialmente, individuato un tecnico come Sarri. Nella sua prima conferenza stampa, a inizio agosto, ha detto che vuole avere un impatto fino ai 70 metri. Trovo fuori luogo le critiche".

A oggi cosa pensa del cambio Sarri-Allegri? Qual è la motivazione in estate? "Qui ho già risposto".

Ha mai pensato di riprendere Conte? "Noi pensiamo a chi vogliamo. Noi volevamo Sarri, abbiamo preso Sarri. Conte bandiera juventina, capitano, ha vinto Scudetto. Conte è Juventus, non ho nessun timore di pensare che non lo sia. Rapporto cordiale, disteso, come dev'essere. Poi siamo professionisti, la sfida più affascinante è stata quella di riportare l'Inter a vincere. Conosco Zhang, lo stimo, è una sfida con la presidenza dell'Inter".

Quanto è importante la cifra estetica di un club? Può essere rivenduta agli sponsor? "Allo sponsor interessa il risultato, non sono estesi. Sono juventini, vincere non è importante è l'unica cosa che conta. Allo sponsor interessa la visibilità, avanzare nelle competizioni, quanto si parla di loro attraverso le sponsorizzazioni. Quindi non bel gioco ma risultato".

Quindi Sarri non è ambizione estetica? "Questa è una interpretazione data da molti, nel nostro giudizio l'applicazione di un modello tecnico come quello di Sarri in un determinato momento della storia della Juventus era la modalità per garantire un successo".

Non ha pensato a Guardiola? "Sarebbe un'eresia dire che nessuno pensi a Guardiola. Però in questo momento della sua vita è estremamente felice dove è, al di là delle contingenze. Se io sono felice dove sono difficilmente lascio per dove sono".

Se fosse libero la prossima estate... "Noi siamo molto contenti di Sarri, al di là delle cene che facciamo. L'impostazione è per i tre anni, la forza di un'idea è nella prosecuzione del tempo, la priorità è proprio questa".

Chi mangia di più tra Sarri e Allegri? "Mangiano uguali".

Si tireranno le somme, poi... "Non è che chi vuol vincere è allegriano, chi vuol vincere è juventino. Il dogma è juventino, vincere. Due, statisticamente, abbiamo vinto otto Scudetti, faremo di tutto per vincere il nono, vorremmo anche il decimo, ma la statistica dice che non sarà sempre così. Ma dobbiamo andare al di là delle statistiche".

È ipocrisia dire che l'andamento delle squadre italiane serve alla Juventus? "Più avanzano le squadre italiane, meglio è dal punto di vista europeo. Serve, serve tutto".

Rifarebbe il discorso a Villar Perosa sulla Champions? "Quello che dev'essere un motivo di orgoglio per tutti noi della Juventus è che abbiamo iniziato una stagione con un sogno per poi arrivare all'obiettivo. Partire con un sogno o con un obiettivo sono due cose diverse, in quel caso c'è un cambio di status".

Cosa teme maggiormente della Lazio di Inzaghi, ha qualcosa in più rispetto all'Inter? "La spensieratezza, non hanno l'obbligo di vincere, per tornare a pochi minuti fa. Se riescono a traghettare marzo e aprile sarà un enorme vantaggio, ma può essere il principale nemico della Lazio: tre risultati negativi potrebbero farli rimanere soddisfatti di una qualificazione Champions già raggiunta o quasi. L'Inter questa spensieratezza non ce l'ha, con l'arrivo di Conte c'è un obbligo".

Le piace Inzaghi? "Conosco Simone e Pippo da trent'anni, mi piacciono, li conosco da sempre. Due ragazzi per bene, con la Lazio Simone ha fatto un grandissimo lavoro. Bisognerà vedere come se e quando reagirà all'obbligo di vincere, con l'obiettivo".

L'operazione Ronaldo vi ha fatto svoltare e lei ha detto che volete prendere un giovane Cristiano. Quanto questo modello è dipendente dai risultati, più o meno di prima? L'ansia di prestazione è più alta, anche per una questione economica? "Dagli acquisti di Platini, Zidane, sono sempre stati acquisti per alzare la dimensione sportiva della Juventus. Una volta la ricaduta economica era inferiore, ma l'attrattiva no. Oggi c'è una dimensione maggiore anche economica, partecipare a certe competizioni come la Champions porta a un'esposizione diversa, monetizzando in maniera diversa".

Cosa avete pensato quando è arrivato Ronaldo? "È stato il primo giocatore per cui c'è stata una riflessione congiunta fra area sport e ricavi. Ci aggiungeva qualcosa in campo e spostava la riconoscibilità del modello Juventus a brand globale. Fra poco saremo il quarto club per follower sui social...".

Messi viene via gratis, lo sa? "L'ho letto, l'ho letto...".

È un ragionamento prenderlo? Sarebbe uno stimolo se andasse da un'altra parte? "Deve essere uno stimolo. Le prime cinque società sono Milan, Inter, Juventus, Roma e Napoli, se tutte avessero un campione del calibro di Messi sarebbe un qualcosa di migliore per tutti. Noi non abbiamo problemi all'interno della nostra nazione, il problema è l'estero. Vedere una partita della A all'estero sembra una via crucis".

La Juventus ha un fatturato di circa 500 milioni, con le plusvalenze puoi coprire gli altri costi. In quanto tempo si può arrivare all'equilibrio? Quando si colmerà il gap fra le 7-8 squadre che sono sopra la Juventus? "Il percorso di crescita fuori dal campo soddisfa ampiamente la storia recente. Il delta che c'è fra noi e i club citati poco fa è sempre lo stesso di dieci anni fa, 2-300 milioni. Quando noi facevamo 200 loro erano a 450-500. Ora siamo intorno ai 500, loro 750-800. C'è stata una crescita omogenea. Un elemento che noi scontiamo è il riconoscimento della lega domestica. La Juventus prende 90 milioni da circa 7 anni da parte dei diritti televisivi: noi abbiamo una crescita zero negli ultimi otto anni".

Sì, i diritti televisivi sono quelli per pareggiare. "Noi investiamo fuori dal campo circa 450 milioni, tra stadio e infrastrutture, Vinovo, più quelli a miglioramenti che sono stati immessi allo Stadium. Se vogliamo andare incontro ad altre leghe: se poi il meritocratico diventa le presenze allo stadio, se le altre fanno entrare persone gratis per fare fatturato... La nostra dimensione è quella, 41 mila persone, il nostro interesse è di avere uno stadio sempre pieno. La saturazione è del 95-96%, non il 100% perché lo spicchio della squadra ospite doveva essere il 5%".

A giugno possiamo aspettarci un altro colpo alla De Ligt? "Una delle parti che fa sognare di più un tifoso è il mercato, l'arrivo di giocatori. Questa è una domanda che, da prassi, va posta a chi di dovere. Se uno è il responsabile dell'area sportiva deve decidere, io metto a disposizione la bocca di fuoco. C'è l'attribuzione di una delega e una di responsabilità, ora c'è Paratici".

È vero che Marotta era contrario all'acquisto di Ronaldo? "In quel momento Marotta faceva parte del gruppo dirigente, la decisione è stata presa collegialmente. Con Cristiano si sono trovate due anime della società".

Paratici è sotto esame? "No, è un grandissimo dirigente, lo ha dimostrato negli anni scorsi e tutt'ora. Dal mio punto di vista non è sotto esame, ora è sotto i riflettori e prima no. Se si ipotizza, specula o immagina è chiaro che il responsabile finisce sotto esame. Uno valuta anche il percorso da dirigente. Questo è un primo ciclo per scadenze naturali e andrà fino al 2021: i contratti sono triennali, i cda anche, non c'è data di scadenza come uno yogurt".

Lukaku è stato accostato alla Juventus. "Per fortuna ci accostano i migliori giocatori del mondo. Poi ne scegliamo 25 circa e sono quelli della stagione. Se guardo le speculazioni dovremmo accostare 50-60 giocatori all'anno".

E Haaland? "Noi guardiamo quelli che abbiamo. Tutti sono accostati alla Juventus, questo è un motivo di orgoglio. Una squadra si costruisce con una determinata logica, molti di questi giocatori sono felici dove sono. Uno rispetta questo tipo di prospettiva, la nostra ambizione è quella di crescere anno dopo anno".

Che sensazioni ha sul Lione? "Grande rispetto, ma anche consapevolezza dei nostri mezzi. Arrivano gli appuntamenti per i quali ci troviamo dall'estate, dalla preparazione fisica. L'Inter domenica, gli ottavi di Champions... sono i motivi per cui questi giocatori vogliono giocare".

Le parole di Klopp hanno dato fastidio? "A me interessano relativamente poco, è il gioco delle parti. A me interessano le nostre condizioni, come stiamo. Poi questi discorsi sono affascinanti perché fatti da grandi uomini di calcio".

Lei ha pensato al rinnovamento con il tema della Super Champions, legata alla crescita della Juventus. Che ragionamenti sono fatti all'interno dell'ECA? "Io non sono d'accordo che l'Italia sia un limite per squadre come Juventus o Inter, anzi. Se uno fa il ragionamento contrario e capisce che il sano immobilismo dell'ultimo decennio rispetto alla crescita di Liga e Bundesliga, credo che invece dovessimo ricominciare per uno sviluppo del calcio italiano. Il vero sviluppo nel calcio europeo è in Italia. Se dovessimo cambiare marcia abbiamo grandi crescite. La Spagna ha saturato, la Francia vive su un club, la Bundesliga ha problemi di distribuzione. In Italia c'è tantissimo lavoro che si può fare, sull'internazionale. Noi possiamo mettere tutte le settimane gare come Roma-Napoli, Inter-Milan, Juve-Lazio. Possiamo avere un valore enorme, sulla parte europea... Il modello dell'anno scorso è valutata solo per la parte alta del meccanismo piramidale. È stato comunque un buon momento di confronto, ho rapporti con Tebas con cui mi sento quasi settimanalmente. Per evitare che i bambini di oggi fra 10-15 non si disaffezionino, bisogna capire cosa attrae. Cioè le grandi partite".

Le è mancato Chiellini? Manca a qualsiasi squadra, la sua assenza si è sentita, ma la rosa tecnicamente non lo fa rimpiangere con Bonucci, De Ligt, Demiral e Rugani".

Le piace il Var? "Sì, ero favorevole prima, lo sono oggi, lo sarò domani. Per me il tema è quello di ridurre il margine d'errore da un servizio. L'arbitro è un servizio del calcio".

Le parole di Commisso le han dato fastidio? "Mi hanno fatto piacere invece, perché hanno fatto capire a Sarri cosa significa essere da Juventus. Il nostro tecnico ha fatto una battuta l'altro ieri, passata inosservata. Se il rigore dato alla SPAL fosse stato dato a noi... Commisso così mi ha fatto un piacere e se qualcuno mi aiuta lo devo ringraziare".

Il blocco Juventus in Nazionale era sempre presente. Ora ce ne sono solo due, Bonucci e Chiellini. "Mi viene da riesumare una battuta di mio padre. Potessi scegliere vorrei undici giocatori di Torino. Serve un percorso di crescita della Juventus, è evidente che uno zoccolo di italiani per motivi culturali rafforza la sua identità. Se si guarda Spagna, Germania, Olanda, quando arriva un risultato negativo lo vivono in maniera diversa. Sarebbe auspicabile avere dei giocatori italiani".

Cos'è il derby con il Toro? "Una partita difficile, perché se la vinciamo è normale, se la perdiamo ne parlano per sei mesi".

Siete da 100 anni proprietari della Juventus. "Quando vinciamo un trofeo lo portiamo al museo e cerchiamo di crearci una storia. Quando vincemmo il quinto titolo c'era mia zia, Maria Sole, che disse "quanto tempo che vi aspetto" perché aveva vissuto quelli dell'altro quinquennio. Speriamo che il ciclo continui".

Dove vede la Juventus fra cinque anni? "Noi abbiamo al consapevolezza che il piano presentato agli investitori rappresenti la strada da perseguire. Sapevamo fosse un anno di trasformazione, per incrementare i ricavi e rafforzare patrimonialmente il club. Ho altresì l'idea di avere una squadra fuori dal campo con Ricci, Re, Paratici e in campo con la scelta di Sarri: sono le persone che possono andare avanti nei prossimi anni".

14.55 - Termina qui l'intervento di Andrea Agnelli su Tutti Convocati su Radio 24.

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