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Le grandi trattative dell’Inter - 2004, Cambiasso: 15 titoli e un addio ingiustificato

di Alessandro Rimi
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Prima sfiora scudetto e Champions, poi la stagione successiva ridimensiona certezze e ambizioni. Nel 2004 l’Inter di Massimo Moratti cambia ancora una volta. In panchina arriva dalla Lazio Roberto Mancini che con i capitolini ha appena vinto la Coppa Italia. Mentalità vincente, quindi. Come un mantra, i nerazzurri provano a rilanciarsi con gli acquisti suggeriti dal Mancio, pescando dalla sua ex squadra: arrivano Favalli, Veron e Mihajlovic. Poi sarà la volta di Ze Maria con Davids (ormai trentunenne). Dall’Argentina ecco il “giovane” Burdisso. Dal Real Madrid, scartato perché mai ritenuto all’altezza dai galacticos, Esteban Cambiasso. Una sorpresa straordinaria per l’Inter, un rimorso gigantesco per i blancos che per il Cuchu si morderanno le labbra a vita. Nell’ultima stagione prima dello sbarco in Italia a parametro zero, Carlos Queiroz gli offre appena mezza stagione in campo e pochissime titolarità. Eppure il mediano di Buenos Aires arriva ad Appiano con una bacheca alle spalle mica da ridere: Liga, Supercoppa di Spagna, Supercoppa Uefa e Intercontinentale. A Milano sono tutti sicuri: Esteban diverrà una colonna della storia interista. Perciò ecco la firma, facile grazie al passaporto italiano (liguri le sue origini) per un contratto quadriennale.

Da Mancini, Mourinho e Benitez, passando per Leonardo, Gasperini e Ranieri, fino a Stramaccioni e al suo ultimo allenatore nerazzurro Mazzarri, Cambiasso è un calciatore irrinunciabile. Un affare di mercato che, sul lungo periodo, si rivelerà impressionante per costanza, incidenza e leadership che culminano nel triplete dello Special One. L’anno prima, dopo quattro scudetti, Paolillo gli rinnova il contratto per altri cinque stagioni (2014) con stipendio di 4 milioni netti all’anno. Sarà la sua ultima firma con il club che ha contribuito a trascinare sul tetto del mondo. Il nuovo proprietario del club, l’imprenditore indonesiano Erick Thohir, bada poco alla storia. Nel 2014 e in seguito a dieci anni nel cerchio del centrocampo di San Siro, la società non annuncia alcun rinnovo. La storia finisce così: 15 titoli conquistati e poco cuore al momento dell’addio. “Avrei meritato di sapere che il contratto non sarebbe stato rinnovato non dico 3-4 mesi prima, ma non certo in vigilia dell'ultima di campionato contro il Chievo". Tuttavia la memoria per ciò che Cambiasso era, e continua ad essere per l’Inter, quella no, non la cancellerà mai nessuno.

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