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La Roma-bis di Mourinho è un disastro dall'inizio alla fine: 6-1 imbarazzante col Bodo/Glimt

di Ivan Cardia
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Bodo/Glimt batte Roma 6-1: doppiette di Botheim e Solbakken, a segno anche Berg e Pellegrino. Di Carles Perez il gol della bandiera.

In Norvegia è buio pesto per la Roma, e non solo perché a queste latitudini il giorno dura appena otto ore in questo periodo dell'anno. La squadra di José Mourinho veste la bellissima quarta maglia ma crolla, bruttissima, sotto i colpi del Bodo/Glimt. I piccoli gialloneri strapazzano 6-1 i giallorossi in versione ampiamente rimaneggiata, ma non abbastanza da giustificare una disfatta di proporzioni tennistiche. Una sconfitta per la quale, senza nulla togliere ai norvegesi, che a questi livelli giocano, e anche bene, ormai da anni, non ci sono attenuanti. Lo Special One, che dopo la partita contro la Juventus aveva rimarcato la poca competitività della panchina (non ditelo però a Tiago Pinto), schiera una Roma-2, con i soli Rui Patricio e Ibanez confermati rispetto alla sconfitta con i bianconeri. Le risposte sono un disastro collettivo, che travolge anche i big mandati in campo col passare dei minuti dal tecnico portoghese. Mai in partita dal primo all'ultimo minuto, la formazione capitolina va subito sotto 2-0, ma Carles Perez la tiene in partita prima dell'intervallo. Nel secondo tempo, il tracollo definitivo: il Bodo/Glimt passa ancora, e ancora, e ancora, finché il tabellone luminoso non sbatte in faccia agli ospiti un risutlato francamente imbarazzante nelle sue proporzioni. Il vento, il freddo, il campo sintetico: difficoltà aggiuntive, ma non possono essere catalogate all'elenco delle possibili giustificazioni per una partita così. Più della Conference League, di cui a Trigoria importa il giusto (cioè poco) e che comunque non è ancora compromessa, preoccupano appunto le risposte che Mou (non) ha ottenuto dalla sua squadra. Anzi, da questo punto di vista, se una disfatta così doveva arrivare, meglio nell'Europa che non conta zero. Il contraccolpo psicologico, però, è tutto da verificare.

Le scelte iniziali: special turnover. Mourinho cambia nove undicesimi, della formazione vista con la Juve rimangono in campo solo Rui Patricio e Ibanez. Prima da titolare in stagione per Reynolds e Mayoral, si rivedono anche Villar (da dieci), Diawara e Darboe. A sinistra gioca Calafiori, in trequarti anche Perez ed El Shaarawy.

Primo tempo da incubo, Perez non basta. L'avvio è uno shock, tutto il resto poco meglio. La Roma parte sonnacchiosa e bassa, resterà tale per tutta la gara; il Bodo/Glimt sgasa e passa quasi subito. All'ottavo Botheim, nuovo gioiello di casa, batte Rui Patricio al termine di un'azione che, dal centro alle fasce, è il canovaccio su cui i norvegesi faranno male per tutta la partita. Al quarto d'ora Rui Patricio riesce a evitare il bis dei padroni di casa, che però arriva puntuale poco dopo: lo firma Berg, con una sventola mancina da fuori area. Unico squillo dei giallorossi, il 2-1 firmato Carles Perez su lancio di Diawara. Appena prima dell'intervallo, altro brivido, ma il tabellone sembra addirittura benevolo nei confronti della squadra di Mourinho, che alla ripresa butta fuori Darboe, Villar e Mayoral per inserire tre big come Cristante, Mkhitaryan e Shomurodov.

Una Roma molto poco special. Nonostante le scelte del tecnico portoghese, che in progresso di partita inserirà anche Pellegrini e Abraham, i giallorossi restano fuori dalla partita, tutta a tinte giallonere. I norvegesi passano ancora con Botheim, una rete propiziata dalla dormita difensiva di Diawara sull'offensiva di Sampsted sulla fascia. Ma non è finita qui: a venti dalla fine Kumbulla legge male un filtrante all'apparenza innocuo, lasciando campo libero a Solbakken. A tu per tu con Rui Patricio, il 9 di casa s'esibisce in un tocco morbido che per la Roma rappresenta il passaggio da una brutta sconfitta a un tracollo imbarazzante. A maggior ragione perché col passare dei minuti assume dimensioni tennistiche: la difesa della Roma gestisce in maniera tragicomica le imbucate filtrante degli avversari, che capiscono il giochetto e affondano come il coltello nel burro. Pellegrino segna il 5-1 e poi manda in porta Solbakken: doppietta personale, ma soprattutto 6-1.

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