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La partita più bella di questo campionato: Inter-Atalanta, un 2-2 folle e spettacolare

di Marco Conterio
Inter-Atalanta 2-2 al 90'
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Inter contro Atalanta è un film di guerra sportiva, un 2-2 che è colpi di cannone, di trincee che si spalancano, di pugili alle corde, di guerrieri mai domi. Uno spettacolo straordinario che ha dei protagonisti ben distinti e il rischio che uno che a inizio stagione era inatteso, Luciano Spalletti col suo Napoli, diventi da copertina. Quella del pomeriggio milanese è di Ruslan Malinovskyi che ha lo sguardo di ghiaccio e un sinistro che ricorda le temperature dicembrine della sua Zytomyr. Una volta trafigge Handanovic, incolpevole. Un'altra colpisce i guantoni deboli e timidi dello sloveno. Arriva Toloi, che raddoppia. L'aveva aperta Lautaro Martinez con una parabola bella come l'Oceano che s'infrange sulle coste della sua Bahia Blanca. Poi Edin Dzeko da Sarajevo, che è arrivato con un bagaglio di responsabilità grande quanto l'eredità di Romelu Lukaku, la riprenderà. E' uno scontro senza esclusione di colpi, dove nessuno s'arrende dove nessuno s'inginocchia con la bandiera bianca. Chi a questi palcoscenici è abituato sa che la storia può essere riscritta, anche dopo i primi colpi di cannone finiti dritti sulla propria trincea. Malinovskyi vien da quell'est Europa che è terra di scacchi e scacchisti. Inter contro Atalanta è una partita che quasi finisce subito a matto: Lautaro Martinez segna una rete straordinaria, lui che gioca dall'inizio al fianco di Dzeko con Correa non convocato. Il bosniaco va ad arpionare il pallone basso, serve Darmian che passa a Barella. Il sardo è al quinto assist in stagione, e risulta già il più giovane dei grandi campionati ad averne già firmati così tanti. Cross al centro e parità numerica in area ma Lautaro s'imbuca e in mezza rovesciata trafigge Musso.

MALINOVSKYI SHOW E' un colpo forte e fortissimo al volto dell'Atalanta che si scompone ma che al collo allaccia di nuovo la cravatta anziché il cappio. Si risistema e Malinovskyi, ispirato come nessun altro, ne diventa il sarto. Cuce e strappa gli abiti tattici di Simone Inzaghi. Un rimpallo fortunato di Zapata finisce all'ucraino, Skriniar gli concede anche il tempo dell'aperitivo e con una specialità della casa, destro forte al giro all'incrocio, pareggia i conti. Se la partita era iniziata con un canovaccio, prosegue con un tema diverso: l'Atalanta riduce gli spazi in campo aperto dove i nerazzurri milanesi stavano galoppando quasi indisturbati e alza il pressing. La gara è una sfida tra tamburi che battono forte sulla pelle dell'avversario. Un boato è la seconda conclusione di Malinovskyi dove Handanovic, nella sua classica veste da Jekyll o Hyde, interviene morbido. Toloi accorre e segna, sembra più che un tuono che rovescia la partita. L'Inter è sulle ginocchia.

UN FINALE FOLLE Però è viva. Nella ripresa i cambi sono il solito valzer che rivoluziona pure il ritmo della sfida: Gasperini toglie tutti i tre avanti, Inzaghi pensa soprattutto a cambiare gli esterni. Ed è dalla sinistra, con Dimarco, che la gara cambia: l'ex Verona taglia al centro, conclude col mancino e Musso para ancora una volta. Solo che stavolta sulla palla c'è Dzeko che se sul gol di Martinez si è messo sulle spalle la squadra, andando a rinculare fino a centrocampo, stavolta è nell'area piccola. Un tocco, un piatto, le braccia al cielo ed è pareggio. Nel finale, poi, accade di tutto. Demiral che prende la palla di mano e concede un rigore all'Inter: Dimarco, che aveva preso il copione della gara in pugno, decide di non metterci la firma. Dagli undici metri, la palla si stampa sulla traversa. Due minuti più tardi, l'Atalanta segna. Piccoli la prende in area, Handanovic non la trattiene ed eccolo lì, il gran colpevole, e l'eroe inatteso di questa storia di guerra sportiva. Poi, il colpo di scena. Maresca la annulla. Lo sloveno non aveva evitato, pochi istanti prima, un calcio d'angolo prendendo la palla oltre la linea. L'azione era andata avanti, Piccoli era diventato quel che molti sognano di essere in giornate così. L'urlo resta in gola. Una partita bellissima, la più bella del campionato finora. Sorridono solo Luciano Spalletti e Stefano Pioli.

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