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L'addio a Scirea, la monetina di Alemao e la fatal Verona: il secondo scudetto di Maradona

di Ivan Cardia
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Vincere è complicato, ripetersi lo è ancora di più. Dopo aver regalato al Napoli il primo scudetto della sua storia, la grandezza di Diego Armando Maradona sta anche in questo. Nella capacità di aver offerto al popolo azzurro una seconda volta. Forse addirittura più insperata dalla prima. Sicuramente più incredibile.

1987-1989. Sono gli anni della rivincita del nord. Il Milan cambia la storia del calcio: in rossonero arriva Arrigo Sacchi, con lui ecco Gullit e Van Basten. E subito Berlusconi mette in bacheca uno scudetto, davanti al Napoli che si ferma a un soffio dal tagliare il traguardo, crollato perché l’intera squadra, tranne Maradona che però non gioca le ultime due giornate, si schiera contro il tecnico Bianchi. La stagione successiva è invece tutta dell’Inter: in nerazzurro arrivano Matthaus e Brehme grazie all’apertura delle frontiere al terzo straniero. Trapattoni vince con undici punti di vantaggio, secondo c’è sempre il Napoli profondamente rivoluzionato e scosso dalle vicende del campionato precedente, ma che riesce a mettere comunque in cascina una storica Coppa UEFA.

Un nuovo inizio per gli azzurri. Addio a Scirea. Salutato Bianchi, il Napoli porta in panchina Alberto Bigon e in squadra arriva dal Cagliari un giovanissimo Gianfranco Zola. La squadra è molto diversa da quella del primo scudetto: Giuliani in porta. Difesa affidata a Ferrara, Corradini, Baroni e Francini. A centrocampo resiste De Napoli, con Fusi e Crippa dietro Maradona. Coppia d’attacco Carnevale-Careca. Le avversarie si rinforzano: l’Inter compra Klinsmann, il Milan Borgonovo e Simone, la Juventus pesca Casiraghi e Schillaci. Notti magiche, ci siamo quasi. Ma prima c’è il campionato, segnato anche dalla tragica scomparsa di Gaetano Scirea, vice del tecnico bianconero Zoff.

Senza Maradona. Poi torna. Il Pibe de Oro, all’inizio della Serie A, non c’è. Al suo posto gioca Zola. È stata un’estate molto complicata per Maradona: l’argentino è stato vicinissimo al trasferimento all’Olympique Marsiglia ed è in rotta di collisione con la società, non torna in Italia. Accusa di aver ricevuto minacce alla sua famiglia, nel Paese si sviluppa addirittura un dibattito politico attorno a lui. Per capirsi, intervengono Pannella e Paolo Cirino Pomicino. Alla fine rientra e fa comunque discutere, perché torna in Italia proprio mentre arriva la notizia della tragica scomparsa di Scirea. Sui giornali, vengono pubblicate foto che lo ritraggono insieme a esponenti di spicco della camorra. Tutti parlano di Maradona, lui incontra Ferlaino e scoppia la pace. L’esordio in campionato è datato 17 ottobre: al San Paolo, Maradona batte Baggio. Una gara che è poesia pura. Poi segna cinque gol in cinque gare, contro il Milan dà spettacolo (un gol e due assist), il Napoli si issa al primo posto in classifica e non lo molla fino alla gara di ritorno con i rossoneri: Maradona e i suoi perdono 3-0, il duello si riaccende.

La monetina di Alemao e il gol di Marronaro. La Fatal Verona. In un campionato così controverso (Maradona salta peraltro le gare con Inter e Genoa), lo snodo cruciale è l’8 aprile 1990. Il Napoli gioca a Bergamo e non riesce a schiodarsi dallo 0-0. A un certo punto, una monetine da 100 lire colpisce in testa il centrocampista brasiliano. Alemao resta a terra, per qualcuno è grave, per qualcuno fa finta. Non ci addentriamo nel discorso: anni dopo, quando passerà all’Atalanta, ci scherzerà su. “Un dolorino l’ho sentito”. Sta di fatto che l’arbitro sospende la partita, e al Napoli viene attribuita la vittoria per 2-0 a tavolino. Polemiche in tutta Italia, il Milan sostiene la difesa dell’Atalanta ma la sentenza viene confermata. Qualcuno fa notare che anche i rossoneri hanno beneficiato di una decisione arbitrale ben poco chiara, il gol di Marronaro del Bologna segnato e non visto dal direttore di gara. Una giornata clamorosa, che influenza ma non decide il campionato. Perché il sorpasso del Napoli e di Maradona avviene alla penultima giornata. Gli azzurri vincono 4-2 a Bologna, segna anche Diego. Il Milan cade, 2-1 contro l’Hellas: la fatal Verona, come nel 1973. Una settimana dopo, battendo 1-0 la Lazio al San Paolo, Maradona vince, con la fascia al braccio, il secondo scudetto. Suo e del Napoli.

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