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#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: gli Dei del calcio giocano a dadi. E vincono

di Andrea Losapio
#iorestoacasa - Tuttomercatoweb.com propone ai suoi lettori delle storie di calcio per tenerci compagnia in queste giornate tra le mura domestiche
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Otto Rehhagel è diventato, nel corso della sua esistenza calcistica, il leader di almeno due città, più un paese. Dal 1981 al 1995 è stato il tecnico del Werder Brema più vincente di sempre, due Bundesliga, due Coppe di Germania, tre Supercoppe in tredici anni. Più la Coppa Coppe, vinta contro il Monaco di Arsene Wenger nel 1991-92. Durante la sua reggenza sono cresciuti Rudi Voeller e Mario Basler, Andreas Herzog e Karlheinz Riedle. Nel 1996 prende il Kaiserslautern, in Zweite, e viene subito promosso: incredibilmente l'anno dopo, nel 1997-98, acquista Ciriaco Sforza dall'Inter e riesce a vincere il campionato, con una squadra fra vecchie glorie (poco utilizzate, come Brehme e Riedl), nuovi possibili campioni (come Ballack, spesso utilizzato) ma soprattutto un centravanti alla miglior stagione della sua vita, Olaf Marschall, implacabile.

E POI C'È LA GRECIA - La terza vittoria è anche la più incredibile delle tre. Non che l'impresa del K'Lautern fosse da poco, ma erano altri tempi, dove una favola poteva anche partire dalla seconda divisione per poi arrivarci, al top. Considerando che è l'ultima volta che è successo forse bisognerebbe dargli ancora più spessore, ma questa è un'altra storia. Però nel 2004 gli Europei in Portogallo dovevano essere quelli della squadra ospitante, dopo che i biancoblù del Porto, con José Mourinho in panchina, avevano vinto la Coppa UEFA un anno prima, per poi ripeterci in Champions League grazie - un'altra volta - a una vittoria sul Monaco. Così all'Estadio do Dragao, nell'estate del 2004, la Grecia dovrebbe essere sparring partner per il match di esordio della nazionale. Costinha, Deco, Maniche, Figo, Cristiano Ronaldo. I portoghesi erano chiaramente i favoriti.

VICECAMPIONI UNDER 21 - Il trionfo della notte di Lisbona, nel 2004, parte da sei anni prima. Perché la Grecia under21 arriva a un passo dalla vittoria del campionato nazionale di categoria, perdendo contro la (solita) Spagna grazie a un gol di Ivan Perez. Quella degli ellenici è però una formazione di primissimo livello: Eleftheroupoulos, Mavrogenidis, Kostandinis, Goumas, Antzas, Dellas, Karagounis, Kostoulas, Dermitzakis, Liberopoulos, Stoltidis. In panchina entrano Lakis, Alexopoulos e Basinas. Quasi tutti finiranno in Nazionale, non tutti saranno a Euro2004, perché Rehhagel opta per l'esperienza più che la freschezza, sperando che i 30enni - alle volte anche ultra trentenni - facessero la loro parte.

L'ARRIVO DI REHHAGEL - Finisce male, malissimo la prima partita nel 2001, con una sconfitta sonora contro la Finlandia per 5-1. Poi altre due defezioni verso Euro2004, tanto che - come Ranieri qualche anno dopo - finisce nell'occhio del ciclone, delle critiche, perché l'idea era quella di arrivare almeno tra le prime sedici di Europa. Certo, il girone con Spagna e Ucraina non è semplice, tanto che le prime due gare finiscono entrambe per 2-0 in favore dele avversarie. Poi però fa l'en plein, vincendo tutte le gare compresa l'ultima contro l'Irlanda del Nord: è la prima qualificazione alla fase finale della Grecia dopo 24 anni, l'ultima era stata a Italia 1980. L'idea era semplice: la Grecia non era una grande squadra, non poteva giocarsela con tutti se non difendendo, in maniera organizzata, puntando sui calci piazzati e sui centimetri di attaccanti e difensori centrali.

LA PRIMA SORPRESA - Il girone non è roba semplice. C'è la Russia, la meno quotata. Poi però anche il Portogallo padrone di casa e la Spagna di Luis Aragones, nell'embrione di chi vincerà poi l'Europeo successivo. All'esordio al Dragao, appunto, vanno in gol Basinas e Karagounis, che poi vedremo in Italia con l'Inter (tra alti e bassi). Due a uno contro il Portogallo e speranze che continuano alla successiva partita, con l'1-1 contro la Spagna grazie alla rete di Charisteas. Il rischio di rovinare tutto con la Russia è alto, visto il 2-0 dopo 17 minuti firmato da Kirichenko e Buliykin, ma il gol dell'ex perugino Zisis Vryzas porta la Grecia agli ottavi.

COME DÈI GRECI - Di fronte, agli ottavi, c'è la Francia. Campione del Mondo 6 anni prima, Campione europeo uscente del quadriennio precedente per la vittoria contro 2-1, tristemente indimenticabile per l'Italia. "Dovessimo uscire, lo faremo come dei greci". Sul campo, dice Rehhagel prima della partita. Che diventa bruttina, al di là di due o tre interventi di Barthez, in particolare su un colpo di testa di Katsouras e un tiro dalla distanza di Fyssas. Nel secondo tempo ci sono due occasioni particolari, praticamente identiche: Zagorakis salta Lizarazu con sombrero, guarda Charisteas e gli spedisce il pallone sulla fronte, per l'1-0 greco. Dall'altra parte Henry ha la stessa occasione e di testa colpisce perfettamente: il problema è che la zuccata finisce a lato, di qualche centimetro. La fortuna c'entra e non c'entra, perché la vittoria è parsa meritata, pur se i centimetri, come sempre, fanno la differenza.

SEMPRE PIÙ DIFFICILE - Le semifinali così vedono Portogallo-Olanda da una parte, Repubblica Ceca-Grecia dall'altra. Gli oranje non sono sembrati uno schiacciasassi e vengono eliminati, pur facendo sudare Cristiano Ronaldo e soci. Invece Baros, Nedved, Rosicky, Koller, Poborsky sembrano lanciatissimi, anche più dei padroni di casa. Sembra una partita a senso unico e, in effetti, parte così: Rosicky spara al volo di sinistro, buttando giù la traversa di Nikopolidis, battuto e quasi rassegnato. Il fortino resiste, la prima parata di Cech è su un colpo di testa di Giannakoupoulos durante il primo tempo supplementare. Il portiere ceco chiude la porta ancora a Dellas, ma lo stesso difensore centrale sigla il silver gol più importante della storia greca. Fosse pugilato avrebbe vinto la Repubblica Ceca (di gran lunga, nei novanta minuti), ma il calcio è così.

GIOCANO A DADI - Uno dei più grandi crack della storia sta per avversarsi, perché nella finale contro il Portogallo, padrone di casa, c'è solo un favorito. E Cristiano Ronaldo sembrava avviarsi al primo vessillo per nazionali della storia lusitana, che arriverà solamente dodici anni dopo. La sfida è certamente più in bilico rispetto a quella con la Repubblica Ceca, Charisteas va vicino al gol - così come Maniche - salvo poi trovare, con il solito colpo di testa, l'1-0 su errore del portiere portoghese. Il fortino resiste, pure su un colpo da biliardo di Figo che viene deviato di pochissimo fuori, oppure sul pallonetto di Cristiano Ronaldo impreciso. Una squadra discreta, povera di contenuti tecnici, alza la coppa dell'Europeo 2004, con Zagorakis come miglior giocatore. Andrà poi al Bologna, senza grandi risultati (e la retrocessione l'anno successivo). Ma per una sera Atene è il centro d'Europa, come molti anni prima.

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