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ESCLUSIVA TMW - Rolando Bianchi: "Prima del City ero a un passo dalla Juve"

di Andrea Losapio
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

"Ero a un passo dalla Juventus". Rolando Bianchi ritorna a dodici anni fa quando, da eroe nella salvezza della Reggina partita da meno quindici con Mazzarri (pena poi scontata a meno undici) firmò poi con il Manchester City. "Poi Trezeguet rinnovò il contratto con la Juventus e saltò l'operazione. Si fecero avanti Fiorentina, Milan e Atletico Madrid".

E come mai optò per la Premier?
"Il City fece un'offerta importante, con Shinawatra stava nascendo una grande squadra, tanto che alla fine dell'anno arrivò in Europa League. La Reggina aveva bisogno di cedermi, doveva autofinanziarsi, così facemmo questa scelta, bellissima, insieme".

Però al City rimase solo sei mesi...
"Ripeto, è stata un'occasione bellissima. Difficile inizialmente, perché avevo la mia forma mentis e i miei equilibri, ma ero partito forte. Ho segnato 4 gol, vinto 4 bottiglie del man of the match, le ho ancora a casa. Tutti mi dicono che ho fatto male ma non è vero, ero il capocannoniere della squadra".

E allora perché tornare in Italia?
"La Nazionale. Ero stato preconvocato, sentivo di potermela giocare in quel momento, pur avendo davanti campioni fortissimi. Al City mi han voluto tutti bene, ho fatto delle ottime gare".

Sente ancora qualcuno?
"Onuoha, gioca ancora, negli Stati Uniti. Oppure Micah Richards, siamo molto amici. Poi salirò martedì, perché mi hanno invitato dal City a seguire la partita con l'Atalanta. L'ambiente mi ha dato tanto, all'inizio ho faticato a inserirmi, tra la lingua e altri aspetti, io ero molto giovane. C'erano piccoli cambiamenti per chi, a 24 anni, va a giocare in un'altra nazione".

Forse il City non era quello di ora.
"Invece no, Shinawatra voleva vincere, non voleva perdere tempo. Poi ha avuto i suoi problemi in patria (corruzione in Thailandia, ndr) ed è stato obbligato a vendere. Sapevo che il City sarebbe cresciuto".

Che personaggio era Shinawatra?
"A me è sempre piaciuto, con noi era sempre presente quando era a Manchester, non ci faceva mancare nulla, ci trattava da dio. Eravamo invidiati, il giocatore aveva una camera singola in ritiro, difficile da vedere nel calcio. Così l'atletica si autogestisce, può riposare, sono piccole cose ma fondamentali".

L'allenatore era Eriksson.
"Grandissimo tecnico, capace di gestire i campioni, ti faceva divertire. Aveva un'eleganza importante, era vecchio stampo".

Il City affronterà l'Atalanta... Che non sta andando granché bene.
"La Champions è un campionato a sé, un torneo difficile e complicato. Le squadre sono molto forti, incontri le grandi d'Europa. La Serie A è ancora un po' indietro".

Gasperini ha parlato del Var di Lazio-Atalanta.
"È fatto appositamente per aiutare, alle volte crea problematiche. Sicuramente non c'è malafede, ma sono situazioni strane e si perde il bello del calcio: uno fa gol, esulta, non sa se il gol è valido o meno. Il calcio è bello perché regala emozioni, esultanze, il fatto di dover aspettare... è innovativo, ma ha tolto un po' la bellezza. Anche un errore arbitrale fa parte del gioco".

Cresciuto nell'Atalanta, zero gol in A e B: non le pesa un po'?
"Ho giocato poco, quando ero giovane subentravo, con Colantuono non avevo spazio e, per le mie caratteristiche fisiche, questo era un problema. Ho fatto due gol in Coppa Italia, uno all'esordio, è dove ho giocato con più continuità. Giocando poche partite è difficile fare la differenza".

Alla Reggina invece...
"Un miracolo sportivo, uno dei più belli del mondo. Una stagione strepitosa, con un gruppo di giovani, in un campionato molto difficile".

Anche al Torino ha fatto bene.
"È la piazza che più mi rispecchia, ho un carattere particolare, ho bisogno di essere sempre sotto pressione, mi piace. Odio le piazze mosce, mi piace la sensazione di difficoltà, regala grandi emozioni. Ho vissuto anni straordinari, pur difficili. Ora è più semplice giocare al Toro".

Merito di Cairo?
"Mi ha voluto, è stato il mio presidente per cinque anni. L'ho incrociato a Torino-Napoli. È un presidente con una capacità imprenditoriale pazzesca, è avanti anni luce. Se riesce a fare il centro sportivo nuovo per il settore giovanile, poi... Ha preso una scatola vuota e ora gli sta dando una patrimonialità importante, ha fatto grandi cose. Io lo ritengo un genio, tutto quello che ha preso è diventato oro".

Ha fatto anche un'altra esperienza all'estero.
"Ho lasciato il cuore a Maiorca, la piazza più bella dove ho giocato. È il mio mondo, amo il mare, il sole. La società a livello calcistico ha avuto dei problemi, me ne sono dovuto andare a malincuore. Ora è tornata in alto, ha un centro sportivo straordinario. Era un piacere allenarsi".

Cosa fa ora?
"Ho seguito il corso da allenatore e da direttore sportivo, tutti e due, sto collaborando con televisioni, telecronache e programmi. E poi con mio fratello stiamo ristrutturando una proprietà che abbiamo per riportarla all'antico splendore, con calma e i giusti ragionamenti. È una villa dell'800, vorremmo creare attività ricettive all'interno".

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