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ESCLUSIVA TMW - Italiani all'Estero, Ds Watford: “Inghilterra da sogno, sinergia con Udine benefica”

di Dimitri Conti
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Da Udine al Watford, su una tratta percorsa da tanti giocatori in ambo i sensi negli ultimi anni di gestione condivisa sotto l'ala Pozzo. Peccato che nella traiettoria di Cristiano Giaretta ci sia stato nel mezzo anche altro, e più che alla comunque rispettabile parentesi di Ascoli, com'è inevitabile che sia per il filone “Italiani all'Estero”, ci riferiamo al CSKA Sofia. Abbiamo ripercorso assieme tutte le varie tappe fuori dai confini dell'attuale direttore sportivo del Watford, intervistato in esclusiva su Tuttomercatoweb.com: “L'esperienza di due stagioni al CSKA Sofia è stata una sorpresa. Ho trovato sì un livello di calcio inferiore all'Italia, questo lo sappiamo, ma anche una società in cui si respira una grande storia. È il club più titolato della Bulgaria, ha giocato la Champions... Si vive con passione, c'è seguito di supporter ovunque vai. E non solo in Bulgaria, ma in generale nell'Est Europa c'è un gran senso di appartenenza. Il club lotta per tornare agli splendori di un tempo, oggi c'è il Ludogorets a farla da padrone. Credo che ci riusciranno presto. Dopo tanti anni in Italia avevo voglia di provare l'estero ed è stato gratificante”.

Cosa l'ha portata da piazze importanti del calcio italiano alla Bulgaria?
“Avevo dentro di me questo desiderio, ho cercato un'avventura fuori dall'Italia per ampliare il mio ruolo. Sono sempre stato convinto che aiuti a completarsi... Ho girato l'Europa, ho guardato partite, mi è capitata questa opportunità. Poi devo dire che già di mio parlavo l'inglese in maniera fluente, questo ha aiutato. Lavorare all'estero, altrimenti, è impossibile. In Bulgaria c'è l'alfabeto cirillico, è vero, però il CSKA ha una dimensione internazionale: management straniero, il proprietario ha vissuto in America e parla inglese. Non ho dovuto parlare bulgaro, avendo pochi giocatori autoctoni ed essendo i più giovani abili con l'inglese. Sto studiando anche spagnolo e francese, ora...”.

Come ha vissuto il cambio di livello, anche nel fare mercato?
“Se sei un direttore sportivo ambizioso devi capire le differenze tra nazioni e su quale mercato si opera di più. Già quando ero in Italia guardavo spesso a est... Una volta che poi arrivi nel club e sai del budget e della policy devi darti da fare, agire. Col CSKA abbiamo guardato al Sudamerica, alla Francia, al Belgio... Il budget non era molto alto, serviva fantasia e andare su giovani di talento”.

Al Watford è cambiata la musica.
“L'impatto è stato bellissimo, andare a lavorare in Inghilterra è sempre stato un mio obiettivo. Quando mi ha chiamato Gino Pozzo, che dire... Arrivai che il Watford era appena retrocesso in Championship, un campionato che è una sorta di maratona, difficile da vincere. Lì ho vissuto un mercato diverso, certo, anche se c'è stato da gestire l'intero ambiente e secondo me è stato un lavoro molto buono, dato che poi siamo tornati subito in Premier League. Che gratificazione... Però ho capito quanto difficile sia stare a quei livelli. Infatti purtroppo poi l'anno scorso siamo retrocessi, con l'Everton che si è salvato all'ultimo minuto nonostante un budget pazzesco. Ora sono al terzo anno qui e siamo di nuovo in corsa per vincere la Championship. Sono molto felice di aver operato questo tipo di scelta, è gratificante quanto impegnativa. C'è da studiare per farsi trovare pronto, nella mia posizione non posso essere impreparato”.

Provò anche a mettere un italiano in panchina, Ranieri. Cosa non ha funzionato?
“Mi è piaciuto molto lavorare con lui, conoscerlo di persona è stata una grandissima conferma sia della sua onestà intellettuale che della preparazione calcistica che ha. Ho capito perché sia arrivato a certi livelli. Gli abbiamo chiesto tanto, obiettivamente, perché non avevamo una squadra forse così competitiva. Potevamo giocarcela meglio, qualche errore l'abbiamo fatto, lui ci ha dato indietro tantissimo e abbiamo raggiunto delle gioie come alcune vittorie contro le big. Però alla lunga abbiamo pagato una poca competitività, data da diverse ragioni”.

Non posso non chiederle, in chiusura, qualche parola sulla sinergia Udinese-Watford. Sapete che ad alcuni non piace granché?
“La sinergia tra questi due club è un'opportunità della quale beneficiano entrambi. La proprietà vuole il bene e il massimo per tutte e due le società, dedica loro lo stesso tempo. E possiamo mantenere sempre alto il valore dei giocatori. Se hai magari qualcuno che non fa bene da una parte, può essere spostato sull'altra e su livelli differenti. Per fare esempi penso ai grandi rilanci dei vari Deulofeu e Pereyra, lo stesso vale per Success quest'anno. E viceversa Sema è venuto qua e si sta imponendo come uno dei migliori esterni del campionato. Capisco le polemiche, sappiamo che ci andremo incontro, ma è da 6 anni che sono con questa famiglia e il beneficio che si trae lavorando così è davvero elevato”.

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