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Disastro Italia, Prandelli: "Spalletti le ha provate tutte, ma se questi sono gli interpreti…"

di Tommaso Bonan
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L'ex commissario tecnico della Nazionale italiana vice campione d'Europa nel 2012, ha parlato a Radio Rai dopo la disfatta degli azzurri contro la Svizzera di sabato scorso: "Quando succedono questi eventi, vediamo tutto nero. Sono più di 15 anni che stiamo dicendo le stesse cose, adesso è il momento di farle. Dobbiamo cercare di curare di più i nostri settori giovanili e i nostri centri federali, dobbiamo cercare di capire come far crescere il talento in Italia, perchè c'è ma probabilmente soffocato da questo calcio geometrico che fin da bambini gli allenatori propongono. Dobbiamo ritornare a un calcio sano, dove imprevedibilità e fantasia individuale devono essere padroni del gioco del calcio. Noi negli ultimi 15 anni abbiamo seguito delle mode: il possesso palla e il giochismo. Abbiamo prodotto buoni, ma non ottimi giocatori dal punto di vista tecnico, ma abbiamo perso le punte, gli esterni che giocano l'uno contro l'uno. Ci vuole tempo, però bisogna avere la forza di fare le cose. Devono mettersi assieme la Federazione e la Lega e mettere in campo un programma sportivo ampliato a 360 gradi fin dai bambini, allora sì che saremo ancora protagonisti e avremo anche noi i talenti che abbiamo sempre avuto".

"Da un po' di tempo sostengo che la Federazione dovrebbe far crescere i selezionatori in casa, prendere gli ex campioni del mondo e convincerli a far qualcosa per il nostro movimento. Abbiamo cercato di portare gli allenatori in Federazione. Chiaro che ci vuole il tempo. È facile dire che Spalletti non è un selezionatore, ma con la Svizzera cosa poteva fare Luciano? Ha provato a cambiare, le ha provate tutte, ma sono mancati temperamento, carattere, determinazione, voglia di vincere. Se ci fosse stato in campo un Chiellini, probabilmente avremmo fatto qualcosa in più. I protagonisti sono i giocatori: l'allenatore può fare tanto, ma se gli interpreti sono questi...Molte squadre sono uscite con dignità, noi non lo abbiamo fatto".

Ora rischiamo davvero di non andare ai Mondiali: "Il rischio c'è. Quando nel 2014 fummo eliminati, in conferenza stampa dissi: 'ma siamo sicuri che nei prossimi anni ci andremo?' Già ai tempi avevamo dei dati che mostravano un trend di grande negatività in prospettiva: una grandissima competenza e grandi risorse fino ai 19-20 anni, siamo competitivi a livello mondiale ma poi abbiamo un buco incredibile, da anni. Non riusciamo a proporre giocatori in prima squadra, a farli crescere, a dar loro una forza morale forte e quindi li perdiamo. Forse la Federazione deve fare qualcosa in più, deve cercare di farli crescere in casa i ragazzi. Qualche giornalista mi ha chiamato dopo qualche anno dicendomi: 'ai tempi ti abbiamo preso in giro ma dovremmo chiederti scusa'. Ma non è che io sia un indovino. La nostra crisi parte da piccolini, continuiamo a essere in crisi e questo è il momento di fare, di mettere in campo delle proposte, di creare un pool di persone che abbiano voglia di dare qualcosa al calcio. Non servono i contratti, serve la volontà di fare qualcosa".

Capitolo stranieri: "La prima partita che vidi da ct nel 2010 fu la Supercoppa Inter-Roma. In campo c'erano due italiani: De Rossi e Totti. Mi sono detto che forse c'è qualche problema se in una Supercoppa Italiana ci sono solo due italiani. Abbiamo sempre rimandato il problema. Per questo dico che ora è il momento di fare qualcosa per questo calcio. Ma è mai possibile che Federazione e Lega abbiano un'idea di calcio totalmente diversa? Se non cambi questo rapporto, diventa tutto complicato".

Calciatori senza motivazioni: "Dipende come sono cresciuti e como sono stati educati. Il tifoso vede sempre il calciatore come quel ragazzo che ha soldi, fama e poi, quando vai in campo, se fa prestazioni come agli Europei, mette in discussione anche l'uomo-calciatore. Mi pare che ultimamente stiamo diventando personaggi: il calcio sta diventando un gioco globale, dove ci sono questi calciatori che diventano dei grandi personaggi. Ma per reggere il personaggio, bisogna avere una grande intelligenza e una grande umiltà. Cristiano Ronaldo è al sesto Europeo e non gli si può mai rimproverare nulla dal punto di vista della prestazione. Cambiare Spalletti? No, assolutamente no".

Nazionale è vista come un peso? "Quando ho fatto il ct, la Lega aveva organizzato la Supercoppa in Giappone quando c'era un'amichevole della Nazionale. Già 15 anni fa non 'cerano rapporti sani. Ho iniziato questa intervista dicendo che la prima cosa, la più importante, è mettere d'accordo Federazione e Lega. Come in una famiglia, se il papà e la mamma non vanno d'accordo tutti i giorni, i figli che fanno?. Basta parlare, bisogna fare. Quando arriva la Nazionale, tutti diventano tifosi. Prima non gliene frega niente a nessuno. Poi arriva l'inno e 50 milioni di persone diventano tutti ct. Perchè non riusciamo a essere coinvolti anche prima di questi eventi, per arrivare preparati?".

C'è una crisi dei dirigenti in Italia? "Questo è dovuto al fatto che ci sono molte proprietà non italiane, sono questi fondi di investimento gestiti da manager e quindi trovano difficoltà a rapportarsi con un calcio che per loro è una cosa diversa. Dobbiamo formare anche nuovi dirigenti, sono tante le cose da fare, ma se non iniziamo continuiamo a ripetere le stesse cose. Bisogna partire subito, senza mettere in discussione Gravina e Spalletti, che non c'entrano nulla. Qui il problema è il movimento calcio in generale".

Ci vorrebbe una Nazionale multietnica, come la Svizzera che ci ha battuto: "Altro tema molto interessante. Ma se noi abbiamo le scuole calcio dove devi pagare, i nuovi italiani non hanno la possibilità di farlo. Dobbiamo dare la possibilità a questi ragazzi di aiutarci, ne abbiamo bisogno".

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