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Cremonese, fallita l'operazione salvezza. Ma che impresa in Coppa Italia

di Lorenzo Coelli
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Anche la stagione 2022-23 di Serie A è giunta al termine. Una stagione anomala, segnata da un inizio anticipato e il primo storico mondiale invernale, che ha visto tra le protagoniste la Cremonese dopo 26 anni di assenza e una lunga ascesa. Per analizzare la stagione grigiorossa, conclusa con la retrocessione, non basta però guardare il verdetto del campo.

Tra inesperienza e rimpianti
Bisogna partire dal 23 maggio 2022, quando a pochi giorni dalla promozione in Serie A Fabio Pecchia annunciò il suo addio alla Cremonese. Scossa dall’improvvisa decisione del tecnico di Formia, dopo settimane di casting la società grigiorossa scelse di puntare con forza sull’esordiente Massimiliano Alvini, per poi scontrarsi contro quella che pochi mesi dopo venne definita “la spietatezza del mercato”: molti giocatori, infatti, preferirono altre piazze di Serie A ai lombardi, costretti ad acquistare tantissimi giocatori all’estero e alla prima esperienza in Italia. Nonostante un inizio di campionato promettente (in termini di prestazioni, non di risultati) la squadra non ha mai ingranato e si è involuta, ritrovandosi a metà gennaio a -12 dal quartultimo posto e ancora a quota zero vittorie. Non è bastato nemmeno l’arrivo di un esperto di salvezze come Davide Ballardini, alla sfida più dura della sua carriera, per risollevare la situazione. Eppure (nonostante un mercato di riparazione incompleto) con l’ex Genoa il rendimento è migliorato nettamente, aumentando i rimpianti per il tardivo avvicendamento in panchina. La retrocessione è arrivata a tre giornate dalla fine e per soli quattro punti: così fa ancora più male.

La favola di Coppa e un tifo straordinario
Nonostante questo triste epilogo, la stagione appena conclusa ha regalato anche momenti memorabili alla Cremonese e ai suoi tifosi: primo su tutti lo straordinario percorso in Coppa Italia, culminato con la doppia semifinale contro la Fiorentina dopo i successi (storici) di Napoli e Roma. Un’impresa che ha fatto il giro del mondo. Impossibile non citare anche il magnifico tifo grigiorosso, sia nel piccolo (ma accogliente) stadio Zini che in trasferta. I sostenitori della Cremo hanno dato spettacolo al di là dei risultati, abbracciando sempre i propri beniamini a fine gara sotto le note di “Amandoti”. Per gran parte del popolo cremonese questa è stata la prima esperienza in Serie A e tutti l’hanno voluta vivere intensamente, con l’amore e l’orgoglio che caratterizza le piazze di Provincia. E anche se non è bastato per salvarsi, è il presupposto migliore per guardare con fiducia alla stagione che verrà.

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