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Conte è cambiato ma non cambia più. Il 3-5-2 è un mantra, ma non è sempre stato integralista

di Ivan Cardia
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Antonio Conte è cambiato ma non cambia più. Dici 3-5-2 e pensi a lui. Un modulo che è diventato un marchio di fabbrica, esportato anche in Europa tra l’incredibile epopea dell’Italia più scarsa degli ultimi decenni e il Chelsea dove ha vinto alla prima. Un marchio di fabbrica che oggi, dopo una prima stagione tutto sommato positiva, sta faticando più del previsto a spendere alla guida dell’Inter.

Il modo di giocare è cambiato. Il modulo no. Quello dell’Inter. Da un anno all’altro. Nella scorsa stagione, il salentino si è spesso difeso da chi vedeva nel contropiede la principale, se non unica, arma a disposizione dei nerazzurri. Però era così, l’Inter spaventava soprattutto quando ripartiva in velocità, appoggiandosi alle strepitose doti tecniche e fisiche della LuLa. Oggi, la strada che Conte ha deciso di seguire per provare a vincere è un’altra: una squadra più manovriera, che provi a dominare e controllare l’avversario. Con due paradossi: in questo progetto non si riesce a trovare uno spazio che sia uno per Eriksen, cioè il giocatore di maggior qualità della rosa. E poi i gol subiti, che sono davvero tanti per una squadra che voglia davvero dominare l’avversario. Il modulo non è cambiato, il gioco sì. Vengono due domande: perché cambiare, se la scorsa stagione l’Inter ha chiuso a -1 dalla Juve. E poi, perché cambiare l’uno e non l’altro, senza adattare lo schieramento al modo di stare in campo.

Conte l’integralista. Ma non è sempre stato così. Perché Conte non cambia più, non lo fa da quasi dieci anni, da quando ha trovato la vittoria con un modulo che è una firma. E che però non è sempre stato il suo: a inizio carriera aveva già la fama di integralista, ma del 4-2-4. Ci aveva vestito la Juventus, poi ha capito due cose: che Bonucci in una difesa a tre sarebbe stato formidabile. E che, se hai Marchisio-Pirlo-Vidal li devi far giocare tutti e tre, non puoi rinunciare a nessuno. Se l’Inter di oggi abbia o meno una mediana così formidabile, può essere oggetto di dibattito in altre occasioni. Sta di fatto che Conte ha iniziato a vincere perché ha saputo cambiare. E oggi sta faticando perché non vuole riprovare a cambiare, magari provare il 4-3-1-2. Terrebbe un centrocampo maestoso, ma potrebbe inserire Eriksen nel suo elemento. E magari si aiuterebbe anche in difesa, soprattutto se, come ha spesso detto, la retroguardia a tre è una mossa offensiva. È la sua carriera a suggerire che svoltare, di nuovo, possa essere una buona idea.

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Lunedì 6 Maggio 2024
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