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Baldissoni smonta la conferenza stampa di Totti: "Dispiacere e tristezza"

di Raimondo De Magistris
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Mauro Baldissoni, vicepresidente della Roma, tramite i microfoni di 'Sky' ha rilasciato una lunga replica alla conferenza stampa di ieri di Francesco Totti: "Credo sia opportuno fare una menzione sul passaggio da grande calciatore a qualsiasi altra cosa, è un percorso non semplice e non rapido. Noi siamo sempre stati convinti dell'esigenza di essere pazienti nei confronti di Totti e come ha detto lui stesso ieri nel primo anno era un po' difficile rendersi conto di cosa succedesse da dirigente. Poi, dopo l'addio di Monchi, durante il secondo anno, avrebbe potuto ricoprire il ruolo di Direttore Tecnico e siamo stati dispiaciuti del fatto che la risposta sia arrivata così. Lui stesso ha detto di aver inciso sulla scelta di Ranieri o, come da lui stesso raccontato, è stato in prima fila per provare a convincere Antonio Conte a venire a Roma. E' evidente che parliamo di un percorso in cui aveva già avuto modo di esprimere il suo parere. Noi speravamo potesse sempre di più integrarsi e continuare a crescere in quello che resta comunque un lavoro di squadra, perché nessuno può decidere da solo".

Totti dice che negli ultimi otto anni la proprietà americana ha provato a mettere da parte i romani.
"Mi dispiace per la sua percezione della vicenda, ma noi facciamo parlare i fatti: ha avuto due contratti da calciatore e uno da dirigente. Idem per De Rossi, che ha ricevuto due contratti da calciatore e poi uno da dirigente al fianco dell'amministratore delegato. Poi ci sono gli esempi di Florenzi e Lorenzo Pellegrini e credo sia un vanto e un merito di questa società aver avviato la Hall of Fame per permettere di coinvolgere chi abbia giocato almeno una gara con questa maglia per essere presente a Trigoria o all'Olimpico. Poi abbiamo sempre privilegiato nelle scelte chiunque abbia dato qualcosa per questa maglia ed è evidente. Deromanizzare la Roma sarebbe sciocco, è un patrimonio inestimabile dal punto di vista comunicazionale, emozionale e patrimoniale. Come potevamo essere così stupidi da pensare di rinunciarci? Francesco Totti all'epoca dell'acquisizione della Roma da parte degli americani era più conosciuto della Roma stessa, quindi come si poteva pensare di volerlo allontanare dalla Roma?".

S'è soffermato molto sull'assenza di Pallotta.
"Sulla sua assenza mi limito a una considerazione: quest'anno i due principali tornei europei sono stati vinti da Liverpool e Chelsea e non credo che i rispettivi presidenti quest'anno siano stati molto in società. Pallotta l'ha più volte invitato a passare del tempo a Boston, poi mi rendo conto ci sia una difficoltà di lingua e cultura che non facilita questa comunicazione, ma l'interesse del presidente è sempre stato quello di provare a facilitarlo".

Ha detto che tu hai provato a dargli una direzione, ma non si sa quale.
"Il rapporto tra noi è sempre stato chiaro, cortese e corretto. Non occupandomi dell'area tecnica non ci sono grossi confronti quotidiani, ma la mia porta per lui è sempre stata aperta. Non opero nell'area tecnica, non abbiamo molti motivi di confronto, ma non posso che ribadire la mia grande disponibilità".

Totti ha parlato di ritorno solo in caso di passaggio di proprietà. Ci saranno risvolti legali?

"Abbiamo notato questo continuo riferimento a un'altra proprietà. Ma noi siamo una società quotata in borsa e anche le trattative, eventualmente, dovrebbero andare in un determinato modo. Detto ciò, la Roma non è in vendita e Pallotta non ha alcuna intenzione di cederla".

Cosa lascia questa conferenza stampa?
"Dispiacere e tristezza, è una sconfitta di tutti perché Totti è un grande patrimonio per questa società. La Roma però deve andare avanti a prescindere e questa proprietà in questi anni ha investito tanto, tra le dieci società che hanno investito di più per soldi investiti in calciatori. E continueremo a investire, anche se il prossimo anno non parteciperemo alla Champions League: vogliamo costruire una squadra competitiva. Poi sbagliare può far parte di una società di calcio, come accaduto nell'ultima stagione, ma questa non può che essere una motivazione in più per migliorarsi. Pallotta è una persona estremamente ambiziosa e la sua ambizione è quella di replicare il successo con i Boston Celtics. Abbiamo fatto degli errori, lui stessi li ha ammessi e sa di doverli correggere".

Pallotta senza stadio potrebbe lasciare?
"E' evidente che la questione stadio è una questione cruciale. Il business dello stadio non è un business fine a se stesso, ma cruciale per una società perché è un amplificatore di ricavi. E con lo stadio si può diventare sempre più competitivi. Se tutti dicono di voler primeggiare replico che senza un acceleratore di ricavi come lo stadio fronteggiare la Juventus sarà difficile. E' chiaro che se alla lunga Pallotta vede che fare questo investimento è impossibile potrebbe pensare qualcosa di diverso, ma non lascerà nulla di intentato".

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