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4-2 all'Empoli e un messaggio all'Inter: il Milan soffre ma è tornato ed è in lotta Scudetto

di Marco Conterio
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Stanco, sofferente, rimaneggiato, in arrivo da un piccolo grande ciclo di crisi. Per questo la vittoria del Milan a Empoli per 4-2 è ancor più importante, perché è un punto di ripartenza. Perché è il segno che i rossoneri nella rincorsa all'Inter ci sono, con dei leader tutt'altro che distratti dal mercato come Kessie. Con delle seconde linee all'altezza dei titolari, con scelte di Pioli che funzionano, su tutte Saelemaekers, con Maignan che compie un errore e poi solo miracoli. La gara del Castellani è il certificato che la formazione rossonera è in piena lotta per lo Scudetto.

Un risultato bugiardo per l'Empoli
Una partita comunque combattuta, dove il risultato finale non è sincero fino in fondo. Perché l'Empoli gioca col coraggio dei grandi ed è anche per questo che questa Serie A ha gare più imprevedibili e meno attese. Le piccole, almeno non tutte, non si chiudono basse vivendo di difesa e speranza, cercando la filosofia del primo non prenderle. A volte paga, altre meno. Lo fa per gran parte della gara, fin quando il tasso tecnico superiore dei singoli del Milan non ha la meglio. Però Andreazzoli e i suoi sono squadra a testa alta e palla bassa, se non quando i lob cercano di superare la prima linea di pressing. Ricci prova a cucire calcio in mezzo al campo, anche se la marcatura asfissiante di Kessié gli fa perdere lucidità in impostazione e pure passo in fase difensiva. Però Bajrami ha l'istinto dei dieci importanti, Parisi sulla sinistra non ha timore d'offendere e di tener basso Florenzi. Pinamonti è ispirato, Cutrone un po' meno ma insieme s'jntendono alla grande e Zurkowski in mezzo dà l'impressione di essere uno perfetto per Gasperini in futuro. Insomma, l'Empoli è squadra, il Milan invece è stanco ma il tasso tecnico è più alto e per questo s'aggrappa alle idee dei singoli. Certo, non solo. Perché Kessie trequartista 'alla Boateng' è una scelta di Pioli e che sarà ben ripagata da due reti. Perché Saelemaekers, schierato titolare a sorpresa, fa nascere entrambe le reti dell'ivoriano. E poi i rossoneri erano imbottiti d'assenti e infortunati, per questo la formazione schierata all'inizio è stata anche condita da qualche soluzione d'emergenza.

Kessie da grande leader
Le due reti di Kessie, quella del vantaggio e quella del due a uno, hanno entrambe lo stesso filo conduttore. Le idee di Saelemaekers dalla sinistra, l'Empoli morbido in fase di pressing e marcatura, la bravura dell'ivoriano nel trovare la porta. L'uno a zero nasce da un cross del belga, da una sponda di Giroud e da un destro di Kessie. Il due a uno da una sortita di Saelemaekers, da un tocco per l'africano e da una difesa che gli lascia troppo spazio. C'è pure l'errore di Vicario in tutto questo, che si lascia passare il pallone sotto le gambe, ma la storia sembra simile. In mezzo però c'è il gol dell'Empoli e pure tanto Empoli. Bajrami sfrutta una respinta larga dei rossoneri per concludere di prima, di destro, e trafiggere un non impeccabile Maignan. La notizia sembra questa ma poi la storia torna all'antica normalità quando, sempre nel primo tempo, il francese fa una parata di quelle da copertina con la punta del guantone su Pinamonti.

Un sogno chiamato Scudetto
L'Empoli c'è. Bajrami sfiora pure lui il secondo ma il destro potentissimo s'infrange sulla traversa. Sliding doors. Poco dopo, il 3-1. Il terzo gol, su punizione, di Florenzi, sembra quasi un colpo del ko. Vicario mette male la barriera: la sposta troppo, si aspetta il tiro di un mancino, e l'ex giallorosso torna in rete dopo più di due anni in Serie A. L'Empoli va sulle gambe seppure non sia domo, mentre Pioli toglie proprio Florenzi e l'ammonito Tonali per mette dentro forze fresche come Kalulu e Bakayoko. La gara cambia, poi virtualmente si chiude col quarto gol del Milan firmato da Theo Hernandez anche se all'84' sono brividi per la banda Pioli col rigore della speranza firmato da Pinamonti. I rossoneri riescono a tenere il passo dell'Inter, pur mostrando una forma non ottimale. Sicché mai sosta fu più benedetta, da Pioli. Per recuperare i suoi effettivi. Per ripartire con una nuova stagione. Per rincorrere un sogno chiamato Scudetto.

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