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A Frosinone il primo appello allarmante di Sousa, nello stesso stadio la sentenza di conferma…

di Maurizio Grillo
per Tuttosalernitana.com

Il 25 aprile del 2015, l'urlo "serie B" era quasi liberatorio. La Salernitana, ripartita a testa altissima dopo il fallimento targato Lombardi, conquistava la terza promozione in quattro anni assicurandosi la partecipazione al campionato cadetto. Dieci anni dopo il mondo s'è totalmente capovolto e pronunciare la seconda lettera dell'alfabeto fa venire l'orticaria. Perché i granata, senza aver mai veramente preso parte alla lotta salvezza a causa di una serie di errori clamorosi e imperdonabili, sono ormai destinati al salto all'indietro. Da ultimi della classe, a suon di record negativi, con un gruppo che non è mai diventato squadra e una parte della tifoseria che preferisce cantare e sventolare bandiere a prescindere palesando un atteggiamento diametralmente opposto rispetto a quanto accadeva con altre società. Anche il destino ha deciso di divertirsi. Perché, al di là di questa coincidenza temporale, la retrocessione aritmetica arriverà allo Stirpe di Frosinone. In quello stadio dal quale Sousa, a fine luglio, lanciava un messaggio chiaro all'ex direttore sportivo, alla proprietà, a un ambiente che sin dal ritiro decise di abdicare rispetto al proprio compito avallando una serie innumerevoli di scelte incomprensibili senza mezza contestazione. "Stiamo lavorando tra mille difficoltà, ho dovuto utilizzare i portieri come giocatori di movimento per assenza di calciatori. La società sa cosa serve, non posso dire sempre le stesse cose. E' importante partire bene per mettere da subito fieno in cascina, ma tempo che sarà un avvio di stagione complicato e diverso da quello che mi sarei aspettato. Ad ora siamo allo stesso livello del Frosinone neopromosso" in estrema sintesi il discorso dell’ allenatore.

 Certo, Sousa era la copia sbiadita del leader che avevamo conosciuto, ma che in fondo ha avuto soltanto una duplice colpa: dire sempre la verità e sopravvalutare una rosa che era mediocre già nella stagione precedente, come evidenziato dai risultati negativi di Davide Nicola. Da quel caldo pomeriggio di luglio ad oggi è passata tanta acqua sotto i ponti, con un organico costruito male da De Sanctis e addirittura indebolitosi dopo l'arrivo di Sabatini. Un dirigente che, già due anni fa, appesantì il monte ingaggi per poi ripresentarsi alla base con Liverani in panchina e una decina di calciatori che farebbero fatica a trovare spazio nella nostra serie B. O davvero il  buon Walter pensava di centrare una nuova impresa con Weismann, Pellegrino, Pasalidis, Boateng, Zanoli, Gomis e Vignato? Non ce ne voglia nessun collega, ma anche parte della stampa ha grosse responsabilità. Perchè in estate si pensava davvero che Ikwuemesi non avrebbe fatto rimpiangere Piatek, perchè si è cercata spesso una pezza a colore dimenticando in che condizioni si sia arrivati a Rivisondoli, attribuendo voti altissimi a un mercato di riparazione che, fatto dal Fabiani di turno, sarebbe stato accompagnato da bocciature, striscioni di dissenso e tanti fischi.  

A proposito di Fabiani: visto come stanno giocando Djuric, Ranieri, Zortea e Ruggeri? La Salernitana del trust, costruita senza società e col rischio di essere estromessi dal campionato il 31 dicembre del 2021, era superiore a questa. Conferma del fatto che dirigenti bravi sanno operare anche con budget ridotto, altro che 700mila euro a chi ha quasi 40 anni e non gioca da un anno. Chissà se oggi, dopo una stagione imbarazzante e ricca di record negativi, promesse non mantenute e no al confronto con la tifoseria, si rivaluterà l'operato di chi vinse 4 campionati in 9 anni e mezzo. E in quel caso, caro Iervolino, altro che striscione sporadico in città. Per lavorare a Salerno ci vuole la capacità di sopportare le pressioni (denunciando le offese, ci mancherebbe): ora lei ha l'obbligo morale di riportare la Salernitana dove è stata presa, investendo il necessario. Altrimenti, restando soltanto per assenza di acquirenti, si andrà incontro per davvero a un pericoloso galleggiamento, se non peggio. Altro che le favolette che abbiamo ascoltato dal 2015 al 2020.


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