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Quanto contano gli allenatori? Allegri lo sapeva…

di Fabrizio Ponciroli
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Non manca tantissimo… Sabato 24 agosto, finalmente, ci si concentrerà più sul rettangolo verde che su voci di mercato, plusvalenze e ingaggi (almeno questa è la speranza). Il calcio giocato è l’unica soluzione ai tanti, troppi rebus del calciomercato. In quest’afosa estate, sta accadendo di tutto e, probabilmente, il meglio deve ancora arrivare. Tra giocatori che hanno deciso di puntare i piedi e scommesse tutte da scoprire, il calcio italiano si appresta ad offrire, ai milioni di tifosi sparsi per il Bel Paese, una stagione piena di incognite. Mai come quest’anno, tantissimi allenatori si metteranno in gioco. La domanda è sempre la stessa: quanto conta un allenatore nei successi (e negli insuccessi) di un club? Al giorno d’oggi, sembra che il tecnico abbia guadagnato una posizione fondamentale per la buona riuscita dei progetti di ogni società. Se non hai l’allenatore giusto, non vinci… Guardando al calcio degli anni ’80 e ’90, ci si stupisce di come, a quei tempi, l’allenatore avesse caratteristiche completamente differenti dai tecnici di oggi. Oggi, un “manager” deve fare di tutto. Oltre a “gestire” i giocatori, diventati aziende, deve pensare ad allenarli al meglio, trasmettergli le proprie idee, parlare con la stampa prima, durante e dopo i match. E, inoltre, non può (quasi) mai dire quello che pensa. Bocciare un giocatore pubblicamente significherebbe deprezzarlo, ovvero far perdere soldi alla propria società. E pure individualmente, il rapporto non è semplice tra intermediari, procuratori, fidanzate e il famoso entourage… Chiaramente ci sono delle eccezioni (Conte, ad esempio) ma, in generale, l’allenatore moderno è un vero e proprio amministratore delegato. Deve saper far tutto, non può limitarsi ad allenare (il discorso vale per allenatori da top club ovviamente). Ma torniamo al quesito iniziale: quanto contano gli allenatori nel calcio di oggi? Moltissimo… Pensiamo ai nostri top team. Tutti hanno puntato su grandi allenatori. La Juventus ha preso il “maestro del gioco”, così da vincere e convincere. L’Inter ha preso il “grande motivatore”, il migliore a far rendere i propri giocatori. Il Napoli si è affidata al “super esperto che sa vincere” mentre Roma e Milan hanno virato su profili ambiziosi e coraggiosi per scuotersi e scuotere l’ambiente.

La Lazio, infine, ha preferito confermare chi ha già dimostrato di saperci fare… Insomma, visioni differenti con, in comune, lo stesso obiettivo: vincere! Purtroppo, alla fine dei conti, uno esulterà e gli altri (se non faranno miracoli in Europa o in Coppa Italia) verranno ridimensionati. Il mestiere dell’allenatore, nel 2019, è anche questo. Puoi avere anche una bacheca impressionante a casa ma, se fallisci, vieni messo da parte, tanto c’è sempre qualcuno pronto a prendere il tuo posto. Si pensi a Mourinho, probabilmente il primo “allenatore moderno” della nuova era del calcio. Ha vinto e stravinto, era un amministratore delegato favoloso, eppure è alla ricerca della giusta chiamata. Ecco, gli allenatori contano in relazione a quanto vincono. E’ banale ma è la pure e semplice verità. Se la Juventus giocherà un calcio divino ma, a fine anno, non vincerà, ecco che Sarri rischierà grosso. L’Inter potrà avere la bava alla bocca in tutte le partite ma, se, a fine anno, non vincerà, si dirà che Conte non è più quello di una volta. Idem per Ancelotti, chiamato, al suo secondo anno in azzurro, a portare in città un trofeo, senza scuse o alibi. Pure gli altri, i vari Fonseca, Giampaolo e Inzaghi (Simone), non potranno permettersi troppi errori. Non sono obbligati a vincere ma a convincere sì… Vero, i top manager guadagnano cifre importanti, non paragonabili ai loro predecessori ma, ragazzi, che brutto mestiere che fanno… Possono essere i più determinati, innovativi, intuitivi, eleganti, speciali, eppure sono legati, sempre e comunque, al risultato. Per questo stimo Allegri. Lui lo sapeva… Nei suoi anni in bianconero si è preso gioco del sistema calcio. Ben conscio di come funzionava il tutto, ha pensato all’unica cosa importante: vincere. Non poteva durare in eterno ma Max sapeva anche questo. Curioso di vedere chi raccogliere la sua eredità… Chi sarà l’amministratore delegato della stagione 2019/20?

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