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Pablo Mari: "Spagna cambiata. Scamacca fortissimo. Calafiori? Capello ha ragione"

Esclusiva TMW
di Raimondo De Magistris
Fonte: Dal nostro inviato a Iserlohn, Germania
Il difensore spagnolo del Monza Pablo Mari gioca in Italia dal 2022. Per TMW, ha analizzato il match di questa sera
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© foto di www.imagephotoagency.it

Pablo Marí, che gara sarà Spagna-Italia?
"Giocano due grandi nazionali, mi aspetto una bella partita. Conosco bene i giocatori italiani, so cosa hanno provato negli ultimi due anni. Per loro la mancata qualificazione al Mondiale è stata dura da digerire, hanno grande voglia di dimostrare il loro valore".

La Spagna ha davvero cambiato stile di gioco?
"Credo di sì, oggi ci sono giocatori molto diversi da quelli che c'erano prima. Ora ci sono giocatori velocissimi: Yamal, Olmo, Williams... E Morata è stato bravissimo ad adattarsi a questo nuovo stile di gioco. Contro la Croazia hanno disputato una bella gara, hanno dimostrato di essere una delle favorite. Ma anche l'Italia mi è piaciuta: ha disputato una partita con un gioco riconoscibile".

Sarà anche la sfida tra Scamacca e Morata
"Dal punto di vista delle caratteristiche individuali sono simili, sono ben strutturati e hanno tecnica. Hanno entrambi un bel piede, collegano il gioco e a entrambi piace tantissimo lo spazio. Scamacca l'ho affrontato per due anni, per me è un attaccante fortissimo, con l'Atalanta che gioca uomo contro uomo a tutto campo è difficile marcarlo. E infatti nella gara d'andata dell'ultimo campionato ci ha segnato due gol".

Come è cambiato Morata in questo anni?
"La Spagna ha cambiato mentalità e lui si è adattato, prima c'era una squadra di palleggiatori e giocava più palla al piede. Ora ha un nuovo stile, fa più sponde e attacca la profondità. E' un giocatore estremamente intelligente".

Frattesi ha detto che Rodri è il miglior centrocampista al mondo
"Completamente d'accordo. Lo scorso anno le uniche gare perse dal City in Premier erano quelle senza lui in campo e Rodri ne ha saltate solo quattro. Sono numeri che hanno pochi giocatori al mondo e per giunta nell'undici di Guardiola. Non c'è altro da aggiungere".

E Barella?
"E' più mediano che centrocampista, anche lui nella sua zona di campo è uno dei migliori al mondo. E' il giocatore che comanda l'Inter. Ho visto l'80% delle gare dei nerazzurri nell'ultima stagione: d'accordo, ci sono Calhanoglu e Mkhitaryan, ma quello che muoveva la squadra avversaria era lui con i suoi strappi. Imprescindibile".

In difesa comanda Bastoni
"Il miglior braccetto di sinistra dell'ultima Serie A. Ha piede, fisico e poi la personalità: in Nazionale lo vedi con fiducia, non sente il peso della maglia e questo ti dice che è un giocatore di altissimo livello. Voglio però spendere due parole anche per Calafiori..."

Capello ha forse esagerato paragonandolo al primo Sergio Ramos
"Però il percorso è quello lì. Il primo Ramos era terzino e poi è diventato centrale, più o meno la stessa carriera che sta facendo Calafiori. Motta gli ha svoltato la carriera, gli ha aggiunto quelle 2-3 cose per fare la differenza. Gli dà liberta per spingersi più avanti, è un giocatore molto tecnico e intelligente. L'esser partito da terzino gli ha permesso di avere maggiore confidenza palla al piede".

In difesa l'insostituibile di de la Fuente è Le Normand
"Sta facendo molto bene alla Real Sociedad, bel piede e buon fisico. Difende bene sui cross laterali, è reduce da annate eccellenti".

In Spagna gioca il 16enne Yamal e in Italia consideriamo giovane il 24enne Raspadori. Perché questa differenza?
"Secondo me è anche una questione culturale, però non bisogna sottovalutare un aspetto: in Italia sono sempre nati grandissimi difensori, voi avete avuto Maldini, Nesta, Cannavaro Bonucci, Chiellini, per 20-30 anni i migliori centrali al mondo. Questo alza un po' l'età media perché loro a 25, 30 o 32 anni devono giocare sempre, sono stati i migliori per tanti anni. Noi dopo aver vinto tutto abbiamo dovuto fare un reset, siamo dovuti ripartire con un nuovo ciclo. Detto ciò, anche l'Italia in questi anni sta cambiando volto".

Spalletti o de la Fuente?
"Spalletti ha fatto un grandissimo anno a Napoli, sono due tecnici che si possono comparare perché a entrambi piace il bel calcio. A entrambi piace vincere attraverso il gioco".

Che stagione è stata per il Monza?
"Secondo me abbiamo giocato un grandissimo secondo anno in Serie A. Peccato per gli ultimi due mesi, ma il fatto di aver raggiunto la salvezza con dieci giornate di anticipo ci ha tolto un po' di motivazioni. Personalmente sono andato meglio rispetto all'anno precedente, è una stagione che mi ha soddisfatto. Ora vediamo che succederà, ho un altro anno di contratto col Monza e qui mi trovo benissimo".

Sei un po' al bivio tra rinnovo e cessione
"Esatto, ma discutere col Monza non sarà mai un problema. Lo farò con tutta serenità insieme all'AC Talent, l'agenzia che mi rappresenta".

Com'è il rapporto con Galliani?
"Ottimo è dire poco, per me è diventato come un secondo papà. Nel momento in cui mi è successo tutto quel che mi è successo, me lo sono ritrovato al mio fianco. E' sempre stato con me".

A distanza di tempo com'è ripensare a quell'accoltellamento nel supermercato?
"Pensi che nella vita non puoi controllare tutto e che, alla fine, la cosa importante è che io stia bene, che tutta la mia famiglia stia bene. E poi che queste cose possono capitare ed è importante come reagisci".

E tu dopo due mesi eri già in campo
"I medici mi dissero che sarei potuto tornare in campo dopo tre mesi e mezzo, io dopo un mese e una settimana ero in campo ad allenarmi. Ci tenevo a ripagare tutto il supporto del Monza".

C'è un insegnamento che hai tratto da quella vicenda?
"Mi ha fatto riflettere sulle cose davvero importanti della vita a cui ora do molta più importanza senza perdere troppo tempo su ciò che è superfluo".

Che allenatore è stato Raffaele Palladino?
"Ho costruito un rapporto molto buono con lui. L'ho detto dopo la gara contro la Juventus, l'ultima della stagione: ha avuto il merito di farmi crescere ancora di più. Io ho avuto una carriera molto ampia, tanti allenatori diversi, ho girato il mondo. Ma Palladino è riuscito a farmi fare uno step in più, mi ha aiutato".

Carriera importante la tua, eppure non sei mai stato convocato dalla Spagna. Perché?
E' una domanda che mi son fatto sempre... Non lo so, ho avuto dei momenti molto buoni in cui potevo andarci e invece non sono stato chiamato. E' una domanda che continuerò a farmi e comunque non ho perso le speranze: finché sarò in campo, continuerò a coltivare la speranza di vestire la maglia della Spagna. E' l'unica cosa che mi manca".

Ti vedi ancora in Italia in futuro?
"E' la nostra seconda casa. A Udine sono stato bellissimo, poi due anni a Monza altrettanto belli, vivo a Milano. C'è uno stile di vita simile a quello spagnolo, tutti a casa parliamo italiano. L'Italia mi piace tantissimo, se ci sarà la possibilità di restare molto volentieri".

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