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Lukaku e Donnarumma verranno fischiati giustamente da San Siro. La Juventus è legata ai risultati e la Roma non ha un progetto per il futuro. O almeno, non ancora

di Andrea Losapio
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

In dieci giorni torneranno Romelu Lukaku e Gianluigi Donnarumma. Da avversari. Con un amore troppo sbandierato e poi disatteso, sull'altare delle scelte tecniche, per il belga, dei soldi, per il portiere. È giusto fischiarli? La risposta vale per entrambi ed è sì. Sia perché è un modo per farli giocare peggio, per metterli sotto pressione in un particolare momento - se non per tutta la partita - e indurli agli errori. Per Lukaku si è scritto praticamente di tutto. Del mancato inserimento fra i titolari nella finale di Istanbul con il Manchester City (però ha tolto lui un gol a Dimarco, trovandosi nel traffico) e dei flirt con Juventus e Milan, sentite subito dopo la sconfitta in Champions. Anche qui disattesi per motivi diversi: la Juve avrebbe fatto l'investimento cedendo Vlahovic, i rossoneri lo giudicavano invece come una scelta che non sarebbe stata fruttuosa dal punto di vista comportamentale. Può capitare, sono scelte. Quando rimane sul tavolo una sola alternativa, alla fine, scegli e vai.

È sbagliato quello che ha fatto Lukaku? Sì e no. Perché l'amore è commisurabile alla delusione. Lukaku potrebbe non giocare più una finale di Champions e non farlo con l'Inter - che ha trascinato a uno Scudetto due anni prima e ha portato 115 milioni dal Chelsea - può averlo destabilizzato fino al non volerne più sapere. Giustamente, come in ogni relazione, c'è un momento anche per cambiare idea e sperare di ricucire i pezzi. Si può fare, ma poi non è detto che l'altra parte voglia accettare scuse e ripensamenti. L'Inter ha fatto una scelta probabilmente sbagliata dal punto di vista tecnico - questa squadra con Lukaku in più potrebbe vincere tutte le partite di Serie A - ma di grande dignità. Ed è per questo che sì, è giusto che San Siro fischi Lukaku.

È sbagliato quello che ha fatto Donnarumma? Sì e no. Da una parte vai a Parigi a giocare con Messi e Neymar - mentre il Milan era in grossa difficoltà e rischiava ogni anno di non andare in Champions - dall'altra c'è il sentimento, l'amore che hai sempre espresso per giocare nella squadra dei tuoi sogni di bambino. Le parole di Enzo Raiola, se vere, sottolineano come i procuratori non scelgano niente nel calcio. Lo fanno le società (e noi lo ripetiamo ogni editoriale) che eventualmente, se non hanno i soldi per permettersi rinnovi, possono scegliere - con profitto - altro. Donnarumma poteva firmare anche per meno, alla fine non sono 4 o 6 milioni in più all'anno che fanno la differenza. Ed è per questo che sì, è giusto che San Siro fischi Donnarumma. Ma con la maglia del PSG, dell'Afragolese o del Beira Mar. Non con la maglia della Nazionale.

Capitolo Juventus: tutti sono legati ai risultati, da Allegri agli altri (Rabiot, per dirne uno, anche se Giuntoli vorrebbe arrivare a dama prima dell'estate) e soprattutto dall'arrivo in Champions. La vittoria con il Milan dovrebbe essere la cartina tornasole di quello che può rappresentare il bianconero in questa stagione. Sono i sottovalutati, probabilmente non i favoriti, ma arriveranno con meno partite sulle gambe al momento clou. Rimanere attaccati, come al primo anno con Conte, può dare i suoi frutti da febbraio in poi. Perché se è vero che hanno perso Pogba (l'hanno mai avuto?) e Fagioli, dall'altra la squadra è esperta, forte, equilibrata. Anche brutta, ma per vincere non serve essere per forza belli. Come si dice? Corto muso.

Chiusura sulla Roma. Ma com'è possibile che siano tutti in scadenza? Ok il progetto triennale dei Friedkin, ma così non c'è la possibilità di avere un obiettivo a lungo raggio. Rinnovare? E come, se non sai chi c'è l'anno dopo? Nessuno sa niente e chi può si guarda intorno: Mou sembra pronto all'ultima annata e Tiago Pinto, pur volendo rimanere in giallorosso, non sa come progettare un futuro che, al momento, non c'è.

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