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La risposta dell’Inter a pessimisti e schizzinosi, la formula di Marotta per Dybala, l’evoluzione di Allegri, i mormorii su Agnelli, il “modello Spalletti” (da Brozovic a Lobotka), l’inciampo del Milan. E una preghiera per Mourinho  

di Fabrizio Biasin
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Eccoci qui a parlare di pallone. Anzi no, di Maurizio Mosca. Ci lasciava 12 anni fa. Ciao Maurizio, ci manchi. Ora il pallone. Cioè, Juve-Inter. Per qualcuno è stata una partita orrenda. “In Spagna il pubblico avrebbe lasciato lo stadio”. Lo ha scritto Sacchi, lo hanno pensato in molti. Boh, può darsi, ma al netto delle botte (molte) e delle sceneggiate (insopportabili), non è stata una partita così inguardabile. C’è stata l’intensità, la giusta "cattiveria”, certamente non il bel giuoco, ma di sicuro non ci siamo annoiati. Va bene dire che facciamo schifo, ma senza esagerare.

Ha vinto l’Inter con la formula SC, sofferenza e culo. E mica ci si deve vergognare. L’Inter ha sofferto, resistito, ha avuto la sua bella dose di fortuna ma, soprattutto, è riuscita a vincere una partita in modo “diverso”. Per tutta la stagione Simone Inzaghi ci ha provato con il possesso palla e la conquista della metà campo avversaria, a volte ha trionfato, altre no; domenica, al contrario, la sua Inter si è ritrovata a fare le barricate contro la miglior Juve della stagione. E alla fine ha portato a casa 3 punti.
“L’Inter di Inzaghi non dà buoni segnali”, dice qualcuno, noi la pensiamo esattamente all’opposto. È arrivata una vittoria “di sofferenza” contro un’avversaria assai tosta: è mancato il gioco, non il carattere. E quando sei in dirittura d’arrivo, il carattere, conta decisamente più di ogni altra cosa. Anzi no, il culo è ancora più importante (in tutte le cose della vita, tra l’altro).

Poi c’è altro, c’è il “fuoricampo”. E qui bisogna essere chiari, anche a costo di risultare “fastidiosi”. La prossima sarà un’altra estate di sacrifici. Oddio, non come quella passata, ma qualcuno dovrà lasciare la barca per portare del grano. Gli ingaggi di Vidal e Sanchez contribuiranno parecchio a raggiungere il primo obiettivo (-15% nel monte-stipendi), possibile che si debba dire addio anche una pedina importante. Molti dicono “Lautaro”, Marotta non è così convinto.

Per dire, l’ad nerazzurro ha le idee chiare su Dybala: si può fare, ma solo se la proprietà in cambio non chiederà il sacrificio del Toro. Staremo a vedere (comunque sì, Dybala che fino a due settimane fa non era una possibilità, al momento dialoga assai con il suo “padre sportivo”).

La Juve ha perso giocando la sua miglior partita. E questa è certamente una notizia non buona se si guarda la classifica, ma dice anche che il processo di crescita di Allegri procede bene: inizio di stagione pessimo-tentativo di dare solidità al gruppo-serie di risultati utili-tentativo di “fare calcio”. Forse non è abbastanza per trasformare la stagione in “convincente” (soprattutto dopo il ko con il Villarreal), ma le indicazioni per il futuro sono certamente interessanti. C’è chi dice “però Vlahovic non va mica bene” e quelli hanno un problema che è solo loro. Vlahovic ha sofferto con Bremer e Skriniar, è vero, ma questo perché Bremer e Skriniar sono a loro volta difensori di livello superiore e può capitare che ti mettano nel sacco.

Ps. Da anni sentiamo dire “Agnelli lascerà la presidenza della Juve”, da anni la proprietà smentisce e lo fa con convinzione, infatti Agnelli è sempre lì. Ecco, secondo i soliti “beneinformati” questa volta il mormorio potrebbe essere più di un semplice pettegolezzo.  

Una cosa sul Napoli. O meglio, su Lobotka. O meglio, su Spalletti. Qualche anno fa a Milano sbarcò un croato. Faceva fatica. Giocava male. La gente lo fischiava, lui mandò a quel paese i tifosi. Sembrava destinato a levarsi dalle balle. Spalletti gli disse “gioca qui in mezzo”. Da quel momento è diventato uno dei centrocampisti più forti in assoluto. Si chiama Brozovic. Ecco, Lobotka non è croato, è slovacco, ma per il resto la storia è simile: ci ha messo un po’ a entrare a regime, ha incrociato Spalletti, ora è diventato uno dei punti di forza del gruppo. E il merito è certamente del giocatore, ma è altrettanto vero che don Luciano certi centrocampisti li sa “trattare”.

La Roma non perde dallo scorso 9 gennaio. In totale fanno 10 partite, con 6 vittorie e 4 pareggi. Soprattutto, è diventata “squadra”, gioca bene, si è svegliata seguendo le indicazioni della sua guida. Ecco, queste poche parole servono solo a chiedere “scusa”. Scusa José se abbiamo dubitato di te. Perché, sì, lo abbiamo fatto. E come sempre ci hai messo al nostro posto. Noi fedeli alla tua Chiesa, noi peccatori, chiediamo il tuo perdono. Amen.

E visto che siamo in vena di osanna, consentiteci quest’ultimo peana dedicato al signor Danilo D’Ambrosio, giocatore normale nel senso migliore del termine: mai una parola fuori posto, mai una polemica, se gli chiedi di poggiare le chiappe in panca lo fa, se ti serve per fare la lotta risponde presente. Lo ha fatto a Liverpool, lo ha rifatto a Torino. Ad avercene.

Chiusura sul Milan, fermato da un Bologna davvero volitivo. I rossoneri ci hanno provato (30 conclusioni), ma in più di un momento della partita hanno peccato di frenesia. Ecco, a prescindere da come finirà la stagione, il Diavolo ha sicuramente una priorità: un attaccante capace che però non sia troppo in là con gli anni o, al contrario, solo una promessa. Pioli se lo merita.

Saluti a tutti. In cima alla serie A c’è l’ammucchiata: non avremo il campionato più bello del mondo ma di sicuro, quest’anno, ci tocca il più combattuto.

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