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L'Italia non produce talenti e il campionato Primavera è indecente, ma nessuno sa cosa fare. Tutti vogliono la seconda squadra, ma non pagare un milione e mezzo a fondo perduto

di Andrea Losapio
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

L'Italia che convoca Mateo Retegui ha un grossissimo problema, enorme. Perché nessun italiano di nascita (o di crescita) gioca titolare nel nostro campionato. C'è solo Ciro Immobile che lo fa nella Lazio ma che non è un giocatore troppo adatto al gioco di Roberto Mancini. Beninteso, Retegui può anche essere la panacea di ogni male, lo Schillaci che arriva e risolve i problemi dell'attacco di Italia 90. La realtà è che ultimamente i calciatori non escono. Quelli con fantasia, con estro, con genialità. Come è possibile che un paese di 60 milioni di abitanti non riesca a crearne e la Croazia sì (e anche spesso)? Probabilmente è una questione molto più profonda che non il fatto che i ragazzi, come noi adulti, siano sempre attaccati allo smartphone. Sembra che si sia persa una scuola, o meglio, intrapresa un'altra.

Nel settore giovanile ci sono pochi insegnanti, poche strutture, una speranza di scalare le serie da parte del tecnico singolo che va a influire in maniera maldestra sul talento. Già negli anni novanta-duemila era difficile entrare in un grande club se eri gracilino, pur possedendo qualità tecniche che magari erano molto migliori rispetto ai coetanei. L'Italia, dopo decenni di grandi attaccanti, non ne ha nemmeno uno. Probabilmente perché il talento è ingabbiato sin da subito, c'è un tatticismo esasperato e dopo tre partite di fila non all'altezza sei da scartare. Basti vedere quanto fatto con Vlahovic che, però, ha la sua forza e il suo valore. Oppure con De Ketelaere che oramai è quasi inservibile, bruciato sull'altare delle mancate prestazioni. Tutto giusto e criticabile, però in Italia tutto va troppo veloce, non c'è più l'attesa della crescita.

E poi c'è un campionato Primavera indecente. Il sistema di promozioni e retrocessioni ha fatto montare un altro problema, quello del calciomercato invernale. Fino a gennaio c'è un certo tipo di campionato, poi la corsa agli armamenti per non retrocedere, andando a prendere fuoriquota oppure non facendo giocare chi è sotto età per paura di perdere. L'altro giorno il Paris Saint Germain ha messo dentro Bitshiabu e Zaire-Emery, il primo classe 2005, l'altro 2006, da noi probabilmente rischierebbero di fare panchina in Primavera. Quanto vale uno Scudetto under 17 rispetto a portare in prima squadra 3 o 4 calciatori? Zero. Il livello si è clamorosamente abbassato rispetto a dieci anni fa, ed è impossibile pensare che non si riesca ad andare avanti con determinati progetti. Pochissimi giovani fanno il salto nel calcio professionistico per restarci e non galleggiare.

Ma qual è la soluzione? Probabilmente non c'è. Bisognerebbe avere più coraggio e non mettere in disparte subito i talenti. Oppure farli debuttare con più facilità, con più serenità. Vero è che giocare in Serie A o in Serie B cambia dal giorno alla notte, ma i ragazzi di diciannove, vent'anni non possono giocare in Primavera, devono avere la possibilità di confrontarsi con gente più grande, più forte e che possa insegnare qualcosa. Ogni anno i settori giovanili producono centinaia di calciatori che vanno piazzati, spesso in club che poi non li sfrutteranno perché devono salvarsi e che quindi preferiscono puntare su altri profili, più pronti.

Ci sarebbe una possibilità con le seconde squadre. Anzi, c'è stata, perché la Juventus nel 2018 avrebbe tracciato la strada, le altre invece non l'hanno seguita perché la regolamentazione è davvero pruriginosa. C'è il campanile, in Italia, che conta molto: perché la Roma Under 23 e non, per dire, la Viterbese? Poi c'è il problema delle retrocessioni, perché in linea di massima la Juventus Next Gen, in caso di D, potrebbe perdere tutti i propri giocatori per cui ha investito anche dei bei soldi. In più c'è un contributo a fondo perduto di circa un milione e mezzo all'anno che, in questo momento, non darebbe in automatico la possibilità di iscriversi. Tutti quanti gridano alle riforme, in Serie C, magari con il semiprofessionismo. Bello vedere però come i problemi siano sempre gli stessi e poco si muova.

La Juventus avrà speso circa 8-10 milioni all'anno, ma ora si gode i frutti. Dei Miretti e probabilmente degli Huijsen, dei Fagioli e di Iling Jr. Di Barrenechea e Soule. Quasi certamente ci rientrerà agilmente dai proventi di una o due cessioni in futuro, oltre a risparmiare ingaggi faraonici e fare offerte importanti. La realtà è che riuscire a controllare un percorso di crescita può portare plusvalenze e valore. E i giovani giocano anche contro vecchie volpi e avversario che devono portare lo stipendio a casa. È qualcosa di più che un'Under23 o una Primavera da fuoriquota.

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Sabato 4 Maggio 2024
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