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Juve: ecco la prima richiesta di Allegri a Paratici. Inter: il patto con Conte, tre giocatori (e mezzo) in arrivo e un sogno impossibile. Milan: guai a dare Gattuso per morto. Atalanta: l’”equilibrio” di Gasperini (e occhio alla Roma…)

di Fabrizio Biasin
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© foto di Federico De Luca

Prima di cominciare è giusto dedicare un ricordo a un bravo ragazzo, un atleta che come tutti ha avuto i suoi alti e bassi, che amava scherzare e giocare a pallone, un giovane calciatore la cui vita è cambiata improvvisamente ieri sera, in un giorno qualunque di maggio. Ha osato troppo, ha sfidato la sorte, ha scelto di non fermarsi e alla fine ha dovuto fare i conti con uno dei sacri principi che regolano la natura: se Gattuso ti dice “ci vediamo dopo” sei fottuto. Ciao Bakayoko, insegna agli angeli a mostrare le magliette altrui.

Parliamo rapidamente di serie A. La serie A ha un problema: è il posto degli infelici. Fateci caso, son tutti scontenti. Sono scontenti i tifosi della Juventus campione d’Italia (volevano il trionfo in Europa, degli scudetti ormai se ne fregano abbastanza), sono scontenti i tifosi del Napoli (il secondo posto è un buon risultato solo se non si trasforma in “massima ambizione”), sono scontenti i tifosi dell’Inter (d’accordo il piazzamento, ma ritrovarsi a 26 punti dalla vetta, per chi è stato in cima al mondo, è mortificante), sono scontenti i tifosi della Roma (sono passati da una semifinale di Champions alla desolazione dei “conti in regola” come unica ragione di vita), sono scontenti i tifosi del Milan (dopo 5 anni di promesse e “risorgeremo!” non c’è neppure bisogno di spiegare perché), sono scontenti quasi tutti.

Ecco, non è scontenta l’Atalanta. La squadra del presidente Percassi in campo gioca e corre all’inglese e fuori ragiona come se fosse iscritta alla Premier League (stadio in fase di abbellimento e conti a posto nonostante i “rifornimenti” federali scarseggino), ma anche la piccola Spal, da due anni tra i grandi e vero e proprio modello da imitare per i club che inseguono il paradiso, lo raggiungono, ma poi non hanno le gambe per stare in piedi. Ecco, nell’ambito della rubrica “complimenti scontati e frasi fatte” lecchiamo il culo a bergamaschi e ferraresi. E comunque non ci sono più le mezze stagioni.

Ma veniamo alle cose importanti, ché di ragionamenti e filosofia spicciola è già pieno il mondo.

Per una volta, nel rispetto del portale che ospita le nostre articolesse, proviamo a buttar là qualche nome.

E quindi l’Inter. L’Inter ha terminato il suo corteggiamento per Conte, ma non perché non sia più interessata al tecnico, semmai perché le parti hanno già un accordo. Lo scriviamo da un po’: si tratta di un patto “sulla parola” e, quindi, vale quel che vale, ma col passare del tempo si fa più solido. Resta da capire se le altre pretendenti – Roma su tutte - cercheranno in qualche modo “il sorpasso”, nel frattempo Marotta e Ausilio lavorano alla costruzione della “futura Inter”. Godin – oggi parlerà pubblicamente a Madrid - è il primo tassello, Barella il secondo, Dzeko l’attaccante più gradito in caso di arrivo del solito Conte (per Lukaku la strada è decisamente complicata per dieci milioni di motivi…), piace anche Gosens dell’Atalanta ma in questo caso siamo solo ai “beh, bel giocatore…”.

E quindi la Juve. C’è questa cosa dell’incontro tra Agnelli e Allegri che “oggi è il giorno giusto” ma poi non è mai “il giorno giusto”. E allora la buttiamo là anche noi: “Oggi potrebbe essere il giorno giusto”. Per che cosa? Un tè con i biscotti? Anche. Una settimana fa molti, noi compresi, pensavamo all’addio, avevamo capito che c’era aria di cambiamento. Ma poi – fai una telefonata di qua, parla con il beneinformato di là – tutti ci hanno detto “oh, fesso, guarda che vanno avanti insieme, non scrivere boiate”. E allora ci fidiamo: Juve e Allegri andranno avanti insieme. Il tecnico degli ultimi 5 scudetti vorrebbe portare a Torino Mauro Icardi, Paratici lavora per esaudire il suo desiderio, l’Inter attende un’offerta congrua (soldi o scambio con Dybala), il giocatore continua a far sapere che vorrebbe restare a Milano. Come finirà? Non ne abbiamo la minima idea.

E quindi il Milan. Molti hanno già suonato il requiem a Gattuso e, così facendo, si sono arresi ben prima di lui. Ringhio no, non lo ha fatto perché non è decisamente nella sua natura. Combatterà fino in fondo ben sapendo che, a prescindere dal risultato, alla fine toglierà il disturbo. Si può essere o meno sostenitori del tecnico rossonero (chi scrive insiste nel dire che il quarto posto è il massimo risultato a cui poteva e può ambire questo Milan), non si può fare a meno di ammirare l’uomo.

E quindi l’Atalanta. Lo chiameremo “esempio bergamasco”. Molti allenatori parlano di “equilibrio” come unica ragione di vita. Oh, hanno ragione, l’equilibrio tattico è fondamentale e senza quello non si va da nessuna parte. Solo che c’è “equilibrio” e “equilibrio”. C’è chi lo riduce a un banale possesso palla a centrocampo secondo l’assunto “meno punte, più controllo”, altri (leggi Gasperini, la Roma lo valuta come validissima alternativa a Conte) trovano il loro “equilibrio” venti metri più avanti, attaccano sempre con 5 uomini, se ne fregano abbastanza di rischiare il contropiede perché tanto, alla lunga, corrono più degli avversari (14 partite vinte in rimonta). Per carità, non è una regola e ogni rosa ha le sue caratteristiche, ma un po’ di coraggio in generale gioverebbe a parecchi “talebani della tattica”.

E dopo questa lezioncina molto presuntuosa e promossa da uno che al massimo ha guidato i giovanissimi provinciali della Guanzatese (Como), vi salutiamo ricordando che potete inviare un messaggio al 44&545: con il vostro contributo aiuterete l’AIVTAF, l’Associazione Italiana Vittime del “T’Aspetto Fuori” di Gattuso e contribuirete alla costruzione del “circolo ricreativo Bakayoko” in ricordo del povero Tiemoue.

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