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Inter, sei arrivata corta: serve il mercato. Rinnovo Ausilio meritato. Milan, finalmente il cambio modulo. La C è tornata dopo un mese: a cosa è servito?. Dal Pino in Lega ma più poteri a De Siervo

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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Che l'Inter stia facendo molto di più di quello che ci aspettavamo è un semplice dato di fatto. Beppe Marotta ha lavorato benissimo in estate, ma lui stesso era consapevole lo scorso 2 settembre che bisognava aggiungere pezzi a gennaio e, soprattutto, completare la rivoluzione in estate 2020. Spalletti, all'Inter, ha lasciato molti segni: tutti negativi. Conte ha rivoluzionato la squadra, Marotta la società. I primi frutti si vedono già adesso, i risultati forse bisognerà aspettare ancora un po' ma la strada tracciata è quella giusta. L'Inter potrà tornare a grandi livelli nell'arco di un paio di anni e siccome tutti i cicli finiscono, anche questo della Juventus non sarà eterno. Serve un centrocampista. Per gennaio meglio Vidal. Inutile toccare Brozovic dalla cabina di regia. In estate Eriksen sarebbe perfetto. A questa squadra servono valide alternative sugli esterni e per la prossima estate occorrerà un altro attaccante. Ma c'è tempo per costume e mezze maniche. Pensiamo ai piumoni che siamo nel pieno dell'inverno.
Nel frattempo, come avevamo anticipato su Sportitalia qualche giorno fa, Piero Ausilio va verso l'ennesimo rinnovo con l'Inter. Fatto non scontato alla luce dell'arrivo di Marotta, delle accuse di Conte e di un cambio societario che avrebbe potuto mietere vittime. Passano le proprietà e gli Amministratori Delegati ma i rinnovi di Ausilio sono una prassi. Lavora bene il Direttore anche se, in passato, ha fatto qualche uscita a vuoto. Ma chi non ne fa. E soprattutto è una persona onesta, in questo mondo e in società così importanti non sono cose scontate. Ausilio merita questo rinnovo e con Marotta può lavorare bene. Si completano a vicenda e non toglie la scena a nessuno.
Torna a sorridere anche l'altro milanese. Quello rossonero. Certamente è un sorrisino di circostanza perché obbligato dal fotografo ma, almeno, il Milan torna a muovere seriamente la classifica. A Cagliari, Pioli ha cambiato modulo. Più per sistemare Ibrahimovic che per propria convinzione. Eppure era l'unica strada, visto l'arrivo dello svedese e i problemi di Suso. La squadra ha più equilibrio ma anche più sostanza in attacco. Una vittoria non cambia nulla ma, almeno, si può ragionare con convinzione verso un cambio di modulo che andava fatto con leggero anticipo. Anche senza Ibra. Vedere in tribuna sorridere Maldini e Boban sembra una scena da film anni '90. Invece era stretta attualità. Merito anche del Cagliari che si è smarrito, in questo finale di girone di andata, senza aver avvisato nessuno. Sta di fatto che l'assenza di Pavoletti alla lunga pesa, perché Simeone non è Pavoletti e Cerri non è adeguato per una squadra che punta all'Europa.

Il problema di Maran è che nell'anno in cui ha costruito un grande centrocampo ha perso l'attaccante di riferimento e non è stato rimpiazzato in maniera adeguata.
Nel frattempo è iniziato il campionato di serie C. Sì, perché è un nuovo campionato. La frittata fatta alla fine del 2019 è stata bella grossa. Unire lo sciopero con le vacanze di Natale ha ammazzato tutti e molti club vorrebbero fare "causa" a chi ha preso questa decisione. Il Presidente della Lega Pro, Ghirelli, ha delle belle idee ma questa iniziativa politica ha distrutto tutti. La Reggina ne è il caso lampante. Non si può fermare un campionato sul più bello, sapendo che poi ci sarebbe stata anche la lunga sosta natalizia. Per ottenere cosa? Il Nulla. Allora, per coerenza, bisognava restare ancora fermi fin quando non si fosse raggiunto l'obiettivo. Obiettivo neanche minimamente sfiorato perché pensate voi cosa interessa al sistema calcio che conta e alla politica se la C per una domenica non gioca. Solo la serie A cambia gli umori e le strategie. La stampa ha ignorato lo sciopero e la politica da un orecchio ha sentito e dall'altro è uscito. Sta di fatto che molte squadre hanno perso la condizione e i tifosi si sono dimenticati anche dove fosse situato lo stadio in città. La politica è importante ma se diventa un boomerang si fa un danno alle società che già fanno fatica a sopravvivere.
Dalla Lega Pro alla Lega di serie A. C'è un nuovo Presidente, Dal Pino, che non è stato voluto da tutti ma solo dalla frangia dei lotitiani. Il manager, però, è di tutto rispetto e ha fatto grandi cose in carriera tra l'Italia e il Brasile. Figura giusta per le telecomunicazioni. Malagò aveva provato a fare, in passato, il suo nome ma la nomina è arrivata solo la scorsa settimana. Serve il manager ma serve anche la concretezza e quella può darla solo Luigi De Siervo che sta lavorando bene ma in silenzio. Alcuni club lo ostacolano ma sono quelle stesse società appese ad un filo che pensano sempre all'oggi e mai al domani. Invece c'è bisogno di costruire per il futuro e non pensare a raccogliere solo per il presente. Bisogna cambiare il sistema. De Siervo ha fatto grandi cose in Infront, prendendo la società nel momento più difficile della sua storia e l'ha riportata in acque sicure. In Lega ha ereditato il grande lavoro fatto da Brunelli e Santoro, passati in FIGC con Gravina. Ora non c'è più tempo per le parole e per le vendette. Bisogna solo lavorare. In Federazione, la figura di Cosimo Sibilia resta la più credibile per il dopo Gravina, con il Presidente dei Dilettanti che ha voti, passione ma soprattutto porterebbe fatti e non parole. I manager giusti ci sono, bisogna solo lasciarli lavorare. Bisogna ridisegnare la cartina geografica del pallone. Da De Siervo a Sibilia, da Brunelli a Santoro personaggi, a volte, quasi invisibili che non cercano notorietà dietro a battaglie politiche perse in partenza ma hanno a cuore solo il calcio e il business che ne rappresenta.

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Martedì 7 Maggio 2024
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