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Il Milan adesso ha un calendario simile all’Inter, e Bologna è una montagna cilena. Allegri voto 3, sufficienza solo con la Coppa Italia. Napoli: già visto con Ancelotti, tanto vale salutare Spalletti?

di Tancredi Palmeri
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Ma non la sentite questa brezza di scudetto che soffia dal Naviglio? E se vi sembra comune, quanto vi sbagliate. Negli ultimi 30 anni solo 3 volte Milan e Inter si sono sfidate per il titolo, e solo 2 con un duello arrivato alle ultime giornate. Togliendo l’anno scorso, in cui il Milan balzò poi al secondo posto solo alla fine, in questo trentennio la sfida scudetto è stata milanese solo nel 92-93, con il Milan di Gullit che santificò con il pareggio nel derby; nel 2008-09, ma solo numericamente con il primo scudetto di Mourinho arrivato senza nemmeno giocare a tre giornate dalla fine; e nel 2010-11, l’ultimo scudo milanista assoluto, di Pato e di Ibrahimovic. E se pensate che nei precedenti 90 anni di storia della Serie A la situazione fosse diversa, sbagliate col botto: ci sono solo altre 4 sfide scudetto tra Milan e Inter: nel 1971 vinse l’Inter di Invernizzi, nel 1965 ancora l’Inter nell’unico testa a testa arrivato all’ultimissima giornata, e poi Milan nel 1962 e nello storico titolo del 1951, quello arrivato dopo un digiuno di 44 anni.
Sarebbe (quasi) ugualmente epico questo per il Milan, e adesso è molto più concreta la possibilità. Perché il vantaggio della partita in meno dell’Inter è relativo: il Bologna è una montagna, cilena dopo la riabilitazione di Medel, uomo fondamentale; e gioca per Sinisa, un obiettivo trascendentale, dunque molto più elevato di chi gioca per un traguardo concreto.

Il calendario finale del Milan, che sembrava più difficile, adesso invece è alla pari con l’Inter: riceve la Fiorentina dopo l’infrasettimanale della Viola, ormai lontana dalla Champions, va a casa di un Verona che mai settimane fa sarebbe stato incapace di battere la Samp in casa, poi accoglie l’Atalanta, e chiude da un Sassuolo affievolito. L’Inter invece va da un’Udinese tranquilla ma sul pezzo, come l’Empoli poi, ma soprattutto chiude con una doppietta letale: Cagliari fuori e poi Doria, e entrambe saranno a sudarsi la Serie A se il Genoa vincerà il derby e la Salernitana completerà con il Venezia.

Calendario pari, il Milan può fare 4 su 4, l’Inter può lasciare lo scudetto a Bologna o Cagliari.
Il voto agli allenatori sarà comunque positivo.
Non per Allegri: il range di voto va dal 3 al 6. Se la Juve vincerà la Coppa Italia, trofeo chiesto da tutto il mondo Juve da sbattere in faccia all’Inter e per magari mandargli in malora la corsa scudetto, allora Allegri strapperà la sufficienza in stagione.
Altrimenti, Allegri vale voto 3: la Juve ha giocato male tutto l’anno, tranne qualche sprazzo nelle ultimissime settimane; ha sprecato un patrimonio tecnico e economico; letteralmente nessun giocatore con Allegri ha migliorato il rendimento. Ci potremmo aggiungere il dettaglio dello stipendio dei 9 milioni di stipendio, ma quella è un’aggravante per chi doveva essere un valore aggiunto, e invece andrà in Champions perché con quel popo di rosa e di mercato galattico a gennaio, la Juve proprio non può fare a meno di qualificarsi alla Champions neanche se volesse.

Chiude il Napoli, ma come chiude? Spalletti non merita minimamente questo trattamento: sì, ha sbagliato la gestione delle partite cruciali, ma ha portato a lottare per lo scudetto una squadra che poteva lottare per il posto Champions.

Eppure le azioni di De Laurentiis gli tolgono la terra sotto i piedi: ricorda il finale del primo anno con Ancelotti, quando nei fatti gli tolse la fiducia, e il secondo anno fu soltanto un’agonia prima di recidere anzitempo. E con Spalletti, assurdamente, la fine è ormai già nota.

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