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Dove vanno Dybala e Icardi? Tutti si riempiono la bocca per i giovani, poi comprano stranieri per il decreto crescita (e che prendono comunque di più)

di Andrea Losapio
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

Due casi roventi per l'estate. Quello già sbandierato di Paulo Dybala, dopo che Arrivabene ha ufficializzato il suo addio alla Juventus, ma anche il nodo Icardi, arrivato a Milano due settimane fa per le vacanze, ma che poi finisce nel mirino del Monza (ma non solo). La realtà è che al momento entrambi hanno i loro problemi, pur diversi da loro. Dybala non ha più un contratto, deve fare i conti con le richieste del proprio procuratore - anche in termini di commissione - ed è evidente che sia una grande occasione per tutte quelle squadre che vanno in Europa. Un salasso che potrebbe avere valenza straordinaria: una grande stagione di Dybala potrebbe riaprire grandi proposte, a patto che giochi con continuità. All'Inter c'è una coppia che è difficile da dividere come quella fra Lukaku e Lautaro, però è evidente che nelle scorse settimane Giuseppe Marotta si è sbilanciato un pelo troppo, salvo poi fare marcia indietro. Vero è che Sanchez, Dzeko e Correa (più Pinamonti) affollano il reparto e Dybala non ha grandissimi alternative, nonostante il pedigree. 49 presenze in campionato negli ultimi due anni non rappresentano un curriculum adatto, al netto dei dieci gol in campionato che però hanno determinato pochino.

Su Icardi invece la situazione è particolarmente semplice. Nove milioni di euro all'anno, il Paris Saint Germain lo vuole dare via pur pagando larga parte dell'ingaggio, certo è che non si potrà andare oltre il prestito secco perché non c'è alcuna intenzione di lasciare il PSG perdendo dei soldi da parte di Icardi e Wanda Nara. Si può giocare. In ogni caso entrambe le situazioni spiegano esattamente perché il calcio Mondiale non è più sostenibile su certi livelli contrattuali. Anche Lukaku stesso è tornato all'Inter di fronte a un'ottima offerta, non inferiore a quelle della Premier: peccato che la Premier sia economicamente molto più vantaggiosa dell'Italia. Come se una aziendina di provincia facesse un'offerta pari a una multinazionale per il CEO e per i quadri. Tutto questo non è sostenibile e il Belpaese dovrà adattarsi. Lo sta già facendo.

È però incredibile vedere che i giovani, pur di successo, debbano fare un giro infinito prima di tornare a casa base. Lo ha fatto Tommaso Pobega, che i tifosi del Torino stanno già rimpiangendo. Potrebbe fare la stessa cosa Cesare Casadei, con una domanda: ma è proprio impossibile farlo entrare nelle rotazioni, nel minutaggio, dell'Inter? Come per Zaniolo con la Roma, ci deve essere il coraggio per lanciare in prima squadra i giovani, non può sempre Roberto Mancini far partire un movimento che è troppo ancorato sulle proprie condizioni. Come quella che prendere gli stranieri porterebbe a un risparmio sugli stipendi grazie al Decreto Crescita. Uno non vale uno, verrebbe da dire, ogni giocatore ha la propria peculiarità. Preferire sempre chi viene dall'estero invece dei nostri giovani porta a una stortura che si vede in tutte le squadre, tranne che per il Monza. O per il Sassuolo dei primi anni di Serie A.

Anche perché poi siamo in grado di criticare uno dei migliori giovani della Serie A, come Matthijs De Ligt, che andrà al Bayern Monaco. La verità è che per alzare il livello non basta il colpo isolato, qui e là. Serve avere la mentalità per offrire stipendi consoni e dare l'opportunità ai giovani di crescere, in barba a qualche critica di troppo.

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Martedì 7 Maggio 2024
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Lunedì 6 Maggio 2024
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