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Donnarumma offerto alla Juve, una brutta storia. Pochi otto milioni per un ragazzo di 22 anni? Siamo alla follia. Lo scambio Dybala-Icardi un autogol. Allegri fra Juve (senza Paratici) e la Roma che intanto resta in Europa

di Enzo Bucchioni
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© foto di Federico De Luca

C’è uno spettro che si aggira per l’Europa…dicevano una volta. Oggi si potrebbe mutuare e aggiornare, lasciando da parte le ideologie, in “c’è Raiola che si aggira per l’Europa”.

Dal suo book, ovvio, escono giocatori su giocatori e dopo aver girato dappertutto per proporre Haaland, l’altro giorno ha fatto un passo anche a Torino, casa Juve, per far vedere le foto e il curriculum di un ragazzone chiamato Gigio Donnarumma.

Brutta storia, per quel che mi riguarda. Per carità, Mino Raiola fa il suo mestiere e lo fa molto bene, il suo unico scopo è monetizzare al massimo possibile per i suoi assistiti e per se stesso, ma non tutti i giocatori e non tutte le situazioni possono essere uguali e questa di Donnarumma andrebbe maneggiata con maggior cura e maggior sensibilità.

Per chi? Per cosa?

Per tutelare il ragazzo, ovvio, che a 21 anni non può essere trattato soltanto una macchina da soldi dimenticando tutto e tutti, compresa la sua storia.

Breve riassunto delle puntate precedenti.

Donnarumma ha il contratto in scadenza, dal primo febbraio scorso avrebbe potuto firmare per qualsiasi altra società, ma non l’ha fatto. Nel frattempo il Milan ha presentato la sua bella offerta per rinnovare il rapporto per altri cinque anni portando l’ingaggio dai sei milioni attuali immediatamente a otto con bonus e controbonus. A Raiola, ovvio, vanno le provvigioni al tre per cento. E poi ci sarà anche da sistemare, immaginiamo, l’altro Donnarumma della casa. Comunque, lo sforzo del Milan è evidente. Di questi tempi soprattutto.

Il Milan, ricordiamolo, aveva preso Gigio a 14 anni dal Club Napoli di Castellamare di Stabia e nel 2015, a sedici anni, gli aveva fatto firmare il primo contratto da professionista. Il debutto in serie A nello stesso anno, in ottobre contro il Sassuolo. E poi nel 2017 il complicato e tormentato rinnovo a sei milioni netti più l’ingaggio del fratello a 1,5 netti. Insomma da quattro anni questo ragazzo guadagna già una cifra enorme, il Milan ha investito su di lui quando era praticamente bambino e adesso è pronto a portare l’ingaggio a otto.

Si può dire no a un’offerta del genere che arriva dal club che ti ha cresciuto, che ti ha lanciato, che ti ha fatto diventare capitano sistemando per sempre te e la tua famiglia intera chissà per quante generazioni?

Non è retorica. Sono considerazioni che secondo me andrebbero fatte anche in questo calcio dove i valori non ci sono più e si pensa soltanto ai soldi.

Sono pochi otto milioni netti per cinque anni, 40 milioni di euro garantiti dai 21 ai 26 anni?

Raiola, in nome e per conto del ragazzo, ne vuole di più. Lo sta proponendo a dodici ed è ovvio che prendere un portiere così a parametro zero, a 21 anni, già fra i top e con margini di miglioramento, è sicuramente un affare. Dodici milioni netti per cinque anni fanno comunque un impegno economico da circa 120 milioni di euro. Può permetterselo la Juventus? Di sicuro i bianconeri ci stanno pensando anche se non sarà facile e non sarà facile soprattutto vendere Szczesny che guadagna 6,5 milioni e ha una quotazione attorno ai trenta milioni. L’operazione è congelata, la Juve fa bene a pensarci e riflettere, ma il problema non sono i bianconeri.

Credo che Donnarumma debba fare una sua riflessione profonda, debba chiedersi se davvero passare da otto a dodici milioni è vitale per la sua tranquillità, la sua carriera e i suoi valori.

Capisco la voglia di andare a giocare a più alti livello, la voglia di conquistare il mondo, ma a 21 anni c’è una vita sportiva davanti e allora si potrebbe anche passare a pensare un compromesso.

Che bello sarebbe se Donnarumma dicesse resto al Milan per affetto, per riconoscenza, per senso di appartenenza. Ma oltre a questo, visto che Raiola in questo è un mago, nelle clausole di questi contratti è comunque possibile inserire clausole della serie “se fra due anni il Milan non diventa grande, mi posso liberare”, oppure “se fra due anni mi offrono tanti soldi più di voi me ne vado” e robe del genere, anche per consentire alla società che ti ha portato fin qui (il Milan) di recuperare qualcosa con la cessione del cartellino e non rimanere con in mano un pugno di mosche se andasse via oggi a parametro.

Penso che analizzando in tutte le sfaccettature la vicenda, senza pensare soltanto al denaro, ma mettendo insieme ingaggio, età, carriera e valori, una soluzione meno traumatica si possa ancora trovare.

Non riesco a pensare che il calcio sia ormai ridotto soltanto a uno più uno fa due, troppo arido.

Arida pure l’idea di scambiare Icardi con Dybala. Anche se nel giro delle plusvalenze o contabili alla Juve potrebbe convenire, dal punto di vista tecnico mi rifiuto di pensare che i dirigenti bianconeri stiano pensando a un’operazione del genere. Per dare a Ronaldo un centroavanti vero che lo aiuti?

Ancora peggio. Ronaldo, se resterà, lo farà per un altro anno e poi? Può essere Icardi il futuro della Juve? Anche no. Mentre un giocatore come Dybala, con una squadra costruita attorno a lui, potrebbe davvero diventare un punto di riferimento del dopo-Ronaldo. Dybala ha numeri da fuoriclasse e l’ha dimostrato, recuperandolo dal punto di vista motivazionale potrebbe essere un affare. Ammesso che non sia troppo tardi e l’argentino non stia davvero puntando a liberarsi a zero il primo febbraio del 2022 per ripagare la Juve della scarsa fiducia dimostrata in questi anni. Compresa l’idea di barattarlo con Icardi, con tutto il rispetto di Icardi e Wanda.

Sempre in chiave Juve, in attesa di sapere come finirà la stagione e quindi di conoscere il futuro di Pirlo, confermiamo che Allegri tornerebbe senza Paratici (soprattutto) e Nedved: non si muove da questa posizione.

Così nel frattempo s’è fatta sotto la Roma che ha presentato la sua offerta e ha messo Allegri davanti a Sarri. Serve un rilancio immediato e non programmi a due-tre anni e Allegri sembra più adatto.

Con buona pace di Fonseca che non ha fatto male (anzi), ma è stato indebolito da polemiche spesso assurde e incomprensibili. Intanto s’è preso la sua rivincita conquistando la semifinale di Europa League e tenendo la Roma in Europa, unica squadra italiana. Ma anche se dovesse vincerla, questa coppa, la situazione è ormai irrecuperabile. Alla prima sconfitta nella prossima stagione si riproporrebbero tutte le polemiche, i se e i mai, i dubbi e le contestazioni. E’ una situazione che va risolta con il taglio, ma Fonseca ha fatto bene, ha mercato e non è detto che vada via dall’Italia (Napoli?).

Pensierino amaro della sera.

Fra Federcalcio e Lega è scoppiata l’ennesima guerra per bande dei dirigenti del calcio italiano che ancora una volta si scannano per il potere mettendo in secondo piano i mille problemi del nostro pallone. Mi rifiuto di pensare che presidenti e dirigenti con un minimo di buona volontà, non siano in grado di riunirsi attorno a un tavolo per discutere anche animatamente per trovare alla fine una soluzione condivisa nell’interesse di tutto il calcio italiano. Gli interessi sono sempre particolari, spesso anche individuali. E se siamo ridotti in queste condizioni, incapaci di fare riforme, di guardare avanti, di modernizzare, è colpa di questi dirigenti e di questi atteggiamenti. Chi vincerà questa ennesima guerra, Lotito? O Cairo? O Gravina con Dal Pino? Perderà il calcio, questo è sicuro.

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